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La praticità delle teorie
Bei confronti con belle
persone, in questi giorni. Sono emerse riflessioni davvero utili e per questo,
ho voluto, con questo post, offrire a voi, lettori del mio blog, una sintesi di
esse. Vi ricordo che a novembre pubblicherò l’anteprima di copertina del mio 3°
Libro “Esempi d’Olismo”, libro conclusivo del mio Progetto Editoriale e che
sarà disponibile (in versione PDF) per chiunque me ne farà richiesta (sull’e-mail
lucaf73x@gmail.com) a partire dal 20
dicembre. Ciao a Tutti. E’ stata un’avventura davvero utile e bella! Luca
Fortunato (Matera)
Nei confronti di tutte le teorie, e dunque nei confronti
anche delle mie teorie, così come nei confronti dei teorici, e dunque anche nei
miei confronti, da sempre il popolo si divide almeno in due parti: coloro che
considerano normale il fatto che le teorie abbiano risvolti direttamente pratici,
concreti, applicativi, risolutivi (specialmente in ambito scientifico e
tecnico) e che i teorici siano persone anche pratiche e concrete e coloro che,
invece, si sorprendono di questi aspetti pratici, concreti, applicativi e
risolutivi in merito alle teorie e ai teorici.
Ora, lasciando da parte il fatto evidente che i secondi
abbiano un bel po’ di ignoranza in più rispetto ai primi, la questione riguarda
(come per ogni altra cosa) il paradigma attraverso il quale si guarda alle
cose, alle persone e così via.
Ebbene, di paradigmi culturali attraverso cui guardare e
giudicare le teorie e i teorici ce ne sono tanti e diversi. Personalmente, a
proposito di teorie e teorici, mi sono sempre collocato nel paradigma del
Pragmatismo ed in particolare in quello del filosofo e psicologo americano William
James (1842 – 1910) che consiglio a tutti: ai primi per arricchire la loro già
bella e saggia consapevolezza, ai secondi per evitare che si sorprendano di
cose normali!
E riporto, poi qui di seguito alla fine del post, un passo di
testo tratto appunto dal famoso libro “Pragmatismo” di William James che è
davvero illuminante ed esplicativo.
Mi piace il fatto che sempre più persone inizino a rendersi
conto, finalmente, che i piccoli e i grandi problemi che affliggono la Natura (riconosciuta
dalla Scienza del Novecento come entità complessa quindi dotata di proprietà
emergenti e dunque come un’entità non
riducibile alla somma e alle relazioni delle sue parti costitutive) e che i
piccoli e i grandi problemi che affliggono la Società (divenuta complessa nel
corso del Novecento) richiedano sempre più teoria e teorici (e non pratica e
praticoni). Che il fare e l’agire vanno direzionati secondo teoria. E che
quando non si punta alla teoria e ai teorici i problemi o non si risolvono o si
risolvono solo in apparenza (il che forse è ancora peggio, specialmente quando
vi è anche consenso populista, “democratico”, mediatico che rallenta l’emergere
della verità). Proprio per questo i Paradigmi sono essenziali. Ma tra questi
occorre utilizzare quelli che i fatti, e i fatti storici, dimostrano essere i
migliori e cioè l’Olismo e il Pragmatismo (archiviando i loro opposti e di
fatto superati cioè il Riduzionismo e il Razionalismo).
L’establishment, invece, nel suo complesso, non solo non
punta alla teoria e ai teorici, non solo dimentica (o fa finta di dimenticare)
i Paradigmi ma resta nei Paradigmi sbagliati cioè il Riduzionismo, lo
pseudo-olismo (interdisciplinarità, multidisciplinarità, 360°, lavoro
collettivo ecc.) e il Razionalismo (pretesa di purezza razionale, pretesa di
oggettività, pretesa di superiorità dell’indagine strumentale rispetto all’indagine
clinico-diretta, pretesa di verità assoluta). Con assenza di risultati o con
pseudo-risultati o con approdi francamente risibili. Con un fare senza teoria (a
tentativi: proviamo questo, proviamo quello ….); o con un fare secondo teorie
riduzionistiche (rapporto di causa/effetto, che è stato superato dalla Fisica
moderna); o con un fare secondo teorie pseudo-olistiche (rapporto allargato di
causa/effetto); o con un fare che approda a compromessi, accordi, mediazioni,
presa di parti comuni, pseudo-sintesi, convenienze diplomatiche, sostituzioni
fantasiose ecc. (che possono andar bene per le dinamiche di comportamento tra
esseri umani ma non certo per le dinamiche di microorganismi, piante, animali,
corpo umano, clima, terreno ecc.); o con un fare secondo un Razionalismo che
pretende di ordinare e di ridurre la complessità dei fenomeni e l’eterogeneità
dei contesti e delle situazioni in schemi lineari e geometrici e in tabelle e in
classificazioni rigide e perentorie (badi bene il lettore che Razionalismo non
vuol dire uso della Ragione – che è cosa ottima e che è presente nell’Olismo e
nel Pragmatismo coniugata ed integrata con l’Intuizione propriamente intesa e
non comunemente intesa – vuol dire invece uso esclusivo della Ragione e quindi estremizzazione
della stessa, vuol dire uso parziale della mente che nella sua interezza è, invece,
intuitiva e razionale). N.B. nel mio 3° Libro, dettagli ed esempi di questi
brutti aspetti generali di riduzionismo-razionalismo in merito a noti fatti di
cronaca (locali e nazionali) e come, invece, li avrebbe visti e gestiti
l’Olismo e, in particolare, il mio Olismo. Insomma, critiche con proposte.
Ma le brutte realtà (Riduzionismo, pseudo-olismo,
Razionalismo) sono ormai solo un temporaneo dato di fatto. Sempre più persone,
infatti, hanno finalmente aperto gli occhi e le orecchie e le menti. Questa
volta, la svolta è davvero iniziata. Non corre, non potrebbe. Ma avanza
costantemente ed inesorabilmente. La verità emerge sempre e sempre emergerà.
Anche nell’establishment qualcosa inizia a cambiare. Finalmente. Ma la gente è
attenta e sa distinguere chi dell’establishment per davvero vuol passare
all’Olismo (ha conosciuto, si è documentato, ha capito) e chi invece vuol passare
all’Olismo solo per convenienza e opportunismo. I primi troveranno braccia
aperte, i secondi troveranno pugni chiusi.
Ed infine (prima di lasciarvi a William James) rispondo (pubblicamente)
ad una richiesta che sempre più mi viene fatta: tenere dei corsi, degli
incontri, sull’Olismo e sul rapporto Teoria/Pratica, Teoria/Sperimentazione
ecc. (visto che sono 20 anni che studio queste cose e che da 11 anni le
esercito e le pratico pure e che ora, ultimamente, ne ho pure fatti 3 libri!).
In verità, in precedenti post ho già risposto e ho già dato la mia
disponibilità. Ribadisco, dunque: accetto proposte da valutare e che riguardino
gli ambiti dei miei studi, delle mie competenze e delle mie esperienze (Scienze
Agrarie, pittura astratta, musica blues). Ovviamente, le esplorazioni in altri
ambiti (Filosofia, Storia, Sociologia, Psicologia, Fisica moderna, Fisica
teorica, ecc.) non sarebbero degli sconfinamenti o degli allargamenti impropri
ma, al contrario, sarebbero un qualcosa di assolutamente necessario, di
didatticamente appropriato, di culturalmente adeguato, di legittimamente utilizzato,
di pragmaticamente (e paradossalmente)
utile. L’e-mail per queste cose è sempre la stessa: lucaf73x@gmail.com .
Ed ora il passo di testo (breve ma enormemente significativo
ed esplicativo) che vi avevo annunciato:
Dal libro “Pragmatismo” di William James: [….] Non c’è differenza teorica che non si
esprima in una differenza di fatto e nella condotta conseguente verso di esso.
[….] far prevalere un’attitudine empiristica su quella razionalistica, la
libertà e la possibilità contro il dogma, l’artificialità e la pretesa di una
verità definitiva. Il Pragmatismo non prende posizione per alcun risultato
particolare. Esso è soltanto un metodo.
[…] Le teorie diventano strumenti e non già risposte ad enigmi di cui possiamo
appagarci. Noi non ci appoggiamo ad esse, ci muoviamo in avanti e,
all’occasione, trasformiamo la realtà con il loro aiuto. Il Pragmatismo non
cristallizza le nostre teorie, dà loro un valore di guida e le mette all’opera.
[…]