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Percepire l’Ambiente
La percezione non è semplice constatazione o sensazione (i 5
sensi). La percezione è quel processo psichico, di tipo complesso, per cui i
dati sensoriali (visivi, uditivi, tattili, olfattivi, gustativi) vengono
sintetizzati ed integrati in forme dotate di significato. La psicologia associazionista considerava la
percezione come la somma di stimoli sensoriali elementari (Riduzionismo).
Invece, con l’avvento e lo sviluppo della psicologia
della Gestalt (il lettore di oggi può approfondire nel post 137) la
percezione viene considerata come organizzazione istantaneamente globale e
intera delle varie componenti sensoriali (Olismo). Ebbene, nella mia doppia
vita quotidiana, nel senso che da sempre è fortunatamente divisa tra Scienza e
Arte, ho sempre studiato la percezione, abbandonandone ben presto la versione
riduzionistica (che sentivo essere sbagliata) per approdare alla versione olistica
(che sentivo essere giusta). Ho avuto poi conferma, della bontà dei miei studi
olistici da autodidatta, all’Università, stranamente, Facoltà di Agraria, a
Bari, mentre preparavo uno degli ultimi esami per il conseguimento della mia
laurea in Scienze Agrarie vale a dire l’esame di Paesaggistica, Parchi e
Giardini. Forse l’unica eccezione olistica impartitami dall’establishment
(consapevole o inconsapevole di averlo fatto …)! Ad ogni modo, la percezione
non è semplice constatazione o sensazione (i 5 sensi). Ho scelto due temi (ma
se ne possono scegliere tanti altri), spesso di cronaca, che esemplificano bene
il guaio di non-percezione (ma di sola constatazione e/o sensazione) in tema di
Ambiente. Questo post è anche per rispondere a chi mi ha chiesto, forse
trovatosi di fronte ad ennesimi pasticci e/o ad ennesime demagogie: “Ma perché
non intervieni più su questi temi?”. Ecco fatto. Buona continuazione di
lettura:
1. Verde urbano pubblico. Se in tema di verde urbano pubblico,
intervenissero tutti ovviamente, ma poi si lasciassero determinate e specifiche
cose ed aspetti a chi è davvero competente in materia, e tra chi è davvero
competente in materia a chi si trova nel
paradigma più adeguato, forse avremmo spazi verdi non solo belli, puliti e sicuri
ma anche sensati cioè dotati di significato
(... e magari, così, verrebbero anche più apprezzati, più vissuti, più sentiti
propri, e rispettati. Non più vandalizzati, sporcati, trascurati. E poi la loro
gestione avverrebbe bene, bene nel tempo, in modo ordinario, normale). Ebbene,
dai miei studi (ufficiali e non) e dalle mie esperienze (professionali e non)
in Italia ma anche all’Estero, mi risulta questo: il bello benché abbia
comunque delle componenti oggettive è dimensione largamente soggettiva. E va bene.
La sicurezza, la contrario, benché abbia delle componenti soggettive
ineliminabili circa la sua valutazione e selezione per esempio, è dimensione
largamente oggettiva. E va bene pure questa. La pulizia è totalmente oggettiva.
E ci siamo. Ma il significato? Che è
assolutamente necessario perché vi sia percezione del verde urbano pubblico e
non vi sia solamente constatazione e/o sensazione (i 5 sensi) di esso? Ricordo,
infatti, che stiamo parlando di verde urbano pubblico, non di verde urbano
privato. Per il verde urbano privato potrebbero anche bastare la constatazione
e la sensazione (i 5 sensi). Ma per il verde urbano pubblico assolutamente no.
Occorre percezione e dunque anche e soprattutto significato, come precisato in apertura del post. Ebbene, il significato è un perfetto ibrido
soggettivo-oggettivo, vale a dire è entità culturale. Ed è qui che la cosa si
fa, deve farsi, davvero interessante nonché indispensabile. Innanzitutto,
culturale vuol dire abbracciare tutte le tendenze ed istanze culturali presenti
in un determinato luogo (Città, Paese ecc.). Previo studio-indagine delle
stesse (e complete) tendenze ed istanze culturali. E non l’abbraccio solo delle
dominanti, delle maggioritarie, delle convenienti. Altrimenti non è cultura, ma
solo politica e della peggior specie. Ad ogni modo, quando si elude questo
aspetto, il significato (entità culturale), certamente molto complesso e
difficile, oppure lo si semplifica e lo si riduce troppo, oppure lo si vive e
lo si fa vivere ma in modo demagogico, propagandistico, solo per dire “ecco,
l’ho trattato”, solo per farne timbrare la presenza (orale e/o scritta), il
risultato è quello tipico d’Italia: il 99% degli spazi verdi urbani pubblici è
inadeguato (magari pure bello: ci può stare; magari anche sicuro: anche se ne
dubito; magari anche pulito: ne dubito tantissimo! Ma comunque inadeguato. Per
assenza di significato o per un significato pasticciato). Insomma, in tema di
verde urbano, specialmente se pubblico, anche il lavoro più tecnico non può
essere solo tecnico, anche l’iniziativa più lodevole e creativa non può essere
solo lodevole e creativa. Ed a questo non si può rimediare ammucchiando
persone, saperi, competenze ecc. (multidisciplinarità, interdisciplinarità, multidimensionalità,
360°, lavoro di squadra, team, collettivo ecc. ecc. ecc.). Ogni persona
coinvolta deve essere, in sé, già in sé, multidimensionale, multidisciplinare
ecc. ecc. ecc. (Olismo). Da sola o in collettivo che sia. Da sola farà bene
(se, materialmente, glielo consentiranno ….), insieme agli altri farà meglio. In
ogni caso, la cosa è tanto difficile in generale ma soprattutto è tanto
difficile in Italia (patria soprattutto di furbi, praticoni, riduzionisti e pseudo-olisti) che, soprattutto
in Italia, il 99% degli spazi verdi urbani pubblici è inadeguato. Come Volevasi
Dimostrare. Avere, in Italia, spazi verdi urbani pubblici adeguanti non è
impossibile. È una utopia. Cioè cosa inesistente, cosa che non c’è, ma che
potrebbe esistere, potrebbe esserci. Da realizzare, che si può realizzare. Come
andare sulla Luna (viaggio riuscito. Ma c’erano gli astronauti americani!).
Come la Rivoluzione cubana (riuscita. Ma c’era Che Guevara!). E’ ovvio che
qualcuno proverà a mistificare la realtà del verde urbano pubblico in qualunque
città italiana esso si trovi. Ci proverà ovviamente. Banalmente. Ma poi vedremo
il verde pubblico delle nostre città, tutto il verde pubblico delle nostre
intere città, e non solo qualche angolo o fazzoletto o quartiere magari anche perfetto
ma non rappresentativo della dimensione pubblica del verde cittadino, e
ritorneremo con i piedi per terra. Ci proverà ad applicare al verde urbano
pubblico, a far passare per il verde urbano pubblico, i parametri di giudizio
valevoli per il verde urbano privato. Ma poi vedremo il verde pubblico delle
nostre città, tutto il verde pubblico delle nostre intere città, e non solo
qualche angolo o fazzoletto o quartiere magari anche perfetto ma non
rappresentativo della dimensione pubblica del verde, e ritorneremo con i piedi
per terra. Tipiche scene del verde urbano pubblico italiano: erbacce (che se
non arrivano a superare i 50 cm non vengono sfalciate ….); rifiuti che erano
nelle erbacce, ormai sfalciate, ma rimasti lì, e non raccolti insieme alle
erbacce, lasciati in balia del vento ….; macelleria arborea: alberi capitozzati
o comunque potati eccessivamente. Cose sempre sbagliate, di per sé, e spesso
senza alcun motivo (spesso per assenza di valutazione di stabilità arborea o, peggio
ancora, per valutazione di stabilità arborea non olistica cioè di stampo
riduzionistico e/o pseudo-olistico: VTA, SIA, SIM, TSE ecc.);
2. Sicurezza territoriale. Qui la cosa si potrebbe, anzi si dovrebbe, far
lunga. Mi limiterò, pertanto, ad esempi brevi ma significativi. La semplice constatazione
o sensazione (i 5 sensi) dell’ambiente senza giungere alla percezione
dell’ambiente (con significato) e specificatamente senza giungere ad una
percezione olistica dell’ambiente (Gestalt) fa sì che, ad esempio, si vada a
costruire (e si permetta di costruire!) e si vada ad abitare alla confluenza di
canaloni-pendici di montagna! O sulle pareti di un cono vulcanico! O in quello
che naturalmente è comunque lo spazio ampio di un fiume oltre il suo ordinario
letto! Fa sì che estrazioni petrolifere o altre attività oggettivamente
inquinanti avvengano a due passi da luoghi ecologicamente sensibili e/o abitati!
Fa sì che ci si dedichi all’agricoltura senza una adeguata polizza assicurativa
per le avversità atmosferiche in conclamato regime di cambiamenti climatici! Fa
si che la sismicità naturale e storica di un Territorio venga relegata
nell’inconscio della propria mente! Queste cose non possono essere spiegate con
la furbizia, con l’opportunismo, con la superficialità ecc. Perché tutti,
indistintamente, possiamo subire danni e guai del genere. Tutti. La spiegazione
è la non-percezione dell’ambiente da parte di molti che non credono, almeno nel
breve termine, alla percezione dell’ambiente da parte di pochi. Salvo il
dispiegarsi del Tempo Galantuomo.
Un caro saluto a tutti. E
ad maiora! Luca Fortunato.
P.S. La vera Ecologia e il vero Olismo le stanno vincendo
tutte le sfide. E le vinceranno per davvero. Senza alcun dubbio. Nonostante rigurgiti
di Riduzionismo (scientifico ma soprattutto politico). Che, del resto, sarebbe
anormale non aspettarsi. Il punto però è un altro: e nel frattempo? Risposta:
Dio (per chi è credente) o il Caso (per chi non è credente) ce la mandi buona! Ed
in questo, personalmente, sinceramente, ci vedo bure del bello! Buon week-end.
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