Post n. 47:
Concluso il mio 1° libro!
I giorni precedenti il 25 Aprile di quest'anno e il 25 Aprile stesso (con il suo significato) mi hanno dato la forza per ideare le ultime cose che andavano ideate .... ed ho finalmente concluso il mio primo libro! Il primo
libro dei tre libri in tutto che costituiscono il mio primo progetto editoriale.
Il mio primo libro c’è in tutti i suoi aspetti e in tutti i suoi contenuti ed è
completamente scritto (a mano su una moltitudine di fogli A4, A3 ecc. ecc. Le idee andavano fissate subito ovunque mi trovassi!).
Ora seguiranno la stesura al computer, ritocchi, correzioni, ottimizzazioni,
illustrazioni, ulteriori fotografie con gli ulteriori viaggi territoriali
necessari, bibliografia, eventuali contributi di chi ha già manifestato o
manifesterà di volerlo fare, scelta di come pubblicare ed eventualmente con chi,
scelte grafiche, impaginazione, eventuali integrazioni con altre idee che mi
dovessero saltar fuori e tantissime altre cose (che chi non ha mai affrontato,
e da solo - sebbene volutamente da solo come nel mio caso, per scelta - la
scrittura di un libro - di un libro vero, non banale e dai contenuti inediti,
originali ed utili e spendibili - nemmeno immagina). Il mio primo libro appena
nato, dunque, verrà pubblicato in questo 2016. Coordinandomi con gli impegni di
lavoro e di famiglia, penso di pubblicarlo in estate altrimenti lo pubblicherò,
al massimo, in autunno. Ci siamo. Forza del 25 Aprile …. Ebbene, se è vero, come è vero, che
ricorrenze come il 25 Aprile hanno un significato specifico ma anche generale
(che diventa, quindi, culturale), in occasione del 25 Aprile di quest’anno
oltre a concludere il mio primo libro ho fatto alcune riflessioni, continuate
anche in questi giorni, con amici che, muovendo dal significato specifico della
ricorrenza, si sono ampliate restando tuttavia attinenti, molto attinenti. La valenza
del dibattito e del confronto (dai temi forti ma sereni e costruttivi), mi ha
spinto a continuare la scrittura di questo post - funzionale alla mia nascente
attività di autore di libri – con una sintesi delle riflessioni condivise con
gli amici, appunto. Ci stanno benissimo in questo blog e servono anche ai
futuri lettori del mio primo libro come ulteriore guida e orientamento alla
lettura dello stesso. Un carissimo saluto a tutti e arrivederci alle notizie di
effettiva pubblicazione. Luca Fortunato.
1.Se un essere umano mangia, beve, dorme, procrea, cammina,
salta, corre, crea il suo recinto ed i suoi recinti, marca il territorio ecc. ecc.
fa semplicemente quello che prescrive la sua appartenenza al Regno Animalia (secondo Linneo) o Metazoa (secondo Haeckel). Se poi si
comporta anche secondo Cultura è anche un uomo o una donna. E se poi si
comporta anche secondo Etica solo allora diviene dignitoso. Oggi la maggior
parte degli esseri umani mette in pratica quanto il Regno Animalia o Metazoa prescrive
e induce a fare, trascurando la Cultura, dimenticando l’Etica. Un ritorno alla
Natura sembrerebbe. Ed invece no. E’ un regresso (semplicistico) alla Natura.
Perché, paradossalmente, un ritorno non dico alla Natura (del resto
impossibile) ma un ritorno ad occuparsene sul serio esigerebbe esattamente lo
scenario contrario. Basta ragionare in modo serio e sereno per capirlo e
conseguentemente organizzarsi - per far tutto magari - ma in modo diverso, realmente
sostenibile, individualmente dignitoso e credibile ma soprattutto
micro-collettivamente e macro-collettivamente sensato. E se proprio qualcosa va
sacrificato o temporaneamente sacrificato allora andrà sacrificato o andrà
temporaneamente sacrificato qualcosa in seno al Regno Animalia o Metazoa e non certo
in seno alla Cultura né tantomeno in
seno all’Etica visto che da decenni ormai il Mondo sta vivendo una fase di
declino (soprattutto di tipo ecologico e di tipo etico, ma non solo) che si
potrà eventualmente fermare e invertire solo con più Cultura e con più Etica (tanto
a livello individuale, quanto a livello collettivo) e non certo con più
mangiare, con più dormire, con più generazioni, con più
muscoli, con più forza, con più recinti, con più egoismi, con più gerarchie,
con più autoritarismo ecc. ecc. Ed in seno al discorso e alla pratica della
Cultura fondamentale risulta essere, Oggi più che mai, anche, ma non solo
ovviamente, il discorso e la pratica intorno ai Paradigmi di Conoscenza
(Riduzionismo e Olismo). Ed in seno al discorso e alla pratica dell’Etica
fondamentale risulta essere, Oggi più che mai anche, ma non solo ovviamente, il
discorso e la pratica intorno al reciproco riconoscersi e al reciproco
rispettarsi tra gli esponenti dei due Paradigmi di Conoscenza nonché il
coinvolgimento da parte di tutte le Istituzioni di entrambi (ascoltare entrambe
le campane, e non solamente una …). Pratiche etiche e virtuose che però non
possono ignorare il dato di fatto storico: il superamento del Riduzionismo, nel
corso degli ultimi decenni, da parte dell’Olismo specialmente sui casi di
natura complessa (complessità intesa in senso scientifico …..: fattori
multipli, componenti multiple, interazioni non-lineari, comportamenti
emergenti, aspetti caotici; gli organismi viventi (un batterio, un albero, un
animale, una persona così come una colonia batterica, un bosco, una
coltivazione, uno stormo, una folla ecc.) sono sempre – tanto a
livello singolo, individuale, quanto a livello collettivo - un tutto, un
intero, che è maggiore della somma e delle relazioni delle sue parti; Ed
ancora: ruolo del caso, superamento o rivisitazione dello schema deterministico
di causa-effetto, sincronicità, equivalenza massa energia ecc. ecc. ecc.).
2.Il richiamato ritorno ad occuparsi sul serio della Natura per non renderlo illusorio, ancora una
volta illusorio (con tanti blablabla individuali, collettivi, istituzionali
ecc.) dovrebbe avvenire in un’ottica autenticamente olistica e cioè non “sistemica”, “sintetica”, “integrata”, “sinergica”,
“multidimensionale”, “multifattoriale”, “complessa”, “multidisciplinare”, “interdisciplinare”
ecc. per somma, accostamento, aggregazione, ammucchiamento, raggruppamento,
moltitudine ecc. ecc. ma perché sistemica, sintetica, integrata, sinergica, multidimensionale, multifattoriale,
complessa, multidisciplinare, interdisciplinare
ecc. per natura gnoseologica ed epistemologica intrinseca, in sé,
presente pertanto sia a livello individuale, nella singola persona, sia a
livello eventualmente collettivo. Del resto, non è che mettendo insieme tanti
riduzionisti si ottiene l’Olismo! Sempre Riduzionismo si avrà. Non è che
mettendo insieme tanti pezzi, magari specialistici e diversi, di Riduzionismo
si ottiene l’Olismo! Sempre Riduzionismo si avrà! Un solo vero olista si mette
nel taschino decine di riduzionisti sul piano gnoseologico, epistemologico,
scientifico, diagnostico, prognostico (fermo restando che anch’egli come tutti
non ha la bacchetta magica). Una sola e vera frase olistica spazza via interi
capitoli del Riduzionismo (fermo restando che anch’essa come tutte le frasi non
è certezza di verità ma probabilità di verità). Ed ancora: non è che se tu
chiami un riduzionista di fama internazionale, egli è più autorevole di un
olista locale! O non è che se tu chiami un riduzionista pluri-titolato e
pluri-decorato (n.b. sempre presente un certo residuo di mentalità militaresca,
autoritaria …. ) è più autorevole di un olista in erba. Non si possono
paragonare perché collocati in Paradigmi dalla natura gnoseologica ed epistemologica
completamente diversa. Né si può rispondere all’Olismo con il Riduzionismo. Né
si può rispondere agli olisti con i riduzionisti. Né si può colmare l’esigenza
di Olismo con il Riduzionismo anche come Riduzionismo collettivo. Il contrario
invece è possibile perché l’Olismo supera il Riduzionismo senza negarlo. Ma il
Riduzionismo non conosce l’Olismo. Si può, pertanto, rispondere al Riduzionismo
con l’Olismo. Si può rispondere ai riduzionisti con gli olisti. Si possono
colmare le lacune del Riduzionismo con l’Olismo (fermo restando il fatto che il
colmare non sarà assoluto, non sarà Conoscenza assoluta, ma un di più di
Conoscenza, un progresso di Conoscenza. Ma il di più non va inteso: più pagine,
più nomi, più formule ecc. Anzi, un olista intuisce tantissimo ma traduce le
sue intuizioni in pochissime righe. Che tuttavia bastano per agire. Su quelle
poche righe poi volendo si possono scrivere interi romanzi. Ma è cosa diversa.
Il 60-70% di una intuizione (vera, complessa, olistica) è intraducibile con i linguaggi
che l’Uomo ha fino ad ora creato. Di essa, però, di tutta essa, si può
constatare o meno, nella realtà, si può provare, testare, sperimentare nella
realtà, se funziona o meno quello che da essa stessa discende e si deduce. L’Olismo
è un bellissimo paradosso teorico-pratico: si addentra nei meandri più
misteriosi e lontani della teoria e dell’astrazione e della psiche per ricavare
e dare metodiche e rimedi pratici, praticissimi (per il quotidiano, lo studio,
il lavoro, la professione, l’impresa, l’ambiente, l’economia ecc.). Come tutto
ciò possa accadere e cosa accade nell’intermezzo cioè tra le vette teoriche e i
rimedi praticissimi, non lo ha scoperto e non lo ha spiegato ancora nessuno. Fiducia.
La fiducia è il temporaneo o eterno rimedio sulle conoscenze olistiche
(diagnostiche e prognostiche, soprattutto). E la pazienza. La pazienza di
provare, testare, sperimentare cioè che da esse discende, si deduce. Del resto,
anche il Riduzionismo è basato su fiducia e pazienza. Il problema è che il
Riduzionismo è tanto comprensibile e divulgabile quanto praticabile ed
esercitabile da tutti. L’Olismo, invece, è comprensibile e divulgabile da tutti
(volendo. E informandosi e studiando per bene) ma è praticabile ed esercitabile
non da tutti. L’Olismo, per questo, è discriminatorio? Assolutamente no!
Esempio metaforico per capirci in sintesi: di tutti quelli che desiderano giocare
a calcio, tutti possono fare il portiere? O tutti possono fare il
centrocampista? O tutti possono fare la punta? Assolutamente no. Ognuno ha
delle caratteristiche personali che gli consentono di svolgere un ruolo e non
un altro, pur all’interno dello stesso Sport e dello stesso Gioco. Dov’è la
discriminazione? Solo menti limitate o furbe (in ogni caso non intelligenti,
notare bene) possono pensare una cosa del genere. Si tratta di organizzare le eventuali
“squadre di lavoro” o meglio di auto-organizzare
le eventuali “squadre di lavoro” (il 25
Aprile ci guarda ….) assegnando ai protagonisti i ruoli che possono
permettersi di avere. Per il loro bene, per il bene della squadra e per il bene
della Società. Quando tutti vogliono far tutto, e quando i demagoghi a caccia
di voti e/o di consenso fanno passare il messaggio che tutti possono far tutto,
si finisce nei guai.
3.Con la forza, con i muscoli, con l’autorità ecc. non si
possono fronteggiare e di fatto non si fronteggiano le idee. Al massimo si
possono fronteggiare e si fronteggiano le persone che esprimono le idee. Che è
cosa ben diversa. E che, comunque, è atto che sposta la cosa, senza risolverla. Una furbizia che lascia il tempo
che trova. Una falsa sfida, dunque, una falsa gara, una falsa guerra, una falsa
risposta. Come false sono le esistenze di coloro che spostano l’asse del confronto. E le persone così fronteggiate, a
loro volta, potrebbero anche rispondere con la forza, i muscoli ecc. Cosa mai
auspicabile. In ogni caso, le idee restano libere. E libere di girare il Mondo.
Idee che eventualmente potrebbero essere fronteggiate solo da altre idee,
contrarie, legittimamente contrarie, ma idee per l’appunto. Chi è privo della
capacità di ideare o si mette a copiare le idee altrui o sforna pseudo-idee
(idee banali, ad esempio; opinioni fatte passare per idee, altro esempio) o si
mette a gestire, coordinare, rappresentare, editare ecc. le idee altrui o si
mette a fare l’autoritario verso le persone che invece della capacità di ideare
non sono prive o diventa protagonista di uno scenario ibrido rispetto a quanto
evidenziato. In ogni caso, non fa l’unica cosa dignitosa che potrebbe e
dovrebbe fare: farsi da parte e lasciare il campo libero a coloro che, magari
anche su posizioni diverse, legittimamente diverse, sanno però ideare in modo autonomo,
libero e autentico e sanno eventualmente dare vita ad una vera e sana
dialettica, magari anche aspra ma comunque leale e condotta ad un livello alto
e dunque di sicuro effetto di progresso, di sblocco, di evoluzione e di
vantaggio per tutti. Restando, al contrario, al loro posto, con queste modalità
prive di dignità sicuramente ma anche prive di efficacia ed efficienza (di
contenuto e di forma), diventano animali al potere. Perché percependo, da un
lato, anche profondamente, la loro inadeguatezza e il loro falso stare lì dove
stanno (posto, ruolo ecc. non meritato ma avuto per raccomandazione, per
ingerenze del potere, per giochi vari, per un passarci sopra sull’ incoerenza
curricolare ecc.) e percependo, dall’altro lato, il desiderio egoistico ed
egocentrico di non voler mollare l’osso, si trasformano in animali al potere
(scorretti, vili, cattivi, ingenerosi ecc.). Di uomini e soprattutto di donne,
invece, abbiamo bisogno al potere (persone di potere certo, ma leali, corrette,
nobili d’animo, generose ecc. Perché serene nell’animo perché meritevoli di
stare dove stanno e di avere ciò che hanno). Speriamo bene per il Futuro del
Mondo (Un Mondo auguriamoci libero, culturale, etico, umano. E che della Natura
ferita si prenda cura sul serio).
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