Post 154
Livorno
Oggi, vedendo le tragiche
immagini di Livorno, devastata da un nubifragio (di quelli atipici giustamente
definiti “bombe d’acqua”) mi sono venuti in mente 2 post che scrissi qualche
tempo fa. Li ripropongo. Integrali. Perché le cose, in Italia, purtroppo,
continuano a ripetersi uguali nel loro senso e significato teorico (di errore paradigmatico
generale) e dunque in pratica (di fatto, nello specifico). Buona e rinnovata
riflessione. Luca Fortunato, cittadino italiano
1.Post n. 8 (del 02/11/2015):
L’acqua non ha colpa
Piove
diversamente dai tempi passati. I cambiamenti climatici sono in corso e sono un
fenomeno nuovo, per noi di Oggi, e complesso. Occorre dimensionare le strutture
territoriali e gli interventi territoriali diversamente. Compensando in modo
olistico. Inutile aggiungere altro in merito al dissesto idrogeologico
d’Italia. Siamo stufi delle solite immagini, siamo stufi delle solite notizie,
siamo stufi delle solite chiacchiere. Sperando di raccontare, invece, e in un
futuro non tanto lontano, in merito allo specifico tema del dissesto
idrogeologico nel Nostro “Bel Paese”, di opere e di interventi fatti e
realizzati all’interno del Paradigma giusto. Ma prima che fatti e realizzati,
intuiti, immaginati e pensati all’interno del Paradigma giusto. Non fare, non
agire, non intervenire è grave e continuerebbe ad essere grave. Ma fare, agire,
intervenire ancora nel paradigma del Riduzionismo, inadeguato di per sé di
fronte a fenomeni complessi e “strani”, voi come lo giudichereste? Del resto,
le avanzatissime strumentazioni tecnologiche di cui Oggi disponiamo, potrebbero
essere gioielli di realtà nell’Olismo, ma sono gioielli d’illusione nel
Riduzionismo. Clicca sul disegno in basso e ingrandisci. Alle prossime cronache
(su altri temi …).
2.Post n.
110 (del 25/11/2016):
L’acqua diversa
Da sempre
l’acqua fa il suo mestiere. E sempre lo farà. Magari, anzi certamente, con
modalità diverse. Ma sempre senza colpa. Il dissesto idrogeologico è certamente
colpa dell’uomo. Ma questa banalità va resa meno banale. Va inquadrata
paradigmaticamente, innanzitutto. E correttamente in tal senso. Altrimenti
tutto ciò che ne potrà discendere sarà sbagliato. Qui, ora, da parte mia,
giusto una piccola riflessione, un piccolo contributo di riflessione. Da cittadino
italiano non posso non essere toccato dalle notizie e dalle immagini che
giungono dal Nord Ovest del “Bel Paese" e, purtroppo, a seguire anche dall'estremo Sud. Nel mio Primo
Libro, invece, – che esce per Natale – vi è il 5° capitolo dedicato ad un particolare
aspetto e ad una particolare cronaca del dissesto idrogeologico italiano che
ritengo essere emblematici anche sul piano generale. Avendola comunque avuta
l’idea paradigmatica in merito, l’ho scritta. Poi se gli addetti ai lavori ne
vorranno approfittare, ci faranno un piacere. Altrimenti, la mia idea resterà
comunque scritta. Ed esisterà anche nota al pubblico. Ma veniamo al mio breve,
anzi brevissimo, contributo di oggi: una
volta pioveva in un certo e regolare modo. Certo con qualche eccezione. Ma il
regime era e rimaneva regolare. E dunque tutte le progettazioni territoriali e
le realizzazioni territoriali (canali, argini, briglie, strade, ponti, assetti
urbanistici ecc.) erano, ed in modo sensato, concepite, dimensionate,
realizzate e collaudate tenendo conto del rapporto lineare – effettivamente esistente e ragionevolmente prevedibile –
tra le piogge (quantità, frequenza, stagionalità, intensità ecc.) e gli spazi e
le superfici ed i contesti a terra (città, campagne, boschi, fiumi, laghi
ecc.). Ed Oggi? Con i cambiamenti climatici? Oggi piove in un certo ed
irregolare modo. Il regime è atipico. E dunque tutte le nuove progettazioni
territoriali e tutte le nuove realizzazioni territoriali (canali, argini,
briglie, strade, ponti, assetti urbanistici ecc.) andranno, ed in modo sensato,
concepite, dimensionate, realizzate e collaudate tenendo conto del rapporto non lineare, non più lineare –
effettivamente esistente e ragionevolmente imprevedibile – tra le piogge (quantità, frequenza,
stagionalità, intensità ecc.) e gli spazi e le superfici ed i contesti a terra
(città, campagne, boschi, fiumi, laghi ecc.). Quanto alle esistenti entità
territoriali (canali, argini, briglie, strade, ponti, assetti urbanistici ecc.)
divenute inidonee e per le quali non sono e non sarebbero più sufficienti
nemmeno le solo azioni di pulizia e manutenzione – che dove avvenissero
sarebbero comunque le benvenute, sia chiaro, se non altro per migliorare la
situazione ma non certo per risolvere il problema – è necessario ri-dimensionarle
tenendo appunto conto del nuovo rapporto non
lineare tra le piogge e gli spazi e le superfici ed i contesti a terra.
L’aritmetica e la classica geometria analitica vanno incluse in un più ampio
contesto di matematica superiore. E la fisica classica va considerata come un
certamente utile trampolino per compiere, però, un tuffo.
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