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Summa
generale del periodo
Il contenuto del post
che leggerete, lo devo ad alcuni miei amici in seria
difficoltà, forse disperazione. Visto che io non ne ho di difficoltà, glielo
devo. Il mio potere, hanno detto, è quello di saper intuire, teorizzare e
scrivere. Li ringrazio. Anche se credo siano stati eccessivamente generosi. Ma
visto che ci credono, non ho voluto deluderli. Spiegare ancora e forse ancora
meglio certe cose potrebbe servire? Ne dubito. Ma per il rispetto e la stima
che ho per loro, mi sono messo a scrivere ancora. Li abbraccio anche con questo
post. La cosa che più ammiro in loro è questa:
nonostante quello che stanno passando, riescono a protestare civilmente.
Fermamente, ma civilmente. Non so se io, al posto loro, avrei avuto la stessa
forza per mantenermi dietro una tastiera di computer o nelle pagine di un libro
o nelle file di una civile protesta. Penso sarei andato a prendere per il collo
i responsabili. Uno ad uno. Uno alla volta. Per fortuna, cose brutte nella mia
vita non sono mai successe. Solo qualche prurito, da parte di qualche
persona-zanzara. Antipatica e fastidiosa, certo. Ma innocua. Prurito, anzi
pruritino, prontamente e facilmente grattato via. Cresciuto in una culla sotto
l’effige del Che, non credo sarei riuscito e non credo riuscirei mai a tenermi
cose brutte. Per questo stimo e rispetto ancora di più i miei amici. E per
questo scrivo anche per loro. Buona lettura.
In anteprima,
dall’Introduzione del Libro Secondo “Esempi d’Olismo” (in self-publishing, in
PDF, in dicembre 2017) – Autore: Luca Fortunato – Tutti i diritti riservati
(Legge 22 aprile 1941, n. 633 Protezione del diritto d’autore e di altri
diritti connessi al suo esercizio).
[…] Questo 2017 viene particolarmente caratterizzato dal
ritorno sulla scena di fatti, di casi, di sistemi e di fenomeni complessi. Complessi in senso
scientifico - non in senso comune - vale a dire non riducibili alla somma e alle relazioni delle loro parti costitutive
e dunque non indagabili e gestibili solo razionalmente, analiticamente,
induttivamente, algoritmicamente ma indagabili e gestibili soprattutto
intuitivamente, sinteticamente, deduttivamente, euristicamente. Non solo in
Italia ma un po’ in tutto il Mondo e in ogni “settore” della Società: politica,
economia, sicurezza, agricoltura, ambiente ecc. Emblematici sono stati, ad
esempio, per noi in Italia, i nubifragi dalla atipica intensità giustamente
definiti “bombe d’acqua”, la nevicata eccezionale in gennaio, il caldo e la
siccità da record in estate, come sempre il fenomeno Xylella-CoDiRO, i flussi
dei migranti, l’eco della guerra di terrorismo, gli schianti arborei urbani, il
ritorno di malattie umane addormentate, un numero impressionante di episodi di vile
violenza ecc. Occorre un cambio di paradigma, ovviamente. E, specificatamente,
occorre abbandonare il vecchio paradigma del Riduzionismo (cioè: un fatto, un
caso, un fenomeno, un sistema, un organismo ecc. è uguale, riducibile, alla
somma e alle relazioni delle parti costitutive), occorre stare attenti alle
false versioni dell’Olismo (cioè: multidisciplinarità, interdisciplinarità,
360° ecc.) e occorre muoversi nell’Olismo vero (cioè: un fatto, un caso, un
fenomeno, un sistema, un organismo ecc. è maggiore della somma e delle
relazioni delle parti costitutive). Mai banale ricordare queste cose.
Comportamenti, questi, ci vorrebbero da parte di tutti. Perché alcuni,
pochissimi, si muovono, e da tempo, nel vero Olismo! Ed alcuni dei pochissimi
si sono addirittura sempre mossi nel vero Olismo! La mia riflessione attuale
vuole, però, soffermarsi su un particolare aspetto dei cambi di paradigma. E
cioè:
quando, ad esempio, si propone una alternativa (teorica e/o
pratica) sempre però all’interno dello stesso paradigma, se l’alternativa
funziona o meno, se essa va adottata o meno, a deciderlo sono, devono essere,
le sperimentazioni, le prove che si trovano o non si trovano ecc. Ma quando si
propone una alternativa (teorica e/o pratica) che è collocata in un altro
paradigma, se l’alternativa funziona o meno, se essa va adottata o meno, il
discorso è, deve essere, ben più articolato:
a deciderlo è l’intimo auto-convincimento - quando e se
avviene nella mente dei destinatari di quella alternativa - che vi è necessità
di un cambio culturale e di mentalità e di comportamento e di stile di
vita e di lavoro e di approccio, che
quella stessa alternativa proposta esemplifica e suggerisce. Che esemplifica e
suggerisce già di per sé, in sé, teoricamente, per l’equilibrio teorico che ha
(se effettivamente ce l’ha), per la spiegazione che dà (se effettivamente la
dà). A prescindere dai risvolti pratico-applicativi che potrebbe avere. Per poi
certamente, anzi doverosamente, anzi obbligatoriamente, attuare le sperimentazioni,
la ricerca delle prove che, in caso positivo, porterà ai tanto desiderati
risvolti pratico-applicativi! Ma è diverso. Ben diverso. Anche perché, si badi
bene, i risvolti pratico-applicativi del nuovo paradigma, nel nuovo paradigma,
saranno talmente “strani” che necessiteranno comunque della forza di quell’intimo
ed iniziale auto-convincimento per poter essere attuati per davvero,
completamente, integralmente, nel tempo e fino in fondo. E vederne, finalmente,
l’efficacia e l’efficienza. Piatti pronti non esistono nei cambi di paradigma.
Occorre cucinarli. E pure bene!
Mi rendo conto che la differenza è difficile da capire per
chi non mastica i filosofi della scienza (Thomas Khun, ad esempio. Paul K.
Feyerabend, altro esempio). E non mastica le teorie scientifiche moderne e
contemporanee (relatività speciale, relatività generale, meccanica quantistica,
teoria dei sistemi, proprietà emergenti della materia ecc.). Ma è inutile, ed è
anche ridicolo, cercare il problema del mancato cambio di paradigma in altre
direzioni. Con quell’intimo auto-convincimento avverrebbe. Senza scuse e senza
fare le vittime.
Thomas Kuhn (mica io …) “[…] La competizione tra paradigmi diversi non è una battaglia il cui esito
possa essere deciso sulla base delle dimostrazioni. […] “.
Appunto. Ed i filosofi della scienza elaborano il loro
pensiero sulla base della storia della scienza, dei fatti storici. Pensano
liberamente ma su basi reali. Proprio come i teorici (scientifici,
tecnico-scientifici, economici, sociali, politici ecc.) creano sì liberamente le
loro teorie (intuitive, immaginative, deduttive ecc.) ma sulla base di
osservazioni reali, notizie certe o personalmente verificate, dati noti o
appositamente commissionati ecc. Teoria non è fantasia!
E poi la storia insegna: i cambi di paradigma sono quasi
sempre avvenuti, nel 99% dei casi, ad opera di una singola persona. Opporsi
all’insegnamento e all’indicazione della Storia (perché se è quasi sempre
avvenuto così, qualcosa vorrà pur dire!), opporsi per invidia e/o imbarazzo e/o
interesse di potere (perché solo di queste cose si tratta) è inutile, oltre che
volgare. Il lavoro di gruppo, il lavoro di squadra, il collettivo non è sempre
possibile nella prima fase. Invece, nella seconda fase, nella terza fase e così
via, è sempre possibile mettere insieme più teste. Per la gioia dei politici e
dei “politici”. Dopo, però. Non prima!
Tutto ciò riguarda tutti, ci riguarda tutti. Tutti abbiamo
interesse a non subire effetti devastanti, a terra, delle “bombe d’acqua” che
vengono dal cielo e che non hanno colpa (… anche se qualcuno dice che ne hanno!).
Tutti abbiamo interresse che i nostri agro-ecosistemi subiscano i minori danni possibili, che
abbiano danni contenuti il più possibile (danni comunque e ormai inevitabili
per la brutta condizione ecologica in cui Noi, genere umano “intelligente”
(!?!), abbiamo messo Gaia!). Tutti abbiamo interesse a vivere in armonia con i
migranti (che sono persone, non numeri o oggetti di carne) e che vanno accolti
ad aiutati qui e “non a casa loro”! Tutti abbiamo interesse a non vederci
arrivare in testa un albero! Tutti abbiamo interesse a stare in buona salute!
Io non sono credente, non credo in Dio, non ho il dono della
Fede. Ma se proprio devo trovare qualcosa di sensato nella Religione (che
comunque rispetto, sia chiaro, e per certi versi anche ammiro, con onestà
intellettuale) è l’ammettere l’esistenza del Bene e del Male. Io posso capire,
e mai sottovalutare, tutte le difficoltà che un cambio di paradigma comporta o comporterebbe
e che una sola persona proponente, unico autore dell’alternativa, comporta o comporterebbe
(che magari non è del posto, non è “inquadrato” nell’establishment, ha gli
occhi scuri invece che chiari e altre simili sciocchezze). Quello che però non
riesco a capire è il Male che va a sfottere certe persone. Male (e non la
paura, che è cosa ben diversa e naturale) che rende tali persone incapaci di
superare l’invidia, l’imbarazzo e l’egoistico interesse per approdare alla buona
volontà e al rimboccarsi le maniche in nome del bene comune e dell’interesse generale.
Male che danneggia loro stessi e tutta la Società. Non lo capirò mai.
Ma visto che altre cose terraterra le capisco, mi metto a
continuare questo mio libro. E che Dio (per chi è credente) o il Caso (per chi
non è credente) ce la mandi buona!
Dunque, riprendendo il discorso […]
Autore: Luca Fortunato
– Tutti i diritti riservati (Legge 22 aprile 1941, n. 633 Protezione del
diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio).
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