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n. 24:
Albert Einstein e 100 anni di rivoluzione
… (anche olistica)
Esattamente 100 anni fa, nel mese di Novembre
del 1915, Albert Einstein presentava ufficialmente all’Accademia di Prussia i
suoi lavori comprensivi di E=mc2 (del 1905) forse l’equazione più famosa nella Storia
della Scienza ed anche della Cultura e dell’immaginario collettivo. Einstein,
tuttavia, non è stato il primo nella Storia della Scienza - e in particolare
della Fisica e in particolare della Fisica teorica - ad aver posto in relazione
la massa con l’energia. Ma nella sua articolata genialità che è stata articolata
in diversi e vari fattori vi sono stati aspetti inediti ed attuati per la prima
volta in merito tanto allo specifico tema massa-energia quanto più in generale
al modo di fare Scienza. Tra questi aspetti sono da notare - per la mission di questo blog ed a favore della mission di questo
blog che è, a sua volta, a favore dell’Olismo - i seguenti: Einstein è stato il
primo a presentare la relazione tra massa ed energia come parte di una teoria
molto più grande e molto più vasta; è stato il primo, inoltre, a trovare per
via deduttiva, puramente deduttiva, teorico-deduttiva, partendo dalle premesse
della sua teoria - e con sole carta e matita - la famosa equazione E=mc2,
sicuramente una delle fondamentali leggi della Natura. E forse anche l’essenza stessa
della Natura. Ad ogni modo, il tutto è nato ancor prima come intuizione ed
immaginazione della realtà fisica del Mondo che il grande Albert Einstein ha
avuto sin da bambino e continuamente negli anni successivi e continuamente per
tutta la vita. Corroborandole, in seguito, con gli studi e con la matematica. E
traducendo, quindi, in equazioni un’immagine intuitiva della Natura. La
Matematica cioè come linguaggio e mezzo successivo di traduzione di iniziali e libere
creazioni della sua mente, della mente umana – come lo stesso Einstein ha
tenuto a sottolineare in diverse occasioni. Libere creazioni intuitive ed
immaginative che si sono trovate ad essere giuste, si sono trovate a
funzionare. E’ il bellissimo mistero ed anche il modus operandi di rischiare
tentativi di conoscenza che avvolge e caratterizza la vera Scienza. Mistero e
modus operandi che probabilmente rimarranno tali. Ad ogni modo, potranno
rappresentare un problema da risolvere per i filosofi ma per gli scienziati
(teorici e sperimentali) e per i tecnologi e per i tecnici e per i
professionisti e per i cittadini essi funzionano. Ed è più che sufficiente. Ed è
più che sufficiente per affidarsi ad essi. Tant’è che dopo Einstein si è messo
in discussione il metodo scientifico (al singolare) arrivando a parlare - realisticamente
- di metodi scientifici (al plurale). E si è compreso definitivamente che la
Scienza (e più in generale la Conoscenza) procede – consciamente o
inconsciamente - dalla mente dell’uomo
(percezione, intuizione, immaginazione, logica) alla realtà esterna. Procede
dall’uomo alla Natura, dalla teoria ai fatti, dalla teoria alle misure, dalla
teoria agli esperimenti, dalla teoria all’osservazione (si osserva quel che si
conosce, si osserva quel che si vuol trovare, si osserva quel che si pensa di
trovare). E non il contrario, come si era sempre creduto o si era sempre fatto.
Non esiste oggettività se non nel senso di constatare l’eventuale funzionamento
- nella realtà - di quel che si ha in testa. Ma di tutta questa enorme
rivoluzione (anche se da parte di molti non ancora assimilata o che non vuole
essere assimilata) c’è da notare un aspetto troppo spesso trascurato ma
importantissimo: chiunque - se tipo intuitivo (vedi Psicologia) - addetto ai
lavori o non addetto ai lavori può intuire ed immaginare in modo giusto,
azzeccato, aspetti della Natura o della Società o del Mondo. Chiunque
intuitivo. Sia esso specialista o generalista. Addetto ai lavori e non.
Bambino, giovane, anziano. I fisici poi ne sanno dare e ne devono dare – in
tempi brevi o in tempi lunghi - compiuta spiegazione e dimostrazione. O permettere
ad altri fisici di darne compiuta spiegazione e dimostrazione. Così i chimici,
i biologi, i medici, gli agronomi, i geologi ecc. E per altri versi i sociologi,
gli storici, gli antropologi, i giuristi ecc. E chiunque intuitivo può capire,
può intuire, nel significato reale (energia e massa sono la stessa cosa, il
tempo non esiste se non come quarta dimensione dello spazio, lo spazio è curvo,
gli oggetti cadono a terra perché la Terra curva lo spazio ecc.) e nelle
implicazioni reali (quotidiane, professionali, lavorative ecc.) la Teoria della
Relatività (sia ristretta, sia generale). Non occorre essere un fisico o meglio
un fisico-matematico. Occorre esserlo per capire la Teoria della Relatività nei
suoi formalismi matematici e nelle sue implicazioni formali. Ma è un’altra
cosa. Ad ogni modo, la materia prima da cui partire non possono non essere le
intuizioni e le immaginazioni. Questo se si vuole -come prescritto dal
paradigma dell’Olismo - partire dall’intero per giungere, poi, alle sue parti
costitutive e alle relazioni delle sue parti costitutive e alle relazioni di
esso con il contesto. Il Riduzionismo crede, invece, che sia valido o addirittura
equivalente procedere al contrario e quindi arrivare a costruire l’intero per
sintesi di natura induttiva, sommatoria, aggregatrice, ricostruttiva. Quanto
allo pseudo-olismo (multidisciplinarità e basta, interdisciplinarità in sé, a
360° come girotondo e balletto, sinergia giusto per dire ecc. ecc. ecc.) siamo
a livello politico in senso negativo, solo a livello politico in senso
negativo. Ad ogni modo, Il Riduzionismo si è sbagliato e si sbaglia. Non si è
reso conto e non si rende conto che analizzando (per poi assemblare i dati
analitici) non troverà mai il quid dell’intero
di natura emergente, il quid
emergente dalle parti dell’intero ma che rispetto ad esse è in più. Quid che può essere colto solo
direttamente cioè percependo intuitivamente, sinteticamente e inizialmente l’intero
(sia esso, volta per volta, un oggetto, un organismo, un sistema o il Mondo o l’Universo).
Per poi immaginarlo nelle relazioni tra le sue parti e il quid e il contesto. Pervenendo così ad una realistica probabilità
di sintonizzarsi con la realtà delle cose (Olismo) e non ad una pseudo-conoscenza
per habitus mentale convenzionale e che sembra funzionare per lo stesso motivo
di habitus mentale convenzionale (Riduzionismo). Anche di questo, anche di
tutto questo, Einstein è stato se non proprio un iniziatore un grande
corroboratore. Ed è anche sotto questo aspetto che oggi, nel mio piccolo, nel
centenario della presentazione dei suoi lavori, mi è piaciuto rendergli omaggio.
Ciao e alle prossime. Luca Fortunato. lucaf73x@gmail.com

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