Post n. 110:
L’acqua
diversa
(con aggiornamento (in rosso) delle ore 22:00)
Da sempre l’acqua fa il suo mestiere. E sempre lo farà. Magari,
anzi certamente, con modalità diverse. Ma sempre senza colpa. Il dissesto
idrogeologico è certamente colpa dell’uomo. Ma questa banalità va resa meno
banale. Va inquadrata paradigmaticamente, innanzitutto. E correttamente in tal
senso. Altrimenti tutto ciò che ne potrà discendere sarà sbagliato. Qui, ora,
da parte mia, giusto una piccola riflessione, un piccolo contributo di
riflessione. Da cittadino italiano non posso non essere toccato dalle notizie e
dalle immagini che giungono dal Nord Ovest del “Bel Paese” e, purtroppo, a seguire, anche dall'estremo Sud. Nel mio Primo Libro,
invece, – che esce per Natale – vi è il 5° capitolo dedicato ad un particolare
aspetto e ad una particolare cronaca del dissesto idrogeologico italiano che
ritengo essere emblematici anche sul piano generale. Avendola comunque avuta l’idea
paradigmatica in merito, l’ho scritta. Poi se gli addetti ai lavori ne vorranno
approfittare, ci faranno un piacere. Altrimenti, la mia idea resterà comunque
scritta. Ed esisterà anche nota al pubblico. Ma veniamo al mio breve, anzi
brevissimo, contributo di oggi: una
volta pioveva in un certo e regolare modo. Certo con qualche eccezione. Ma il
regime era e rimaneva regolare. E dunque tutte le progettazioni territoriali e
le realizzazioni territoriali (canali, argini, briglie, strade, ponti, assetti
urbanistici ecc.) erano, ed in modo sensato, concepite, dimensionate, realizzate
e collaudate tenendo conto del rapporto
lineare – effettivamente esistente e ragionevolmente prevedibile – tra le
piogge (quantità, frequenza, stagionalità, intensità ecc.) e gli spazi e le superfici
ed i contesti a terra (città, campagne, boschi, fiumi, laghi ecc.). Ed Oggi? Con
i cambiamenti climatici? Oggi piove in un certo ed irregolare modo. Il regime è
atipico. E dunque tutte le nuove progettazioni territoriali e tutte le nuove realizzazioni
territoriali (canali, argini, briglie, strade, ponti, assetti urbanistici ecc.)
andranno, ed in modo sensato, concepite, dimensionate, realizzate e collaudate tenendo
conto del rapporto non lineare, non
più lineare – effettivamente esistente e ragionevolmente imprevedibile – tra le piogge (quantità, frequenza,
stagionalità, intensità ecc.) e gli spazi e le superfici ed i contesti a terra
(città, campagne, boschi, fiumi, laghi ecc.). Quanto alle esistenti entità
territoriali (canali, argini, briglie, strade, ponti, assetti urbanistici ecc.)
divenute inidonee e per le quali non sono e non sarebbero più sufficienti nemmeno
le solo azioni di pulizia e manutenzione – che dove avvenissero sarebbero
comunque le benvenute, sia chiaro, se non altro per migliorare la situazione ma
non certo per risolvere il problema – è necessario ri-dimensionarle tenendo appunto
conto del nuovo rapporto non lineare tra
le piogge e gli spazi e le superfici ed i contesti a terra. L’aritmetica e la
classica geometria analitica vanno incluse in un più ampio contesto di
matematica superiore. E la fisica classica va considerata come un certamente utile
trampolino per compiere, però, un tuffo. Ad
maiora! Luca Fortunato
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