Post n. 34:
Miscellanea del Nuovo
Mondo
Rassegna finale di
arricchimento del blog di esempi emblematici di quella rivoluzione culturale,
paradigmatica e metodologica che esiste nei libri e nelle menti di molti - e da
molto tempo - ed anche nelle parole, nei proclami, nelle propagande e negli
slogan di alcuni. Ma che esiste anche di fatto cioè nella pratica di vita e di
lavoro ancora di troppo pochi virtuosi. Del resto, è interessante notare come
la filosofia e la teoria diventano metodo e pratica (nella scienza, in
agricoltura, in società ecc.). La sfida, pertanto, è di rendere la rivoluzione
culturale, paradigmatica e metodologica diffusa e generale tanto sul piano
teorico quanto e soprattutto sul piano pratico. Ed in merito alla sua
diffusione qualcosa di nuovo sta accadendo. E continuerà ad accadere. I miei
futuri libri (il primo esce quest’anno) tratteranno di mie specifiche
esperienze e di mie inedite, nuove ed originali idee e proposte in seno a tutto
ciò. Con la speranza che - insieme ad altri autori originali con i loro libri
originali, già scritti o che verranno scritti, sugli stessi temi o su altri
temi – si possa contribuire, in modo certamente umile ma in modo altrettanto
certamente serio ed incisivo - a rendere
la nostra Società migliore, oltre le banalità da una parte ed oltre le
pericolosità dall’altra. Buona lettura. Ai miei libri. Luca Fortunato
1)Henri Bergson
(filosofo, 1859 – 1941) in “L’evoluzione creatrice” (1907):
[…] Cerchiamo inutilmente di costringere il vivente nei
nostri schemi. Tutti gli schemi cedono. Sono troppo stretti, soprattutto troppo
rigidi per quello che vorremmo mettervi. […]
[…] Consideriamo il più stabile degli stati interni, la
percezione visiva di un oggetto esterno immobile. L’oggetto può certamente
rimanere lo stesso, io posso certamente guardarlo dallo stesso lato, sotto la
stessa angolazione, nella stessa luce: la visione che ne ho differisce
nondimeno da quella che ne ho appena avuto, se non fosse altro perché è
invecchiata di un istante. La mia memoria è lì, a spingere qualcosa di quel
passato in questo presente. Il mio stato d’animo, procedendo sulla strada del
tempo, si riempie di continuo della durata che raccoglie: cresce su se stesso,
per così dire, come una palla di neve. […]
[…] Certamente l’operazione mediante la quale la scienza
isola e chiude un sistema non è un’operazione completamente artificiale. Se non
avesse un fondamento oggettivo, non potremmo spiegarci come fa ad essere così
appropriata in certi casi, e impossibile in altri. Vedremo che la materia ha
una tendenza a costruire dei sistemi isolabili, che si possono trattare
geometricamente. E’ anzi proprio in base a questa tendenza che noi la
definiamo. Ma è solo una tendenza. La materia non va fino in fondo, e
l’isolamento non è mai completo. Se la scienza va fino in fondo e isola
completamente, è per comodità di studio. […]
[…] l’essere vivente si distingue da tutto quello che la
percezione o la scienza isola o chiude artificialmente. Sbaglieremmo dunque se
lo paragonassimo ad un oggetto. Se volessimo
cercare nell’inorganico un termine di paragone, non è a un oggetto materiale
determinato, ma piuttosto alla totalità dell’universo materiale che dovremmo
paragonare l’organismo vivente. È vero che il paragone non servirebbe a molto,
poiché un essere vivente è un essere osservabile, mentre il tutto dell’universo
è costruito o ricostruito dal pensiero. Ma almeno la nostra attenzione sarebbe
così indirizzata sul carattere essenziale dell’organicità. Come l’universo nel
suo insieme, come ogni essere cosciente distinto, l’organismo che vive è
qualcosa che dura. Il suo passato si prolunga interamente nel suo presente, vi
resta attuale e attivo. Come farebbe, altrimenti, ad attraversare delle fasi
ben regolate, a cambiare età, insomma ad avere una storia? […]
[…] Non sarà difficile dimostrarci che un albero non
invecchia, poiché i suoi ultimi rami sono sempre giovani, sempre capaci di
generare, per talea, dei nuovi alberi. Ma in un simile organismo – che del
resto è più una società che un individuo – qualcosa invecchia, se non altro le
foglie e l’interno del tronco. E ogni cellula, considerata a parte, evolve in
una data maniera. Dovunque viva qualcosa,
vi è, aperto a una pagina, un registro in cui viene iscritto il tempo. […]
[…] La posizione dei punti materiali di un sistema definito e
isolato dalla scienza è determinata dalla posizione di questi stessi punti nel
momento immediatamente precedente. In altri termini, le leggi che reggono la
materia inorganica sono esprimibili, in linea di principio, mediante equazioni
differenziali in cui il tempo (nel senso in cui il matematico intende questo
termine) giocherebbe il ruolo di variabile indipendente. E’ così anche per le
leggi della vita? Lo stato di un corpo vivente può essere spiegato
completamente dallo stato immediatamente precedente? Si, se si decide, a priori, di equiparare il corpo vivente
agli altri corpi della natura e di identificarlo, a giustificazione della
propria tesi, con i sistemi artificiali su cui operano il chimico, il fisico e
l’astronomo. Ma in astronomia, in fisica e in chimica la proposizione ha un
senso ben determinato: essa significa che certi aspetti del presente,
importanti per la scienza, sono calcolabili in funzione del passato immediato.
Nulla di simile nel campo della vita. Qui il calcolo può funzionare, tutt’al
più, per certi fenomeni di distruzione
organica. Al contrario, per quanto riguarda la creazione organica e i fenomeni evolutivi che costituiscono
propriamente la vita, non ci sembra in alcun modo possibile sottoporli a un
trattamento matematico. […]
2)Paul K. Feyerabend
(filosofo, 1924-1994) in “Contro il metodo” (1975):
[…] il mondo che desideriamo esplorare è un’entità in gran
parte sconosciuta. Dobbiamo perciò mantenere aperte le nostre scelte e non
dobbiamo fissarci limiti in anticipo. […]
[…] l’idea di un metodo che contenga principi fermi ed
immutabili e assolutamente vincolanti come guida nell’attività scientifica si
imbatte in difficoltà considerevoli quando viene messa a confronto con i
risultati della ricerca storica. Troviamo infatti che non c’è una singola
norma, per quanto plausibile e per quanto saldamente vincolata
nell’epistemologia, che non sia stata violata in qualche circostanza. Diviene
evidente anche che tali violazioni non sono eventi accidentali, che non sono il
risultato di un sapere insufficiente o di disattenzioni che avrebbero potuto
essere evitate. Al contrario, vediamo che tali violazioni sono necessarie per
il progresso scientifico. […]
[…] l’idea di un metodo fisso, o di una teoria fissa della
razionalità, poggia su una visione troppo ingenua dell’uomo e del suo ambiente
sociale. Per coloro che non vogliono ignorare il ricco materiale fornito dalla
storia, e che non si propongono di impoverirlo per compiacere ai loro istinti
più bassi, alla loro brama di sicurezza intellettuale nella forma della chiarezza,
della precisione, dell’”obiettività”, della “verità”, diventerà chiaro che c’è un solo principio che possa essere difeso in tutte le circostanze e in tutte
le fasi dello sviluppo umano. E’ il principio: qualsiasi cosa può andar bene. […]
[…] la separazione di scienza e non scienza è non soltanto
artificiale ma anche dannosa per il progresso della conoscenza. Se desideriamo
comprendere la natura, se vogliamo padroneggiare il nostro ambiente fisico,
dobbiamo usare tutte le idee, tutti i metodi e non soltanto una
piccola parte di essi. […]
[…] La scienza moderna, d’altra parte, non è affatto così
difficile e così perfetta come la propaganda scientifica vorrebbe farci
credere. Una disciplina come la medicina, la fisica, o la biologia ci appare
difficile solo perché viene insegnata male, perché l’istruzione standard è
piena di materiale ridondante e perché l’insegnamento di queste scienze
comincia troppo tardi nella vita. […]
3) Edward de Bono
(medico e psicologo, 1933) in “Il pensiero laterale”(1967):
[…] l’imprevedibilità stessa delle idee nuove sta ad indicare
che esse non sono necessariamente il risultato di ragionamenti logici. […]
[…] Se il pensiero laterale sceglie il caos, è perché vuol
servirsene come metodo, e non perché rifiuta di adottare un metodo qualsiasi
[…]
[…] La elaborazione completa di una teoria può richiedere
anni di duro lavoro, ma il principio ispiratore può nascere da una improvvisa
illuminazione interiore […]
[…] La scienza annovera schiere di zelantissimi cultori che
affrontano il lavoro con logica e meticolosità impeccabili, ma che
probabilmente non riusciranno mai a concepire un’idea originale […]
[…] La logica ha, per sua natura, l’esigenza di controllare e
collaudare il pensiero in ogni sua fase. Il pensiero laterale invece non richiede
sempre la consequenzialità: quel che interessa è che la conclusione finale sia
esatta. Pensare lateralmente vuol dire calarsi nella palude e percorrerla fino
a scoprire un sentiero naturale. Il bisogno di essere conseguenti in ogni
momento e in ogni stadio è probabilmente il più grosso ostacolo alla scoperta
di soluzioni nuove. […]
[…] Nessun dubbio che i popoli occidentali debbano la loro
efficienza e il loro progresso al metodo matematico, ma ci sono aspetti
dell’attività mentale che non possono essere elaborati con questo metodo.
Risulta molto più utile alternare, a periodi di elaborazione rigida, periodi di
fluidità creativa. L’inconveniente più grosso, nelle classificazioni, deriva
dalla propensione dell’intelletto umano a formulare definizioni statiche. Esso
considera il “grigio” come qualcosa di precisamente definito e non soltanto
come un momento del passaggio dal nero al bianco. La differenza tra una
definizione statica ed una dinamica è che quest’ultima non è affatto una
definizione, ma una mera possibilità. La fluidità del possibile non impedisce
l’emergere di idee nuove, come invece fa la rigidità dell’essere. […]
[…] possiamo esaminare la struttura di un edificio seguendo i
progetti dell’architetto, piano per piano, e passandone in rassegna
metodicamente i particolari. C’è però un altro modo di esaminare l’edificio e
consiste nel girargli attorno e guardarlo da tutte le angolazioni possibili.
Alcuni aspetti della costruzione sfuggiranno, ma alla fine se ne sarà acquisita
una buona conoscenza generale, una conoscenza forse migliore di quella
ottenibile con l’esame particolareggiato del progetto […]
4) Fritjof Capra
(fisico, 1939) in “Il Punto di Svolta” (1982):
[…] All’inizio della fisica moderna si pone la straordinaria
impresa intellettuale di un uomo solo: Albert Einstein. [...]
[…] Dai mutamenti rivoluzionari nei nostri concetti di realtà
che furono provocati dalla fisica moderna, sta emergendo oggi una visione del
mondo coerente [...]
[…] In contrasto con la concezione meccanicistica cartesiana del
mondo, la visione del mondo che emerge dalla fisica moderna può essere
caratterizzata con parole come organica, olistica, ecologica […]
[…] In biologia la visione cartesiana degli organismi viventi
come macchine, costruite con parti separate, fornisce ancora la cornice
concettuale dominante […] la convinzione che tutti gli aspetti degli organismi
viventi possano essere compresi riducendoli ai loro componenti minimi e
studiando i meccanismi mediante i quali tali componenti minimi interagiscono
tra loro, è ancora alla base della maggior parte del pensiero biologico
contemporaneo […] i problemi che i biologi non sono in grado di risolvere oggi,
a quanto pare in conseguenza della ristrettezza e della frammentazione del loro
approccio, sembrano essere tutti connessi alla funzione dei sistemi viventi
come totalità e alle loro interazioni con il loro ambiente […]
[…] In che modo questa situazione si avvia dunque a cambiare?
Io credo che il mutamento avrà luogo attraverso la medicina. […]
[…] Poiché la medicina occidentale ha adottato l’ approccio
riduzionistico della biologia moderna, aderendo alla visione cartesiana e
trascurando di trattare il paziente come un tutto, i medici oggi sono incapaci
di capire, o di curare, molte fra le principali malattie del nostro tempo […]
[…] Il superamento del modello cartesiano equivarrà a una
rivoluzione importante nella scienza medica, e poiché le ricerche mediche
attuali sono strettamente connesse – tanto concettualmente quanto nella loro
organizzazione – a ricerche in biologia, una tale rivoluzione avrà
inevitabilmente un forte impatto sull’ulteriore sviluppo della biologia. […]
[…] Un suolo fertile è un suolo vivente contenente miliardi
di organismi vivi in ciascun centimetro cubo. E’ un ecosistema complesso in cui
le sostanze essenziali alla vita passano ciclicamente dalle piante agli
animali, ai batteri del suolo e di nuovo alle piante […]
La natura basilare del suolo vivente richiede che
l’agricoltura, innanzitutto e soprattutto, preservi l’integrità dei grandi
cicli ecologici. Questo principio era incarnato nei metodi agricoli
tradizionali, che si fondavano su un rispetto profondo della vita […]
[…] Gli agricoltori non possono più coltivare o allevare ciò
che viene suggerito dalla natura della terra o dai bisogni della gente, ma
devono coltivare o allevare ciò che impone il mercato […]
[…] In questo sistema industrializzato, che tratta la materia
viva come sostanze inanimate e che usa gli animali, rinchiusi in recinti o
gabbie, come macchine, il processo della produzione è controllato quasi per
intero dall’industria petrochimica […]
[…] Le informazioni sull’agricoltura chimica non hanno quasi
alcun rapporto con i bisogni reali della terra […]
[…] Nonostante quest’indottrinamento massiccio da parte delle
energy corporations, molti
agricoltori hanno conservato il loro intuito ecologico […]
[…] Mentre l’ambientalismo superficiale è interessato ad un
controllo e a una gestione più efficienti dell’ambiente naturale a beneficio
dell’”uomo”, il movimento dell’ecologia profonda riconosce che l’equilibrio
ecologico esige mutamenti profondi nella nostra percezione del ruolo degli
esseri umani nell’ecosistema planetario […]
[…] L’ecologia profonda è sostenuta dalla scienza moderna e
in particolare dal nuovo approccio sistemico, ma è radicata in una percezione
della realtà che va al di là della cornice scientifica per attingere a una
consapevolezza intuitiva dell’unità di ogni forma di vita, dell’interdipendenza
delle sue molteplici manifestazioni e dei suoi cicli di mutamento e
trasformazione […]
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