Post 408
Il ritorno della (vera) Sinistra
(N.B.
nuova serie di post “Generàlia”, vedi post 404, 405, 406; e intermezzo sul
piano editoriale post 407)
La Sinistra è Marx,
Marx è la Sinistra. Marx è olistico, cioè è nell’Olismo. Ed una Sinistra che si
rispetti non può che essere olistica, cioè trovarsi nell’Olismo. Ma di ciò,
avete un blog intero da esplorare o ri-esplorare (nonché un richiamo antologico
in calce al presente post). Andiamo avanti:
come poi applicare Marx
alla società odierna, al tempo d’oggi, ecco questo deve essere lavoro, dialogo,
discussione, elaborazione, sintesi, ecc. Da parte di chi vuole che la Sinistra
ritorni. E ritorni a vincere. Per governare. E per governare bene. Perché
vincere per vincere o vincere per il potere in sé non serve a nulla.
Ve lo ricordate (giusto
per fare un esempio, per rendere l’idea) l’enorme successo del PD di Renzi alle
Europee del 2014? Oltre il 40%! Titoloni sui giornali, feste, applausi, tutti
contenti …. Eppure, come è noto, io non ci credetti per un solo istante a
quella “vittoria”: non c’erano le fondamenta contenutistiche, non c’era una
vera identità politica, non c’era un autentico e stretto rapporto con la gente,
non c’era la reale consapevolezza di aver “vinto” in un contesto di grande
astensionismo, ecc. Sapevo che si trattava di una vittoria illusoria o meglio
di una Vittoria di Pirro (ad un prezzo insostenibile: il continuare a tradire
l’identità politica, la perdita della riconoscibilità politica, il giocarsi la
credibilità politica, ecc.). E infatti il tutto si è poi sgonfiato .. e de brutto! (come direbbero a Roma …).
Ci vogliono, o meglio ci
ri-vogliono, i contenuti. Di vera Sinistra. Prima di tutto. Prima di ogni cosa.
Poi, tutto il resto. In Politica, le persone hanno senso (con le loro
specificità e peculiarità soggettive: capacità, competenza, carattere, cultura,
intelligenza, esperienza, ecc.) solo all’interno di un preesistente ed
oggettivo contesto ideologico e ben chiaro e definito. Come è sempre stato, del
resto, prima degli anni Novanta. Ritornare, dunque, al buon passato della
Politica per averne un buon Futuro.
L’ideologia (politica)
non è solo una questione di testa è anche una questione di cuore. L’ideologia
(politica) serve - sia a chi fa politica sia a chi deve votare - per non smarrirsi perché parla sia alla testa
che al cuore. Considerare – in modo riduzionistico, nel Riduzionismo – solo le
cifre, i numeri, le percentuali, gli equilibri numerici, i seggi, i sondaggi,
ecc. cioè solo la matematica politica con relative decisioni solamente
ragionieristico-razionali è da idioti politici. Considerare, invece, - in modo
olistico, nell’Olismo – la matematica politica unitamente, in sintesi, all’anima
politica, al sentimento politico, al cuore politico, ecc. è da politici (veri).
Chi li ha più visti dai primi anni Novanta ad oggi? Boh ……
A casa della Sinistra,
nello specifico, dalla caduta del muro di Berlino ad oggi (e per noi italiani dalla
Bolognina ad oggi) è tutto da dimenticare, cancellare. È stato un progressivo, sbagliatissimo
e iper-razionalistico allontanamento da Marx. Trascurando ciò che Marx aveva
rappresentato anche per il cuore delle persone (oltre che per le loro zucche). L’esperienza
storica del marxismo andava rivista criticamente, ma non certamente abbandonata!
Ma anche sul piano razionale, è stato un disastro: non è che se dei chirurghi
ammazzano dei pazienti in sala operatoria, vuol dire che la Chirurgia (scienza
e tecnica) sia sbagliata! Giusto per rendere l’idea .. Sono sempre stato
contrario all’involuzione identitaria PCI – PDS – DS – PD. Dal rosso, al rosa,
al rosa annacquato, al bianco rosé! Ed oggi i fatti mi danno più che ragione.
Doveva rimanere PCI. Rosso. E senza dividersi in altre formazioni anche rosse
ma troppo frammentate. Ma tant’è.
Stop, quindi, a questo
suicidio politico! Ritornare a Marx. Per rilanciarlo in chiave moderna.
Dichiararlo, esserne fieri ed orgogliosi, seguire la strada maestra (anche
perché la Destra al Governo per la prima volta nella storia d’Italia dopo il
regime fascista e benché in modo assolutamente legittimo e democratico, non è
un qualcosa che si possa semplicemente “analizzare” – con i consueti parametri,
per giunta – e a cui rispondere come
sempre cioè a “punti analitici”. Occorre, invece, una consapevolezza sistemica,
sintetica, radicale, intera e olistica dell’accaduto con altrettanta risposta
sistemica, sintetica, radicale, intera e olistica: riprendere, rielaborare e
rilanciare Marx, appunto! Per giunta, in un contesto geo-politico instabile e
pericoloso in cui il mezzo guerra, purtroppo, viene ancora scelto per difendere
le proprie ragioni. E chi meglio di Marx, della sua natura e vocazione veramente
internazionale – che tende ad unire sul piano sostanziale i popoli della Terra,
al di là dei formalismi degli accordi, dei pezzi di carta, degli opportunismi,
ecc.), può indicare e tracciare la giusta strada? La giusta direzione?).
Alcuni punti critici di
questa meravigliosa e coraggiosa “operazione”:
1. Marx è da intendere come
il Marx puro, cioè i suoi scritti. Ciò cha hanno fatto di Marx nella Storia,
non va rinnegato (ci sono state ragioni determinate) ma se va ancora
considerato va fatto in modo critico o meglio auto-critico (è stato un
esperimento mal riuscito, nel suo complesso. Certo, con delle virtuose
eccezioni come Cuba, per esempio. O persone come Antonio Gramsci, Palmiro
Togliatti, Enrico Berlinguer, qui da noi. O altri ancora. Ma tutti, tutte
queste virtuose eccezioni (e queste sì che possiamo considerarle), hanno
rispettato Marx (vedi esempi in calce a questo post). Ma in generale, no, non è
andata bene. Ma questo proprio per aver travisato, frainteso, distorto,
manipolato, affrettato, tante, troppe cose di Marx e che infatti facevano dire
allo stesso Marx in modo ironico-paradossale “non sono marxista!”). Stop,
dunque. Ritornare ai suoi scritti originari e/o a pochissime interpretazioni
giuste e rispettose del suo pensiero. E rilanciarli in chiave moderna. Del
resto, l’attualità di Marx è sconcertante: in tutti questi anni sono stati
scritti libri e libri sull’attualità di Marx, sulla validità di Marx ancora
Oggi, ecc. E di enormemente nuovo e rivoluzionario sarà applicare tutto ciò,
dovrà essere l’applicare tutto ciò, trasferirlo nella realtà, nella realtà
operativa. La teoria va benissimo, anzi deve essere sempre il punto di partenza
e non solo nella Scienza (e sempre contro un certo empirismo che considera solo
i fatti senza teoria o che pretende di arrivare ad una teoria dopo i fatti), ma
essa – la teoria - poi va applicata, utilizzata (altrimenti resterebbe sola
speculazione filosofica);
2. il tempo: la nuova o
meglio rinata Sinistra deve puntare alla conquista del potere (vittoria alle
elezioni politiche, amministrative, ecc.) tra 10 anni. Se poi dovesse accadere
prima, ben venga. Ovviamente. Ma la prospettiva e la logica deve essere a 10
anni: senza fretta e subendo gli errori commessi (e beh. Reagire da animali
feriti non servirebbe a niente. Anzi,
peggiorerebbe ulteriormente le cose. Occorre reagire da persone ferite. Ben
diverso. Non è anche in “queste cose”, la differenza tra il “nero” ed il “rosso”?);
mettendo in conto anche ed eventuali ed ulteriori peggioramenti elettorali
(l’antica novità andrà metabolizzata, con anche qualche mal di pancia
eventualmente, ma nel tempo verrà metabolizzata tutta, e soprattutto perché ci
sarà stata! Dice Noam Chomsky: “I
comunisti non credevano nelle vittorie
facili. Forse otterrai qualcosa, forse no, ma intanto getti le basi per
qualcos’altro, ti prepari per la prossima battaglia: è questa mentalità
che manca oggi”); programmando ed attuando una
riconquista lenta ma progressiva, inesorabile ed inarrestabile delle persone,
della società. Attraverso presidi politico-culturali a carattere territoriale e
costantemente presenti e attivi (a prescindere dalle occasioni e dalle
contingenze elettorali e/o dai palazzi del potere, grandi o piccoli che siano),
ritornando con la gente, tra la gente (a prescindere dai palazzi!). Dunque, occorre
prima una ri-definizione identitaria della Sinistra ed una conseguente
riconquista della gente sul piano politico-culturale, dei contenuti (valori,
idee, priorità, scopi, sostanza, rapporto “fisico” con la gente, ecc. di
Sinistra!). E dopo, solo dopo, una ridefinizione politico-elettorale della
Sinistra ed una conseguente riconquista della gente nelle campagne elettorali e
nelle urne (programma, simbolo, comizi, coalizione, alleanza, candidati, ecc.).
Specialmente, una riconquista di consensi e di voti nell’attuale e mai così vasto
popolo dell’astensionismo: lo scorso settembre, il 36% degli aventi diritto al
voto non è proprio andato a votare, con punte del 50% al Sud. Il che rende
certamente legittima ma anche molto relativa la “vittoria” della Destra. Il che
non è una scusante per la pseudo-Sinistra sconfitta (che ha perso perché pseudo …. ! Sia chiaro). Ma tant’è. L’intero
popolo dell’astensionismo esiste a ragion veduta. E di cui anch’io e finora mi
sono onorato d’essere parte. A ragion veduta: non c’è più stata Sinistra perché
avrei dovuto continuare a votare? Chi? Cosa? Boh ….. Ma nel prossimo futuro
sarà diverso. A ragion veduta! Ed io l’anno prossimo compio 50 anni. Magari a 55-60
anni entro in politica. Mi candido, pure. Perché no? E prima? Nel frattempo?
Nei prossimi 5-10 anni? Farò politica! Lo stesso! Come? Vedrete. Tempo al
tempo. Costruendo necessarie premesse. Acquisendo, lo stesso, potere. Per poi
fare politica cambiando per davvero le cose, il sistema, il Paese. Non sono
mica una sardina, io? O un apriscatola per contenitori di tonno? O un
bullo-bomba? O un “bianco” imboscato nel “rosso” a rendere il tutto di un
“rosé” che nessuno giustamente più “….aga”? O un intellettualoide da giornale o
da salotto o da libro commerciale? O solo la mia vita privata – famiglia,
professione, mia editoria, arte, viaggi, ecc. – o con le giuste condizioni e
premesse anche l’impegno diretto in politica);
3. partito o movimento?
Movimento. Oggi deve essere un movimento. O meglio, si è sempre trattato di un movimento! Ricordiamolo
qui: “Il comunismo non è una dottrina ma
un movimento. […] Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato
di cose presente “ – (Karl Marx).
Ma, in ogni caso, ci vuole un nuovo nome, un nuovo simbolo, …. nuovo tutto! E con
il divieto statutario di correnti interne! Bande interne! Capi banda, ecc. ecc.
ecc. Ed altre mille diavolerie e scuse che nulla hanno a che fare con la
Politica (ma che hanno a che fare con il solo potere per il potere, gli affari
di vario tipo, ma anche con sindromi psichiatriche, …. diciamocela tutta!). Ma
in questo rinnovamento, le radice (Marx) deve esserci. Chiara, dichiarata, palese,
fiera, orgogliosa. La Sinistra quella è. Prendere o lasciare (…. e state sicuri
che - ritornata vera - la prenderanno o la ri-prenderanno. Specialmente dopo il
governare da parte della Destra vera. Un governare pienamente legittimo e
legittimato con vittoria in elezioni democratiche, ma tuttavia già deludente e
che continuerà a deludere moltissimo gli stessi suoi votanti. Mi è difficile,
infatti, immaginare una persona che pur avendo votato certamente e
consapevolmente a Destra, si possa ora riconoscere in cose del genere: gestione
disumana, dis-umanitaria e tecnicistica (“carico residuale”, ecc.) della
questione migranti e ONG con anche imbarazzante crisi diplomatica con la
Francia con addirittura la necessità dell’intervento del Presidente Mattarella!;
esagerato, sciatto ma pericolosissimo decreto anti – rave; scippo e
alterazione-manipolazione del significato della sovranità alimentare; discriminazione
territoriale da ’”autonomia differenziata”; ritocchi a briciole dell’IVA; ecc. Hanno
vinto le elezioni certo … ma non è proprio cosa loro governare! La loro radice
è malata (difendere e conservare le differenze e quindi le disuguaglianze. Come
se ci trovassimo in una Società naturale, di animali). C’è poco da fare. Ci
sarà poco da fare. La radice della vera Sinistra invece è sana (criticare e
superare le differenze e quindi le disuguaglianze. Perché ci troviamo in una
Società culturale, di persone). Marx è sano. È qui l’enorme differenza. Da
ri-valorizzare e ri-lanciare, appunto. Ad ogni modo, è da notare come la sfida
politica – culturale ed elettorale – è tra vere radici politiche, tra vere identità
politiche, “storiche”, ideologiche. Altro che Destra e Sinistra sono scomparse!
Altro che Fascismo e Comunismo non ci sono più! Sono più vivi che mai! L’ho
sempre sostenuto, contro una superficiale moda “né Destra né Sinistra” “oramai
sono categorie scomparse”, “niente più ideologie”, “votare le persone” ed altre
fesserie del genere. Oggi i fatti mi danno più che ragione. Ma tant’è);
4. questo è un punto
oggettivo, il punto oggettivo di vera
Sinistra (oggi) da cui ri-partire, e che è da mantenere. Dal quale poi dedurre
tutto il resto (anche in tanti modi diversi, certamente) ma che è
imprescindibile. Altrimenti è altro (Destra, pseudo- Sinistra). Legittimamente,
ma altro. Qui parliamo, stiamo parlando del ritorno della vera Sinistra. No? E
allora:
Controllo
Generale della Produzione Nazionale (privata e/o pubblica: cibo, oggetti,
materiali, energia, ecc.): cosa produrre, quanto produrre, quando produrre, come
produrre, in funzione dei reali bisogni delle persone (individui, famiglie,
ecc.; senza sprechi da una parte, senza mancanze dall’altra) e contemporaneamente
in funzione delle reali capacità degli ecosistemi (agricoli, forestali, marini,
urbani, ecc.). In pratica, il superamento della logica e della prassi
dell’”economia di mercato” (anche perché le inchieste giudiziarie alla fin fine
ti dicono quasi sempre che le grandi fortune private di mercato sono in rapporto
all’imbroglio, all’evasione fiscale, al voto di scambio, al favoritismo, ecc.
…). E, a dedurre, un Piano Generale del Lavoro Nazionale (e secondo ogni forma
di possibile scelta pubblica e/o privata: lavoro a tempo indeterminato, lavoro
a tempo determinato, lavoro autonomo, libera professione, ecc.) che faccia
lavorare tutti (mai più l’esistenza della disoccupazione, mai più il “reddito
di cittadinanza”, ecc.), tutti di meno (grazie anche ad un uso saggio e mirato
della Tecnologia di Oggi), in sicurezza (realmente garantita), senza
sfruttamento (mai più caporalato, ecc.), e che assicuri a tutti - sempre e
comunque - denaro e/o beni necessari al mantenimento di una condizione di
benestanti (mai più l’esistenza di poveri, mai più l’esistenza di ricchi. Tutti
hanno diritto al soddisfacimento dei propri bisogni. Siamo società di umani o
di bestie? Poi, chi merita di più (per talento, capacità particolari, idee,
intuizioni, originalità, ecc.) avrà soddisfazioni e riconoscimenti morali e
sociali al di là della egualitaria dimensione materialistica di denaro, oggetti,
mezzi, proprietà, ecc. ).
Ed
il tutto nazionale, in rapporto etico e strategico a livello internazionale:
per esempio, primo accoglimento dei migranti da parte del Paese fisicamente
interessato allo sbarco o dalla rotta di sbarco e secondo accoglimento da parte
di tutti i Paesi comunitari. Siamo società di teste e di cuori o siamo società
di sole pance? E così via.
E
a dedurre, per logica coerenza, tutto il resto: Istruzione, Università, Ricerca,
Cultura, Giustizia, Famiglia, Sport, Sanità, Interno, Territori regionali,
Difesa, Infrastrutture, Turismo (“ governo sovrastrutturale”).
Infatti,
Pubblica amministrazione, Esteri, Economia, Sviluppo Economico, Industria,
Energia, Agricoltura, Ambiente, Infrastrutture e Lavoro saranno articolazioni
di un unico ed organico Governo di Base (“strutturale”).
Utopia? Vedremo … (intanto
sono idee. Esistono. E si diffondono. Legittimamente)
Assoluta necessità? Oggettiva come da vero marxismo? Direi
proprio di SI! Se la Società (cioè noi tutti) vuol sopravvivere (visto il clima
geopolitico, visto il clima sociale, visto il clima naturale, ecc. che ci sono
e che se non si cambia per davvero potranno solo peggiorare ….)
Altro che chiacchiere
(della pseudo-Sinistra) o assurde pericolosità (della Destra).
Luca
Fortunato (Matera)
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389.4238195
P.S.
Eric Hobsbawm (storico,
scrittore, 1917 – 2012):
[…]
come dobbiamo considerare Marx oggi? Come un pensatore per tutta l’umanità e
non soltanto per una parte di essa? Certamente. Come un filosofo? Come un
analista economico? Come un padre fondatore della scienza sociale moderna e una
guida per la comprensione della storia umana? Anche, ma l’aspetto di Marx che
Attali ha giustamente sottolineato è il suo pensiero universalmente
omnicomprensivo. Non è “interdisciplinare” nel senso convenzionale del termine,
bensì integra tutte le discipline. Come scrive Attali: “i filosofi prima di lui
hanno pensato l’uomo nella sua totalità, ma lui fu il primo a comprendere il
mondo come un tutt’uno che è allo stesso tempo politico, economico, scientifico
e filosofico” […] come Marx aveva previsto, la grande maggioranza della
popolazione economicamente attiva dipende dai propri stipendi e salari, e
dunque riconosce la distinzione tra gli interessi di chi distribuisce il
salario e di chi lo percepisce. Per cui, allorché sorgono conflitti tra le due
parti, questi richiedono un’azione collettiva; la lotta di classe quindi
continua, con o senza il sostegno delle ideologie politiche. Inoltre, il
divario tra i ricchi e i poveri e le divisioni tra gruppi sociali con interessi
divergenti continuano ad esistere, che ci piaccia o meno chiamare questi gruppi
“classi”. Per quanto le gerarchie sociali possano essere differenti da quelle
di cento o duecento anni fa, la politica va dunque avanti, sebbene solo in
parte come politica di classe. […] Ancora una volta è palese che il
funzionamento del sistema economico debba essere analizzato sia storicamente,
come una fase e non la fine della storia, sia realisticamente, vale a dire non
in termini di un equilibrio di mercato ideale, ma di un meccanismo interno che
genera crisi periodiche potenzialmente in grado di mutare il sistema. Quella
attuale potrebbe essere una di queste. Ancora una volta è chiaro che, anche in
mezzo a grandi crisi, il “mercato” non ha risposte al problema principale che
il XXI secolo ha di fronte: una crescita economica illimitata e sempre più
hi-tech alla ricerca di profitti insostenibili produce una ricchezza globale,
certo, ma a scapito di un fattore della produzione, il lavoro umano, che
diventa sempre più superfluo, e, aggiungeremmo, delle risorse naturali del
pianeta. I liberalismi politico ed economico, da soli o in combinazione, non
possono fornire la soluzione ai problemi del XXI secolo. E’ ora di prendere di
nuovo Marx sul serio.
Fritjof Capra (fisico, scienziato, 1939 -):
[…]
Chiunque voglia tentare seriamente di capire la condizione sociale dell’umanità
deve occuparsi del pensiero di Karl Marx, di cui non potrà non sentire il
fascino intellettuale, che ancora persiste. […] Mentre il Marx rivoluzionario è
stato canonizzato da milioni di individui in tutto il mondo, gli economisti
hanno dovuto prendere in esame – ma più spesso hanno preferito ignorare o
citare in modo scorretto – le sue predizioni imbarazzantemente esatte, fra cui
quella del verificarsi di cicli economici di “boom” e di depressione e quella
della tendenza delle economie di mercato a sviluppare “eserciti di riserva” di
disoccupati […] La concezione di Marx del ruolo della natura nel processo
produttivo era parte della sua percezione organica della realtà, come ha
sottolineato Michael Harrington nel suo convincente riesame del pensiero marxiano.
Questa visione organica, o sistemica, viene spesso ignorata dai critici di
Marx, i quali affermano che le sue teorie sono esclusivamente deterministiche e
materialistiche. […] La conoscenza ecologica è sottile e difficile da usare
come base per un attivismo sociale, poiché altre specie – si tratti di cetacei,
di sequoie o di insetti – non forniscono energie rivoluzionarie per mutare le
istituzioni umane. Questa probabilmente è la ragione per cui i marxisti hanno
ignorato tanto a lungo il “Marx ecologico”. Studi recenti hanno portato in luce
alcuni aspetti molto sottili nel pensiero organico di Marx […] Marx, come
Freud, ebbe una vita intellettuale lunga e ricca, con molte intuizioni creative
che hanno plasmato in modo decisivo la nostra epoca. […] Il pensiero marxiano è
suscettibile di una vasta gamma di interpretazioni e quindi continua ad
affascinare gli studiosi. […] Nella sua critica egli andò oltre i problemi
sociali e spesso rivelò profonde percezioni umanistiche, per esempio discutendo
il concetto di alienazione. Infine, benché Marx argomentasse spesso a favore
del determinismo tecnologico, cosa che rese la sua teoria più accettabile come
scienza, ebbe anche intuizioni profonde dell’interrelazione fra tutti i
fenomeni, vedendo nella società un tutto organico in cui ideologia e tecnologia
sono ugualmente importanti.
Pier Paolo Pasolini (poeta, scrittore, regista, 1922
– 1975):
“Come
sono diventato marxista? Ebbene … andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di
primavera, quelli che nascono subito dopo le primule, - e poco prima che le
acacie si carichino di fiori, odorosi come carne umana, che si decompone al
calore sublime della più bella stagione - e scrivevo sulle rive di piccoli
stagni che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi intraducibili
si dicono “fonde”, coi ragazzi figli dei contadini che facevano il loro bagno
innocente (perché erano impassibili di fronte alla loro vita mentre io li
credevo consapevoli di ciò che erano) scrivevo le poesie dell'“Usignolo della
Chiesa Cattolica”; questo avveniva nel '43: nel '45 “fu tutt'un'altra cosa”.
Quei figli di contadini, divenuti un poco più grandi, si erano messi un giorno
un fazzoletto rosso al collo ed erano marciati verso il centro mandamentale,
con le sue porte e i suoi palazzetti veneziani. Fu così che io seppi ch'erano
braccianti, e che dunque c'erano i padroni. Fui dalla parte dei braccianti, e
lessi Marx. […]”
Mario Bandini (agronomo, 1907 – 1972):
Il
socialismo nega – come le altre correnti volontaristiche – che l’assetto sociale
determinato dall’individualismo e dal libero gioco delle forze economiche, sia
confacente alla giustizia e alla dignità umana. Esso vede il mondo in sfruttati
e sfruttatori; in privilegiati e diseredati; in uomini che fanno il loro lavoro
ed il loro dovere per il bene comune, ed uomini che vivono invece del lavoro
altrui. […] E’ superfluo dire che il socialismo non critica il capitale, che è
fattore indispensabile di ogni produzione economica, anche della più
elementare: critica l’appropriazione di tale capitale da parte dei ceti
privilegiati. Il socialismo vede di conseguenza, come rimedio alla ingiusta
conformazione della società umana, la riduzione al minimo possibile della
proprietà privata. Le forme pratiche per attuare questa variano tuttavia secondo
le varie correnti. Alcuni si spingono all’estremo di propugnare insieme alla
soppressione del capitale privato, anche il pareggiamento, entro certi limiti,
dei bisogni e del tenore di vita (comunismo in senso stretto); altri vedono la
soluzione nell’appropriazione dei capitali da parte dei lavoratori (marxismo in
senso originario); altri vedono nello Stato il supremo regolatore della vita
economica e della distribuzione dei capitali tre le varie attività (socialismo
di Stato); altri infine si limitato a propugnare grandi riforme sociali,
interventi statali per eliminare la formazione di ricchezze male distribuite
[…] A tutte queste manifestazioni fu, interno alla metà del secolo scorso, dato
carattere rigoroso da quel forte pensatore e studioso che fu Karl Marx […] “il
piccolo campo” è l’utensile del contadino, come la pialla è quello del
falegname ed il bisturi quello del chirurgo. Il piccolo proprietario, il
falegname, il chirurgo non sfruttano il lavoro altrui, e non hanno quindi a
temere di vedersi levati i loro strumenti da una rivoluzione socialista. […]
Palmiro Togliatti (politico, 1893 – 1964):
“Noi
siamo democratici in quanto siamo non soltanto antifascisti, ma socialisti e
comunisti. Tra democrazia e socialismo non c'è contraddizione” […] Ogni Stato è
una dittatura» diceva Gramsci. Questa affermazione è vera e rimane valida. La
costruzione della società socialista costituisce un periodo transitorio tra la
rivoluzione che abbatte il capitalismo e il trionfo del socialismo e il
passaggio al comunismo. In questo periodo transitorio, la direzione della
società appartiene alla classe operaia e ai suoi alleati, e il carattere
democratico della dittatura proletaria deriva dal fatto che questa direzione si
realizza nell’interesse della schiacciante maggioranza del popolo, contro i
residui delle vecchie classi sfruttatrici. Si può discutere quanto debba e
possa durare questo periodo transitorio, ed altrettanto evidente è che nel
corso di esso ci possono essere diverse fasi, e quindi forme diverse di sviluppo
democratico. […..] Prima Marx ed Engels e in seguito Lenin nello sviluppare
questa teoria affermano che l’apparato dello Stato borghese non può servire
per costruire una società socialista. Questo apparato deve essere dalla classe
operaia spezzato e distrutto, sostituito dall’apparato dello Stato proletario
[...]. Questa posizione rimane pienamente valida, oggi? Ecco un tema di
discussione. Quando noi, infatti, affermiamo che è possibile una via di
avanzata verso il socialismo non solo sul terreno democratico, ma anche
utilizzando le forme parlamentari, è evidente che correggiamo qualche cosa in
questa posizione, tenendo conto delle trasformazioni che hanno avuto luogo e
che si stanno ancora compiendo nel mondo. [….] Dobbiamo tener presente quello
che diceva Lenin circa il carattere illusorio della democrazia borghese. Noi
possiamo oggi mettere fine, in parte e anche in gran parte, a questo carattere
illusorio, possiamo cioè creare un terreno veramente democratico sul quale si
possa vittoriosamente svolgere la lotta per il socialismo. […] Veniamo da molto
lontano e andiamo molto lontano! Senza dubbio! Il nostro obiettivo è la
creazione nel nostro Paese di una società di liberi e di eguali, nella quale
non ci sia sfruttamento da parte di uomini su altri uomini”
Enrico Berlinguer (politico, 1922 – 1984):
"Noi
pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di
gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di
ricchezza. […] Non rinunciamo a costruire una «società di liberi e uguali», non
rinunciamo a guidare la lotta degli uomini e delle donne per la produzione
delle condizioni della loro vita".
J.-P. Sartre (filosofo, scrittore, 1905 – 1980):
“Il
marxismo è l’orizzonte insuperabile del nostro tempo”
Ernesto “Che” Guevara (medico, rivoluzionario,
guerrigliero, politico, scrittore, 1928-1967):
“Conviene
precisare ancora una volta che le leggi del marxismo sono presenti negli eventi
della Rivoluzione cubana, indipendentemente dal fatto che i suoi leaders
professino o conoscano interamente, da un punto di vista teorico, queste
leggi. […] Sono marxista, sono ateo, non ho dunque il problema di Dio. Ma se
Dio fosse esistito per davvero, il mio sogno non avrebbe potuto che essere:
avere un posto nel Suo cuore”
Herbert McCabe (teologo, 1926 – 2001):
“Sia
il cristiano che il marxista riconoscono la necessità della lotta contro forze
specificamente antiumane e ambedue vedono la storia umana come la storia di
questa lotta. Ambedue ricercano la fine della società del predominio, e vedono
tale avvento compiersi attraverso un movimento di redenzione che non ha la sua
posta, il suo premio, nella società che combattono, perché il premio è la
comunità redenta dei poveri. Ambedue, inoltre, in modi diversi, (da un canto
predestinazione, dall'altro teoria materialistica della storia, o materialismo
storico), affermano di non proporre soltanto un ideale, qualcosa che possiamo o
no scegliere di attuare, ma di rivelare dati di fatto, un progetto su cui si
fonda la storia umana, che ci piaccia o no”.