Post n. 36:
Pasqua
Mattina:
lavori nel giardino di casa (finalmente qualcosa di prevalentemente manuale che
non sia la tastiera del computer ed all’aria aperta … Alla grande il mandorlo
ed il susino. Gli ulivi, anch’essi. I tulipani dicono, tramite le crepe nel terreno, che stanno per conoscere, a giorni,
anche il Mondo epigeo). Pranzo in famiglia: antipasto all’italiana, pasta al
forno (mezzi ziti) rigorosamente con le polpettine. Vino rosso del Salento
(regalatomi. Ringrazio anche per la bontà del nettare rosso). Agnello al forno
con patate e lampascioni. Crudités di ortaggi freschi. Melone (ultima origine:
frigorifero). Dolce tiramisù, rigorosamente fatto in casa. E cioccolato fondente
a volontà (da uova rotte a pugno) accompagnato rigorosamente da rum cubano
invecchiato. Primo pomeriggio: pennichella con mia moglie. Tardo pomeriggio:
passeggiata sportiva in un parco pubblico cittadino con cuffie mp3 con la
musica del grande Fabrizio De André. Sera: riprendo in mano, dopo 15 anni, “Le
Storie” di Erodoto. Sempre bellissime ed utilissime. E paradossalmente …
attuali! Abbiamo bisogno di Grandi. Leggo alcune pagine selezionate dalle “orecchiette”
che a suo tempo misi. Arricchisco questo blog. Solo un po’. Mi aspettano
strimpellate blues di basso acustico e chitarra classica. E domani, meteo
permettendo, passeggiatona per tutto il giorno. Buona Pasqua e Pasquetta a
tutti. Luca Fortunato.
“Questa è l’esposizione
che fa delle sue ricerche Erodoto di Turi, affinché gli avvenimenti umani con
il tempo non si dissolvano nella dimenticanza e le imprese grandi e
meravigliose, compiute tanto dai Greci che dai Barbari, non rimangano senza
gloria; tra l’altro, egli ricerca la ragione per cui essi vennero in guerra tra
loro”[…]
[…]“Questo è quanto
dicono Persiani e Fenici. Per conto mio, non intendo affermare che la cosa sia
avvenuta in questo o in qualche altro modo; ma, dopo che avrò posto nel giusto
rilievo colui che, lo so di preciso, fu il primo ad aprire le ostilità contro i
Greci, proseguirò la mia narrazione, trattando delle città degli uomini, senza
differenza, sia piccole sia grandi. Poiché quelle che un tempo erano grandi,
ora per lo più sono diventate di scarsa importanza; mentre quelle che ai tempi
miei sono grandi, prima erano trascurabili. Essendo, quindi, persuaso che la
prosperità umana non rimane mai fissa nello stesso luogo, io ricorderò allo
stesso modo sia le une sia le altre” […]
[…] “Sul paese degli
Assiri cade poca pioggia ed è questa che nutre la radice del frumento; tuttavia
siccome è irrigato con l’acqua del fiume, crescono le messi e giunge a
maturazione il grano …… In questo paese
le foglie del frumento e dell’orzo raggiungono facilmente la larghezza di
quattro dita; e dal miglio e dal sesamo sorgono piante di tanta grandezza che,
pur essendone pienamente a conoscenza, non ne accennerò nemmeno, ben sapendo
che a quelli che non sono andati a Babilonia, anche ciò che ho detto riguardo
ai cereali ha incontrato molta incredulità ….. Per tutta la pianura poi
crescono naturalmente le palme, la maggior parte delle quali portano frutti e
da essi ricavano alimenti solidi, vino e miele”[…]
[…] Naturale, quindi,
che i venti che spirano da quella regione, il Noto e il Libeccio, siano fra
tutti di gran lunga i più carichi di pioggia. Non credo, però, che ogni volta
il sole rimandi tutta l’acqua del Nilo che ha assorbito durante l’anno. Ma
penso che ne trattenga una certa quantità intorno a sé. Quando, poi, l’inverno
va mitigandosi, il sole se ne torna indietro, verso il centro del cielo e da
allora attira a sé, allo stesso modo, l’acqua da tutti i fiumi “ […].
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