Post 176
L’Olismo nelle Scienze Agrarie – 1
Me l’hanno chiesto. E lo
faccio volentieri. Da oggi (in mezzo ai post circa i miei libri) parte una serie
di post dal titolo “L’Olismo nelle Scienze Agrarie” che avrà come scopo quello
di dimostrare, attraverso una selezione di passi di testo di vario tipo
(vedrete, con sorprese …) come l’Olismo – consapevole o inconsapevole – è sempre
stato presente nelle Scienze Agrarie e lo è tuttora. Spesso è intravisto, colto
appena, perché spesso è implicito. Ma sempre, implicito o esplicito, è fonte di
enorme luce strategica, metodologica, formativa e professionale. Ed è anche incredibilmente
attuale, quello di una volta. Quanto al Riduzionismo e allo pseudo-olismo, li
lasciamo volentieri a tutti coloro che, pur consapevoli di praticare paradigmi inadeguati,
continuano a farlo, nella irresponsabilità più grande. Per pigrizia (perché l’Olismo
costa fatica e impegno) e/o per conformismo (perché l’Olismo è legittimo
avversario dei più) e/o per invidia oggettiva (perché l’Olismo funziona meglio
degli altri paradigmi) e/o per invidia personalistica (di fatto gli olisti sono
pochi e virtuosi), continuano a farlo, nella irresponsabilità più grande.
Basterebbero, invece, l’onestà intellettuale (riconoscimento dell’Olismo e
della sua forza oggettivamente maggiore) e la correttezza personale (gli olisti
sebbene siano pochi sono noti e disponibili). Ci proviamo anche in tal senso. Buon
inizio di lettura. N.B. il lettore particolarmente interessato potrà
approfondire il contenuto di questo primo post della serie andando a leggere nel
mio vecchio blog il post del 18/05/2015 dal titolo “Agricoltura: riportare in auge i classici (moderni)”. A
presto. Luca Fortunato (olista)
Dal libro “Le Gestioni Agrarie”, autore: Paolo Emilio
Cassandro, editore: UTET, anno: 1960
[…] Le nozioni di “specializzazione” e “diversificazione”
degli ordinamenti colturali non sono sempre chiaramente ed esattamente definite.
[…] Ci sembra che la distinzione debba basarsi non tanto sul numero delle
colture quanto sull’importanza relativa che
ciascuna di esse ha nella produzione del reddito complessivo dell’azienda. Con
tale criterio diremo specializzato l’ordinamento colturale in cui un’unica
coltura (eventualmente, anche attraverso alcune varietà della data pianta), dà
la maggior parte del complessivo reddito aziendale, mentre le altre (e non
importa quale sia il loro numero) contribuiscono con una modesta aliquota a
tale reddito. Se, invece, nell’azienda vengono attuate due o più colture,
ciascuna delle quali porta un importante contributo al reddito complessivo, si
potrà dire che l’ordinamento colturale è diversificato. […]
Tra i fattori che favoriscono la diversificazione, la quale – come più volte abbiamo ricordato –
rappresenta l’ordinamento più frequente, ricordiamo come più caratteristici e
importanti, i seguenti: [….] Anche il desiderio di ridurre i rischi dovuti sia a cause fisiche (variabilità climatica,
malattie delle piante, insetti ecc.) sia a cause economiche (variazione dei
prezzi di mercato dei prodotti agricoli), può essere motivo influente
favorevolmente sulla diversificazione. Invero, è assai più difficile che i
rischi, fisici ed economici, colpiscano simultaneamente varie colture; una
malattia, un andamento meteorologico, un ribasso di prezzi possono colpire una
determinata coltura, ma è poco probabile che colpiscano simultaneamente varie
colture, fra loro notevolmente diverse.
[… ] sono le condizioni particolari e concrete che, caso per
caso, possono fare apparire più conveniente la specializzazione o la
diversificazione, e l’una e l’altra in un grado più o meno elevato. […]
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