Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

domenica 15 ottobre 2017

L'Olismo nelle Scienze Agrarie - 5



Post 180
L’Olismo nelle Scienze Agrarie – 5

….. continuando dai precedenti post della serie (vedi): interessantissimo ed utilissimo quanto riporto ora. Uno dei miei cavalli (olistici) di battaglia! Da sempre. Contro la moltitudine dei riduzionisti a cui, per fortuna per la Società, si oppone una minoranza virtuosa di olisti a cui mi onoro di appartenere. Tipologia di cavallo olistico di battaglia che trova corrispondenza …. anche nei testi classici !!! Non potevo non offrirlo ai lettori di questo blog ! È una breve chicca ma dalle implicazioni enormi. Ieri come oggi come domani. Si tratta di un passo del commento (olistico), dell’autore del libro, ad una stima (che pecca di Riduzionismo), riportata nel libro stesso, a mo’ di esempio negativo, stima dei danni causati ad una azienda agricola per l’aumentato livello di un fiume. Ad maiora! Luca Fortunato 

Dal libro “Teoria e Pratica delle Stime”, autore: Nino Famularo, editore: UTET, anno 1963:

[…] il perito, giustamente, determina il danno come differenza tra il valore del fondo prima dell’evento dannoso ed il valore che lo stesso fondo – nello stato di danneggiamento – avrebbe avuto alla medesima data. Il procedimento è concettualmente corretto e avrebbe avuto anche una corretta applicazione se il perito non avesse arbitrariamente limitato le proprie considerazioni ai soli terreni posti nella parte pianeggiante dell’azienda. Vana è infatti la giustificazione addotta secondo la quale il perito ha preso in esame, per calcolare la misura del danno diretto, solamente la parte in pianura “poiché è rimasta invariata, per quanto riguarda le colture agricole del suolo, la situazione della produzione della collina”. È vana perché la manifesta complementarietà di tutti gli elementi economici costituendi l’azienda rende impossibile una razionale separazione di ciò che è di pertinenza della sola parte di pianura, e ciò tanto per la parte attiva che per la parte passiva dello pseudo bilancio aziendale istituito dal perito per la ricerca dei valori. [….]

[….]  Danni indiretti sarebbero, secondo il perito, quelli corrispondenti alla diminuzione di valore di quei capitali, o beni, che destinati all’intera azienda, hanno subito una riduzione d’impiego proporzionata alla diminuita attività dell’impresa agricola. Qui – nuovamente – risulta evidente l’irrazionalità dello smembramento dell’unità aziendale posta in essere dal perito nella sua stima. [….]

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