Post 236
Un po’ di etica (olistica) … (seconda parte).
…. proseguendo dal post precedente:
Anche tesi ed antitesi, tesi e contro-tesi, devono essere
entrambe della stressa natura, della stessa specie, ed essere sullo stesso
piano. Solo così il tutto (la dialettica, il confronto, ma anche lo scontro, il
contendere, l’affrontarsi) è etico, è deontologico, ed è anche valido dal punto
di vista sostanziale (politico o scientifico o tecnico o legale, a seconda del
caso, della vicenda, della storia). Ed il vincitore avrà davvero vinto. Se si
affronta lo spadaccino con la spada, vincerà il migliore. Se si affronta lo
spadaccino con la pistola, vincerà il vile imbroglione da fuoco. Tesi e
antitesi, tesi e contro-tesi, devono essere versioni diverse, interpretazioni
diverse, ma della stessa cosa e secondo la stessa natura (ontologica,
gnoseologica, epistemologica, metodologica ecc.). Altrimenti si bara. E nessuno
scopo - per quanto alto e nobile – può mai giustificare mezzi scorretti. A
volte si ha il diritto, spesso anche il dovere, di produrre una antitesi, una
contro-tesi. Ma occorre farlo nella correttezza e nella corrispondenza
(ontologica, gnoseologica, epistemologica, metodologica ecc.). Se non per etica
(che è conquista di pochi, ahimè) almeno per pragmatismo: l’imbroglio sulla
natura delle cose, infatti, potrà anche produrre risultati ma certamente
produrrà anche guai. Prima o poi, lo farà. È comprensibile che alcuni si
lascino accecare dagli obiettivi, dagli scopi. Persone che, probabilmente,
nell’esagerazione d’obiettivo (calpestando l’etica dei mezzi e la natura dei
mezzi) cercano un’identità o un’identità migliore, una compensazione che non
hanno nelle cose della loro vita (famiglia, lavoro, amicizie ecc.). E’
comprensibile. Ma questo aspetto umano non cancella il loro sbaglio oggettivo. Anche
perché lo scopo individuato può essere davvero un bene da perseguire. Ma lo si
perde - pur raggiunto – in un Tutto non
valido (per una contro-tesi non valida anche se ha praticamente agito e prodotto).
Un modo, invece, corretto di produrre una antitesi, una contro-tesi, è, ad
esempio, quello di produrla secondo la stessa natura della tesi ma di
collocarla in un Paradigma diverso. Come, ad esempio, far duellare uno
spadaccino destrimano con uno spadaccino mancino. Vinca il migliore. Spade
mosse diversamente, da angolature diverse. Ma spade. Spada contro spada. E non
spada contro pistola o cannone! Inoltre, la riflessione che ho fatto l’altra
sera con un amico (su vicende vicine e lontane) portava anche a questi aspetti:
spesso chi si muove in antitesi, in
contro-tesi, lo fa secondo uno slancio etico, alto, nobile, culturale in
qualche modo. E allora? Partire bene per poi rimangiarsi il tutto con
l’imbroglio sulla natura dei mezzi, delle strade, dei percorsi? ; e poi: ma chi
l’ha detto che la spada non va bene o non è sufficiente? Provate ad immaginare
di voler tagliare, in qualche punto, il velo del fanatismo, del dogmatismo ecc.
Riuscireste a tagliarlo con le palle di cannone? Anche perché se lo tagli lo
sconfiggi per davvero. Se lo spazzi via, ritornerà, nel vuoto creato si
riformerà; ed infine: integrare? integrativo? integrazione? Se non vi è ancora
un tutto. Ma se il tutto vi è già? O già vi è stato? Approvato ed utilizzato
pure, magari? E dunque è solo e sempre questione di Paradigmi (diversi) e non di
altro. Ciao a Tutti. E come sempre: ad
maiora! Luca Fortunato (Matera)
(e clicca sul disegno)
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