Post n. 41:
La mappa non è il
territorio – 2
Riprendendo dal post n. 39: la mappa non è il territorio …..
a maggior ragione quando chi ha redatto la “mappa” ha un palese interesse a
presentare il “territorio” in un certo modo!
No? Del resto, come recita un noto proverbio, chiedere all’ “oste” com’è
il “vino” (che egli stesso vende … che
egli stesso ha interesse a vendere ….) non mi sembra un atto di intelligenza o
un atto eticamente corretto o qualcosa che, in ogni caso, possa essere preso
sul serio. No? Ma se queste cose vengono da tutti notate (e poi da chi è in
buonafede vengono trattate in un certo modo e da chi è in malafede in
tutt’altro modo!), la domanda è: possiamo permetterci ancora scenari del
genere? E un’altra domanda è: chi ha paura delle evoluzioni paradigmatiche?
Muoviamoci allora nelle direzioni che possano garantire una risposta negativa
alla prima domanda (e con tutte le conseguenze positive e liberatorie) ed una
risposta realmente “stanatrice” alla seconda! Ah dimenticavo. Ce n’è una terza
di domanda: quando inizieranno i media
a presentare le notizie sempre in
modo obiettivo e completo (e non
solamente quando gli fa comodo)? Del
resto, su questo ultimo punto occorre allungare un po’ il brodo di scrittura e
di riflessione: secondo Bruner (sintetizzo e rielaboro da diverse fonti) la narrazione
è il fondamentale dispositivo interpretativo-conoscitivo che la persona
utilizza nella sua vita. Per mezzo della narrazione la persona dà senso e
significato alle proprie esperienze e nello stesso tempo riesce a delineare
coordinate interpretative e prefigurative di situazioni, eventi, dinamiche,
azioni ecc. Su queste basi costruisce forme di conoscenza che la orientano nel
suo agire. Le esperienze non rielaborate attraverso il pensiero
narrativo non producono conoscenza funzionale al vivere in un contesto socio-culturale
ma restano accadimenti in sé. Per mezzo
del pensiero narrativo la persona
realizza una complessa, sistemica,
organica (ed olistica, aggiungo io, umilmente ma significativamente) rete di
accadimenti mettendo in relazione
esperienze e situazioni presenti, passate e future in forma di ‘racconto', che
le attualizza e le rende oggetto di possibili ipotesi interpretative e
ricostruttive. La narrazione ha una funzione epistemica: innescare processi di elaborazione,
interpretazione, comprensione, rievocazione. Pluralismo, relativismo e
soggettività sono i presupposti della ricerca narrativa: le persone sono soggetti
umani che raccontano storie le quali danno continuità all'esperienza soggettiva ed hanno
un ruolo centrale nella comunicazione e nella costruzione di conoscenza. L'approccio
narrativo, il metodo narrativo tiene conto della presenza contemporanea di
varie e diverse realtà e tutte ugualmente legittime e questo perché le esperienze e le azioni delle persone hanno
natura umana solo perché esistono soggetti, altri soggetti, altre persone, che
a queste conferiscono senso e significato attraverso confronti di diverse posizioni
sia interpretative che epistemiche. Si potrebbe continuare per molto, ma ho reso
l’idea. Ebbene, mi chiedo: i media narrano le notizie? O le danno solamente? La
differenza è bella grossa. Da cittadino che legge e che ascolta e che anche acquista
i media mi sembra che la narrazione
non ci sia. Forse una apparente. Ma una reale no. Del resto, con l’evoluzione
informatica che abbiamo sarebbe facile collegare tra di loro le varie notizie
di un tema, tutte le campane del caso, tutte le voci di tutti gli attori, tutte
le parti e con tutte le loro relative ragioni. Ogni notizia, ogni fatto, ogni
aggiornamento verrebbe contestualizzato in una organica, unitaria, unica,
integrata, continua, continuativa, completa ed olistica narrazione. Narrazione
anche e soprattutto di significati. No? Emergerebbe così un quid in più.
Articolato e complesso a sua volta. Ma sicuramente con questo tratto tra i suoi
tanti tratti: l’informazione sarebbe sicuramente migliore e migliori sarebbero
anche i cittadini. Ed infine un’altra domanda (che possa aprire un utile ed
ulteriore filone di “ricerca”): chi ha paura della narrazione di notizie e preferisce
le notizie in sé? Ciao, Luca Fortunato
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