Post 256
Nel
segno dell’Olismo (3° libro) – seconda parte
Proseguendo dal post
255 di ieri, arricchisco ora il blog con alcuni passi tratti dal mio nuovo e
terzo libro “Esempi d’Olismo”. Buona lettura a Tutti. Luca Fortunato (Matera)
Capitolo I
il Cambiamento climatico (visto dall’Olismo di Gaia)
[….]
Da tutto quanto esposto, discende questo:
noi – esseri umani - non possiamo far nulla nel breve termine
e su piccola scala per evitare gli effetti (per noi negativi) delle reazioni di
Gaia.
Le dimensioni in gioco nelle dinamiche di Gaia, le scale di grandezza,
così come la dilatazione dei tempi, rendono vano e illusorio ogni nostro,
umano, tentativo di sottrarci ai guai che noi stessi (genere umano) abbiamo
stimolato in Gaia se perseguiamo, continuiamo a perseguire, azioni ecologiche
su piccola scala (dove per piccola scala si intende non-globale) e secondo
programmi a breve termine (dove per breve termine si intende inferiore ai 50
anni).
Dispiace per quell’ambientalismo e per quelle politiche e per
quei protocolli, e per quei “negoziati” che credono che addirittura ognuno di
noi - come individuo ! - possa far
qualcosa per l’Ambiente! O che ogni Paese possa far qualcosa per l’Ambiente!
Che crede nei piccoli passi, nelle piccole azioni, nei piccoli esempi, nelle
eccezioni virtuose, nelle comunità da premiare ecc. Fosse anche nella “somma”
di tanti virtuosi e delle loro belle azioni. O nello “sviluppo sostenibile”.
Dispiace ma non è così che stanno le cose. Le evidenze scientifiche mostrano e
dimostrano altro.
Dispiace anche per quella parte dell’establishment
tecnico-professionale collocata nel Riduzionismo che – in evidente imbarazzo e
difficoltà – prova in modo del tutto sbrigativo e superficiale ad etichettare
l’Ipotesi Gaia come opinione ed
opinionismo e si rifugia e si trincera dietro l’applicazionismo in merito al
cambiamento climatico cioè al dover semplicemente applicare conoscenze e
professione. Non solo il lettore comprende benissimo - alla luce di quanto
esposto nel presente capitolo - che tale posizione è del tutto slegata dalla
realtà scientifica in corso ma che essa è anche priva di serietà metodologica e
dunque di efficacia ed efficienza:
esistendo un cambiamento
in merito al clima, come è mai possibile applicare conoscenze climatologiche
del Passato o già applicare nuove conoscenze che mentre le si tenta di fissare
sono già cambiate?
Si potrà ritornare ad un sano applicazionismo
tecnico-professionale quando e se il clima si sarà nuovamente stabilizzato,
conclusasi l’attuale fase di cambiamento, e cioè – se pure – tra 50 o 100 o 150
anni, chissà.
Nel frattempo, se non ci saranno politiche ed azioni
ecologiche estreme e radicali in tutti i Paesi del Mondo, contemporaneamente
e continuativamente, e in ogni ambito di essi (agricoltura,
industria, servizi, energia, urbanizzazione, demografia ecc.) nulla di serio e
nulla di efficace verrà fatto. E le reazioni di Gaia continueranno, e i guai
aumenteranno, ed il punto di non-ritorno verrà raggiunto. Nessun pessimismo.
Nessun catastrofismo. Solo realismo.
[….]
Capitolo II
Agricoltura: alcuni
aspetti lavorativi sociali, economici e politici
(visti dall’Olismo)
1. Il
lavoro agricolo (problematiche, anche burocratiche e soluzioni, anche
intelligenti)
La stima del fabbisogno di lavoro agricolo è qualcosa di complesso (cioè di non riconducibile, di
non riducibile, ad una linearità ed ad una somma delle componenti in gioco) e
pertanto necessita di Olismo (e non
di Riduzionismo).
Occorre basarsi su dati ed elementi oggettivi e razionali ma
non basta elaborarli in modo oggettivo e razionale. Occorre che l’elaborazione
degli elementi oggettivi e razionali sia un’elaborazione completa cioè
razionale e intuitiva, oggettiva e soggettiva. Che, in pratica, sia
un’elaborazione olistica.
Necessariamente.
Le variabili, infatti, che influenzano il numero di ore di
lavoro all’anno (o il numero di giorni di lavoro all’anno) necessario per la
coltivazione o per l’allevamento sono troppo numerose e diversificate (variabili
climatiche, pedologiche, varietali, tecniche, tecnologiche, organizzative ecc.)
per poter essere valutate in modo esclusivamente razionale, analitico ed
algoritmico senza il necessario supporto intuitivo, sintetico ed euristico. E
sono altresì così specifiche per ogni azienda (ogni azienda è un caso a sé) che
non possono essere valutate in modo induttivo e generalizzato ma occorre che
siano valutate in modo deduttivo e peculiare.
Se poi si aggiungono anche problematiche burocratiche (con le
tipiche ristrettezze di veduta dei burocrati), la questione diviene molto
complessa. Ma anche più avvincente (sotto il profilo teorico, scientifico,
tecnico, professionale, paradigmatico, metodologico, legale, sociale
ecc.).
Ebbene, qui di
seguito riporto passi di testo, significativamente ed autenticamente olistici (e dunque intuitivi, sintetici,
euristici, deduttivi ecc.) tratti da 2 consulenze di 23 in totale che il
sottoscritto ha finora svolto in materia di stima del fabbisogno di lavoro
agricolo sia in qualità di CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) presso il Giudice
del Lavoro del Tribunale di Matera, sia in qualità di Consulente di Parte in
ambito civile e penale, e che ben esemplificano la soluzione di problemi del
genere.
Buona lettura.
[…..]
2. La
sicurezza in agricoltura (più complessa di quel che normalmente si pensa)
In tema di sicurezza in Agricoltura, gli addetti ai lavori
trattano, aggiornano, divulgano,
sensibilizzano ed esercitano (e anche bene devo dire) di normativa, di
controlli, di tecnologia, di casistica, di formazione, di aggiornamento
ecc. Tutte cose ottime, necessarie e
fatte bene. Prese, però, singolarmente. A pezzi. A settori. A segmenti. E
dunque, alla fine dei conti, si rimane sempre e solo nel Riduzionismo.
L’insieme, il tutto, o è inesistente o resta incompleto e frammentato, non
integrato. Non esiste, in pratica, non esiste ancora, un Sistema Sicurezza in Agricoltura. Perché l’ammasso di normativa,
controlli, tecnologia, formazione ecc. resta privo del legante e dell’aspetto
essenziale della questione cioè del quid
problematico e quindi del quid
risolutivo. Del Sole attorno al quale tutti i pianeti (normativa, controlli,
tecnologia, formazione ecc.) dovrebbero, devono, muoversi. Che è rintracciabile
nell’aspetto teorico-scientifico, ed in chiave olistica, della sicurezza in
generale e qui, specificatamente, in Agricoltura.
Di seguito, in questo brevissimo ma “pesante” paragrafo, propongo
la mia teoria-intuizione in merito. Poi, chi
eventualmente vorrà svilupparla e provarla, sperimentarla ed applicarla
(costruttori, collaudatori, venditori, imprenditori agricoli, operatori ecc.)
potrà farlo (sempre nel rispetto del diritto d’autore).
Ebbene, farò l’esempio classico di un agricoltore e della sua
trattrice con l’aratro. È un esempio davvero generale (ma non generalizzato, si badi bene) e pertanto valevole e
declinabile (con un minimo di lavoro di adattamento) per ogni situazione
macchina/operatore.
[…..]
E la mia intuizione-teoria mostra ancora una volta (ed anche in
questo ambito di cui “non mi occupo” ma nel quale posso contribuire ad aiutare “chi
se ne occupa” ….) tre cose:
- il
Riduzionismo è davvero una piaga (a cui è possibile rimediare con l’Olismo);
- la
pratica senza teoria è davvero una peste;
- la
tecnologia non integrata con la dimensione umanistica (specialmente nella sua
componente psicologico-comportamentale) è solo un’illusione.
Auguri (a chi ne ha davvero bisogno).
[…..]
3.Vincoli politici in agricoltura (…. Esistono
sempre. Riconoscerli, gestirli o superarli)
[…]
Quello che mi preme esplicitare è il seguente aspetto:
la confusione – di cui giustamente scrive il prof. Bandini –
tra i vincoli di natura politica da una parte e le leggi e la normativa
dall’altra parte, assume - soprattutto Oggi, epoca tra le più analitiche,
scisse, frammentate e disgregate di sempre – la forma e la sostanza di una riduzione (Riduzionismo) della Politica
(giusta o sbagliata che sia) alla sua traduzione in atto (per mezzo delle
leggi, delle norme ecc.).
La cosa – la riduzione - oltre ad essere sbagliata in quanto
non corrispondente alla realtà o meglio corrispondente solo ad una parte della
realtà ma non alla sua interezza è anche e soprattutto un guaio sotto il
profilo dell’efficacia e dell’efficienza delle azioni (tanto teoriche quanto
pratiche) poste in essere da parte di tutti i soggetti coinvolti, in questo
caso coinvolti in Agricoltura (agricoltori, commercianti, tecnici, tecnologi,
professionisti, economisti, sindacalisti, politici, cittadini) perché tiene
fuori aspetti (consuetudini, usi, abitudini, prassi, forme indipendenti e
discrezionali di intervento, scelte ecc.) che operano ed influenzano la realtà
agricola e spesso e addirittura in modo più determinate delle leggi, delle norme
ecc.
E tali aspetti sono aspetti politici (come vedremo meglio tra poco), e sono aspetti politici a prescindere dalla contingenza
della Politica (i partiti del momento, i movimenti del momento, le sigle, i simboli,
gli slogan, le elezioni, le campagne elettorali, i candidati, il voto, il
non-voto, gli eletti, le cariche, le alleanze ecc.), e sono aspetti politici che riguardano tutti e che
tutti devono tener presente, secondo un approccio olistico, si esercitasse anche l’aspetto più tecnico o l’aspetto
più didattico-formativo o l’aspetto più etico.
Ogni agricoltore, ogni agronomo, ogni industriale agroalimentare,
ogni docente d’Agraria, ogni sociologo rurale, ogni cultore di diritto agrario
ecc. esercita ed agisce in un determinato momento del suo Paese caratterizzato
da una determinata Politica (tradotta e non tradotta in leggi).
Ognuno, quindi, non può scindere le “sue cose” dal tutto. Se
lo facesse, commetterebbe un atto di Riduzionismo. Ancora legittimo (in quanto
le leggi sono rimaste indietro ….) ma sbagliato e inadeguato (come il progresso
della Scienza, della Tecnica, dell’Economia, della Sociologia e della Cultura
mostra e dimostra negli ultimi decenni). E siccome l’Olismo è legittimo, è
anch’esso legittimo, sta all’intelligenza e all’etica delle persone fare la
scelta giusta (a proposito: la scelta, ogni scelta, lo scegliere, è un atto politico).
Dunque, la prima cosa, la cosa fondamentale – ed è di ciò che
mi occupo in questo libro, in questo paragrafo - è riconoscere i vincoli
politici esistenti, comunque esistenti. Riconoscere la loro tipologia. Con i
relativi punti di forza e punti di debolezza. In senso oggettivo. A prescindere
dalle preferenze politiche che ognuno di noi può avere. Essere consapevoli
dell’esistenza di tali aspetti politici, siano essi tradotti in leggi e norme
siano essi non tradotti in leggi e norme. Per riconoscerne i tratti nella
mentalità e le influenze sul comportamento dell’agricoltore, del commerciante,
dell’industriale, dell’agronomo, dell’economista, del burocrate ecc. Per
gestirli in modo realistico e virtuoso. Per una interezza olistica, per una
completezza olistica, per una complessità olistica che non può essere né
ridotta né ignorata. Affinché il fare (imprenditoriale, economico, tecnico,
tecnologico, sindacale, formativo, didattico ecc.) sia in sintonia con il
contesto e cioè sia realistico. Battersi, poi, eventualmente, per cambiare il
contesto è altra questione. Ma anche un’azione per il cambiamento non potrebbe
comunque e mai prescindere dalla conoscenza e dal riconoscimento della realtà
(tutta). Anzi ….
[….]
Capitolo III
Verde Urbano d’Italia: nobili scopi,
metodi sbagliati
(… e discutibili compromessi)
Dimostrazioni
olistiche e casi recenti:
I pini del Quartiere Lanera a Matera
Il lettore potrà ricordare o potrà conoscere agevolmente,
attraverso il Web, la vicenda degli alberi di pino nel Quartiere Lanera nella
Città di Matera (tutti gli aspetti sociali, civici, polemici, mediatici, legali,
tecnici e professionali della vicenda). I media
(compresi i social) infatti l’hanno
trattata abbondantemente e con dovizia di particolari.
Ed il presente paragrafo è aggiornato al 9 ottobre 2018 cioè
al giorno in cui sono ripresi i lavori nel cantiere (che sono in corso) cioè è
aggiornato fino al giorno in cui la vicenda dialettica si è conclusa e si è
dato materialmente inizio all’accordo raggiunto.
Da allora, tuttavia, sono rimasti vivi (e sempre tali
rimarranno) i significati negativi (come avremo modo di vedere nel corso del
presente paragrafo) di tipo culturale, paradigmatico, metodologico,
scientifico, tecnico, professionale, deontologico, legale, politico, istituzionale
ecc. che hanno caratterizzato e ancora caratterizzano la vicenda (al di là
delle voci e delle opinioni populiste e demagogiche che vorrebbero far passare
una lettura positiva della vicenda e specialmente dell’accordo finale raggiunto).
Significati negativi su cui è bene che si rifletta, esercitando il diritto di
cronaca e il diritto di critica, e per almeno due motivi:
il primo, tenere vivo il ricordo di una così brutta vicenda
con la speranza che si possano evitare altre e simili cose; il secondo, poter
disporre, volendo, di una libera ma motivata critica (specialmente sul piano
tecnico-scientifico) atta a gestire eventuali e future ripercussioni della
vicenda (specialmente di tipo tecnico-legale e che mai si potranno escludere,
come avremo modo di vedere nel corso del presente paragrafo).
In particolare, ciò che vado ad affrontare è l’aspetto paradigmatico in seno alla vicenda, che
è l’aspetto più importante di tutti (sia in senso scientifico, sia in senso
tecnico, sia in senso professionale, sia in senso civico, sia in senso politico,
sia in senso culturale).
E si è trattato, si tratta ancora e si tratterà sempre (comunque
dovesse ancora ed eventualmente svilupparsi nel corso del tempo) di un’altra
brutta vicenda “all’italiana” perché tutti i soggetti coinvolti hanno trascurato
… proprio l’aspetto paradigmatico.
[….]
Una perizia è l’insieme
inscindibile di 3 fasi: 1. acquisizione dei dati (visivi e/o strumentali);
2. elaborazione ed interpretazione metodologica dei dati (secondo un
determinato Paradigma); 3 conclusioni (da utilizzare da parte del Committente).
In pratica, una perizia è un intero: o la si prende tutta intera o la si rigetta tutta intera. […..]
E quando, e se, due o più perizie divergono nelle conclusioni
(come nel caso di cui trattasi e a dimostrazione che la Scienza e la Tecnica
non danno - né potranno mai dare - oggettività assolute, verità assolute,
conclusioni unanimi, ecc.) occorre sceglierne una di perizia (proprio perché ogni perizia è un intero metodologico-paradigmatico inscindibile, motivando la scelta ed assumendosi
il rischio e la responsabilità della scelta) oppure se non si è in grado di
scegliere o non si vuole scegliere occorre rivolgersi alla Magistratura (che
con l’ausilio di tecnici terzi - CTU o
Periti – dirime la questione e decide in merito).
[….]
Ed ora veniamo agli aspetti paradigmatici della vicenda dei
pini di Lanera. A proposito: in funzione del contenuto delle conferenze stampa
riportato dai media (una conferenza
stampa per ogni perizia) mi è possibile esercitare il diritto di cronaca e il diritto
di critica anche e soprattutto per la piena sufficienza degli elementi
tecnico-scientifici presentati e divulgati.
Ma vi è ancora un passaggio: ricordiamo, in maniera
schematica, la differenza paradigmatica tra il Riduzionismo e l’Olismo circa l’albero in generale:
Posti: A (albero), C
(chioma: branche, rami, foglie ecc.), F (fusto: corteccia, libro, legno ecc.),
R (apparato radicale), abbiamo:
1.Paradigma del Riduzionismo: l’albero è un sistema vivente di tipo
bio-meccanico. Pertanto, l’albero è una entità riducibile, riconducibile,
uguale alla somma delle sue parti costitutive: A = C + F + R . I fondamenti
teorici si trovano nella Filosofia e nella Scienza avutesi dal Seicento fino
alla fine dell’Ottocento/primi anni del Novecento (Meccanicismo: abiotico e
biotico). Le metodologie di studio e di indagine sull’albero e sulle sue
caratteristiche e dinamiche (classificazione botanica, morfologia, anatomia,
fisiologia, patologia, salute, malattia, stabilità, instabilità, relazioni
ambientali ecc.) sono di tipo analitico, induttivo, algoritmico, razionale,
lineare (esempi: divisione in generi e specie, per la classificazione botanica;
metodologie VTA, SIA, SIM, TSE, per la
valutazione di stabilità; nesso di causa/effetto tra microorganismo e malattia,
per la patologia vegetale). Caratteristiche cognitivo-metodologiche: uso della
vista, uso dell’analisi, uso dell’induzione, uso integrativo della tecnologia,
uso dell’algoritmica anche per le conclusioni (si inquadra il caso in esame in
schemi prestabiliti: tabelle, classi ecc.). Scienze di base: fisica classica,
biologia, bio-fisica;
2.Paradigma dell’OLISMO: l’albero è un sistema vivente di tipo complesso
cioè è un organismo vivente e quindi è dotato anche di proprietà e dinamiche di
tipo emergente (come da Emergentismo). Pertanto, l’albero è una entità maggiore
della somma delle sue parti costitutive:
A = (C + F + R) + q . Dove q simboleggia il quid emergente (semplice o composto) dell’albero. Ed ogni
albero ha il suo quid, sia se è un albero isolato sia se è un albero come
componente di un nucleo arboreo (gruppo, filare, bosco, pineta ecc.). In
quest’ultimo caso il quid dell’albero singolo è particolarmente
determinato-influenzato dalle caratteristiche del collettivo, del Tutto (nucleo
arboreo). I Fondamenti teorici si trovano nella Filosofia e nella Scienza
avutesi dai primi del Novecento a tutt’oggi (Organicismo e Vitalismo). Le
metodologie di studio e di indagine sull’albero e sulle sue caratteristiche e
dinamiche (classificazione botanica, morfologia, anatomia, fisiologia,
patologia, salute, malattia, stabilità, instabilità, relazioni ambientali ecc.)
sono di tipo sintetico, deduttivo, euristico, intuitivo, non-lineare (esempi:
esistenza di “tipi”, per la classificazione botanica; metodica V.O.S.A. -
autore Luca Fortunato - per la valutazione di stabilità; pool di cause e
concause per l’insorgenza di una malattia, per la patologia vegetale).
Caratteristiche cognitivo-metodologiche: uso della vista anche ed eventualmente
integrata dall’uso degli altri 4 sensi, uso della percezione, uso
dell’intuizione, uso della deduzione, uso discrezionale della tecnologia, uso
dell’euristica anche per le conclusioni (in funzione della specificità del caso
in esame si valuta se è possibile inserirlo in schemi prestabiliti o se è
possibile inserirlo in schemi prestabiliti da modificare o se occorre creare
nuovi schemi interpretativi). Scienze di base: fisica moderna, biologia,
ecologia, teoria dei sistemi, neurobiologia vegetale, teoria della complessità.
[….]
Questo infatti è il grosso, contradditorio e paradossale
problema che la Società deve affrontare e che anche la vicenda dei pini di
Lanera esemplifica (purtroppo):
il fatto cioè che sia il Riduzionismo sia l’Olismo sono
attualmente legittimi, entrambi pienamente legittimi, ma solo l’Olismo è valido
anche sotto l’aspetto del progresso delle conoscenze scientifiche (che non va
confuso o peggio ancora non va identificato con l’evoluzione tecnologica). In
pratica, si dovrebbe legiferare contro il Riduzionismo, ormai anacronistico
sotto il profilo del progresso delle conoscenze scientifiche. Non lo si è
fatto, non lo si fa ancora. Ma prima o poi lo si dovrà fare. Intanto, se si
vogliono garantire i cittadini (e la Natura) non ci si può non rivolgere
all’Olismo. E’ un atto valido scientificamente e legalmente. Invece,
rivolgendosi ancora al Riduzionismo si commette un atto valido solo formalmente
(legalità) ma non anche sostanzialmente (scientificità). Ed il lettore ha
elementi sufficienti per iniziare a farsi un’idea …. In particolare: sotto gli
alberi, in questo caso, chi può garantire sicurezza la forma oppure la sostanza?
O meglio: solo la forma (il
Riduzionismo) oppure la forma insieme
alla sostanza (l’Olismo)?
Del resto, nello specifico settore professionale della
valutazione di stabilità degli alberi non esiste alcun obbligo a seguire un
determinato paradigma, un determinato metodo, un determinato protocollo, una
determinata classificazione ecc. Il fatto che esistano protocolli, linee guida
ecc. è appunto solo un fatto, un dato di fatto. Così come è solo un dato di
fatto che determinati professionisti scelgano un paradigma, un metodo, un
protocollo, una linea metodologica, di aderire alla Società X, di uniformarsi
alla Scuola Y, ecc. e che, invece, altri professionisti scelgano altro. Non vi
è maggior garanzia nello scegliere l’uno o l’altra cosa. In Italia, l’unica
vera ufficialità è che il soggetto deve
avere i requisiti di Legge per ricevere l’incarico di valutazione di stabilità
degli alberi cioè deve avere il titolo di
studio (Laurea in Agraria), deve avere l’abilitazione all’esercizio professionale (Esame di Stato), deve
avere l’autorizzazione all’esercizio
professionale (Iscrizione all’Albo dei Dottori Agronomi e dei Dottori
Forestali). Tutto il resto è libertà e responsabilità.
[….]
il Riduzionismo: l’albero con il problema o gli
alberi con il problema, hanno il problema. Gli altri alberi del nucleo arboreo
su cui non si riscontra (visivamente e/o strumentalmente) il problema, non
hanno il problema.
lo pseudo-olismo: un albero o più alberi del nucleo
arboreo hanno il problema quindi tutto il nucleo arboreo ha il problema.
l’Olismo: un albero o più alberi del nucleo
arboreo hanno il problema quindi tutto il nucleo arboreo ha certamente il
problema (quid del nucleo arboreo) ma
ogni albero ha, vive il problema secondo un grado, un’entità, un’incidenza, in
funzione della sua individualità arborea (quid
arboreo, di ogni albero);
In pratica, il vero Olismo si guarda sia dal compiere l’errore analitico e individualistico (di decontestualizzazione dell’albero) del Riduzionismo (un albero o è isolato
o è parte di un nucleo arboreo è sempre una singola entità, indipendente in
fisiologia, stabilità, malattia, instabilità ecc. dagli altri alberi e pertanto
è da studiare e da valutare a sé) sia
dal compiere l’errore di generalizzazione
induttiva dello psuedo-olismo (per eccessiva importanza data alle relazioni
fisiologiche, statiche, patologiche ecc. che esistono tra alberi vicini e
facenti parte dello stesso e definito nucleo arboreo).
L’Olismo (quello vero) porta a sintesi (necessariamente
tramite intuizione) l’individualità
di ogni albero (quid arboreo) con
l’individualità del nucleo arboreo (quid
del nucleo arboreo), sapendo che il Tutto (il nucleo arboreo) è dotato di
dinamiche emergenti ed influenza ogni sua singola parte (ogni albero) ma che
ogni albero (essendo già un piccolo tutto) è dotato a sua volta di proprie e
specifiche dinamiche emergenti.
[….]
La cosa è contraddetta dall’esperienza e dalla casistica: si
spezzano o si schiantano al suolo anche alberi – e di ogni tipologia botanica,
di ogni età ecc. - il cui legno è in perfette condizioni così come, d’altra
parte, restano e continuano a restare integri o in piedi anche alberi – sempre
di ogni tipologia botanica, di ogni età ecc. - il cui legno è in pessime
condizioni. E quindi la tesi, l’equazione sanità
del legno = stabilità dell’albero non funziona.
[….]
Una perizia visiva e una perizia visiva e strumentale: se
sono entrambe effettuate da tecnici
abilitati sono entrambe complete, intere. Ed entrambe utilizzabili (così come
sono), per giunta se approvate e retribuite dal Committente (specialmente
pubblico). Altro discorso, invece, è se
una perizia abbia una buona scientificità o una scarsa scientificità (paradigma
utilizzato, metodo utilizzato, in linea o non in linea rispetto al progresso
delle conoscenze scientifiche, ecc.). Non bisogna confondere i discorsi, gli
aspetti, gli scenari.
[….]
Inoltre, una perizia (qualsiasi perizia) è l’insieme di dati
(visivi e/o strumentali) e di interpretazione
dei dati. Anche in caso di indagine strumentale la perizia non è la serie dei
dati (misure, immagini ecc.) che gli strumenti forniscono. I dati, visivi e/o
strumentali, vanno sempre e comunque interpretati.
Vanno interpretati soggettivamente. I
dati oggettivi vanno interpretati in modo soggettivo.
Sempre.
Per questo il soggetto deve
essere abilitato e non può essere un semplice cittadino (che magari pure ci azzecca,
ma non basta). La soggettività deve essere garantita (laurea, esame di stato,
iscrizione all’Albo) ma non la si può eliminare. La soggettività garantita è
una soggettività oggettivamente valida. Cioè è oggettività! Strano ma
vero. Anche per questo non vale la pena avventurarsi nella distinzione tra
“soggettivo” e “oggettivo”. Credetemi. Basta un teorico pratico di Logica
(settore della Filosofia) che si può finire
nei guai.
[…..]
nella Scienza e nella Tecnica le cose devono funzionare sia
in teoria sia in pratica (se funziona solo in teoria è Filosofia – che è cosa
ottima ma non è Scienza e non è Tecnica. Se invece funziona solo in pratica è esperienza
fortunata o coincidenza fortunata – che
è cosa ottima ma non è Scienza e non è Tecnica).
Ebbene, da un punto di vista teorico (principi fisici ed equazioni
fisiche) il metodo VTA è inconciliabile
con il metodo SIA-SIM. Il VTA è valido di per sé (sempre all’interno del
Riduzionismo, sia chiaro), così come è valido il SIA-SIM (sempre in termini
riduzionistici, sia chiarissimo). Ma sono metodi tra di loro alternativi, sul
piano teorico. Che si escludono a vicenda, dal punto di vista della teoria
scientifica. O si usa il VTA o si usa il SIA-SIM, per stare nell’esattezza anche
teorica. La loro integrazione, dunque, è solo agita in pratica (quando e se
viene agita da qualcuno, il mondo è bello perché è vario ….) ma non è
possibile, non esiste anche a livello teorico (sarebbe come affermare che 3
(VTA) + 5 (SIA-SIM) = 9. Uno può anche sostenere, dire e scrivere 3 + 5 = 9 ma
la Matematica - la teoria - lo smentisce).
[….]
La sicurezza dei cittadini e la tutela degli alberi
richiedono Scienza e Tecnica (per quanto limitate, imperfette, relative,
temporanee e probabilistiche siano) e non certo un gioco a dadi (per quanto
fortunato possa essere).
Ora, in alternativa a tutto ‘sto Riduzionismo come avrebbe
agito invece l’Olismo?
[….]
Posso solo dire cosa avrebbe fatto il mio Olismo. E pertanto, per non ripetermi, rimando il lettore al 1°
capitolo del mio Primo Libro dove ritroverà la presentazione paradigmatica
della mia metodica V.O.S.A. (Valutazione Olistica di Stabilità degli Alberi) e le
mie esperienze in merito anche sugli alberi di Matera e dunque anche sui pini
di Lanera (anno 2009).
1° P.S. Faccio notare
che nel 2009 li ho salvati tutti quei pini! Nessuno da abbattere! Raccomandando
tuttavia un monitoraggio nel tempo proprio perché ogni albero ha comunque e
sempre il suo quid ed è dinamico. E
faccio notare altresì che la mia perizia olistica (collocata nel Paradigma
dell’Olismo) ha funzionato perfettamente. Infatti, nessun pino, a Lanera, si è
schiantato al suolo o si è spezzato dopo il mio lavoro ed entro la validità
temporale del mio lavoro. C’è stato un solo caso di schianto arboreo (fortunatamente
senza vittime) avvenuto nell’anno 2016 e dunque 7 anni dopo la mia perizia e
quindi oltre la sua validità temporale cioè 2 anni. Del resto, il limite
massimo di validità temporale di una qualsiasi altra valutazione di stabilità
arborea sarebbe stato di 5 anni. Nessun protocollo o nessun autore, infatti,
stabilisce una validità temporale oltre i 5 anni. Ed è giusto. Oltre i 5 anni
(che è già tanto, anzi tantissimo) sarebbe pura follia scientifica o meglio
sarebbe fantascienza, specialmente Oggi in regime di cambiamento climatico e
proprio riguardo alla valutazione di
stabilità arborea che non è una scienza (figuriamoci quindi se può essere
addirittura una scienza esatta!) ma
che è – in qualsiasi Paradigma la si collochi e attraverso qualunque
metodologia la si faccia - una disciplina
tecnica basata sulla Scienza (che è cosa diversa, molto diversa, in cui
l’intuizione, l’euristica, l’esperienza e le caratteristiche personali del
valutatore giocano un ruolo fondamentale, devono giocare un ruolo fondamentale.
Altro che “oggettività strumentale”! Come se gli alberi fossero pali di legno,
pilastri di cemento, tralicci d’acciaio ecc. ecc. ecc.).
2° P.S. Come tutti i
lavori del Mondo, anche il mio lavoro di redazione dell’Anagrafe arborea del
Comune di Matera (anno 2009) – e quindi comprensiva dei pini di Lanera - ha
avuto pregi e difetti, punti di forza e punti di debolezza. Era inevitabile. Ma
almeno in questo settore cioè la valutazione di stabilità degli alberi
posso affermare (ed ora a ragion maggiormente veduta, visti i lavori altrui!)
che i difetti e i punti di debolezza dei miei lavori sono stati ben poca cosa
rispetto agli enormi difetti e agli enormi punti di debolezza dei lavori degli
altri! Anche perché i difetti e i punti di debolezza dei miei lavori sono stati
solo di tipo formale (errori di battitura, confezionamento della perizia non
proprio ottimale, errori di distrazione, motivazioni eccessivamente sintetiche,
ecc.) e sono stati pure ampiamente
giustificati dai tempi di incarico e dalla dimensione di incarico (soli 30
giorni per più di 1000 alberi!), mentre i difetti e i punti di debolezza dei
lavori altrui sono gravemente di tipo
sostanziale (scientificità dubbia o addirittura assente: per paradigma
anacronistico, per scarsa o confusa metodologia, per conclusioni poco credibili
o bizzarre). Quanto, poi, ai pregi e ai punti di forza dell’ Anagrafe arborea
da me redatta (che, ricordo, è stato un lavoro approvato, retribuito ed
utilizzato dall’Amministrazione comunale, pure presentato a cittadini e
ambientalisti in una apposito incontro in Comune, pure riportato su tutti i
principali giornali locali – Gazzetta del Mezzogiorno, Il Quotidiano della
Basilicata, La Nuova del Sud) essi risiedono nell’essere collocati in un
meraviglioso Paradigma (l’Olismo) a cui, per giunta, ho contribuito (ed in modo
assolutamente inedito) come autore, come teorico e come professionista
all’opera (mia metodica V.O.S.A., per l’appunto) e che il tempo e i fatti
(comportamento degli alberi entro i tempi di validità temporale del mio lavoro)
hanno dimostrato essere giusto. Circa, invece, i pregi e i punti di forza dei
lavori altrui, essi sicuramente esistono (per teoria, infatti, tutti i lavori
del Mondo hanno pregi e difetti, punti di forza e punti di debolezza). Ma,
sinceramente, non riesco a trovarli! Ci sono (per teoria), ma dove sono (in
pratica)? Boh ... Mi sforzerò anche in questo tipo di ricerca! Promesso!! J
Appendice del Progetto Editoriale
In (quasi) buona compagnia: chi la
pensa (quasi) come me
[…..]
viene utilizzato l’aggettivo olistico ma viene utilizzato in modo
improprio cioè come sinonimo di “completo” o come sinonimo di “a 360° “ o come
sinonimo di “integrato”, o come sinonimo
di “multidimensionale” ecc. Sappiamo invece – e non solo dai miei scritti ma
dai dizionari, dalle enciclopedie, dai libri sull’Olismo, delle pratiche
olistiche, dalla storia del termine, dall’uso moderno del termine ecc. – che olistico si riferisce all’Olismo e che dunque l’aggettivo olistico si riferisce certamente a qualcosa
di “completo”, “a 360° “, “integrato”, “multidimensionale” ecc. ma vuol dire
anche molto di più (proprietà emergenti, necessità dell’intuizione,
contrapposizione al Riduzionismo ecc.). In realtà non vi sono sinonimi di olistico. È un termine unico ed andrebbe
utilizzato con prudenza ma soprattutto correttamente. Inoltre, vi è anche una
contraddizione sostanziale: nel testo, viene usato l’aggettivo olistico parlando di analisi del Sistema. L’analisi è il
cardine del Riduzionismo a cui si contrappone l’Olismo con il suo cardine che è
la sintesi e specificatamente la sintesi intuitiva che dunque non è la
normale e canonica sintesi intesa come aggregazione, congiunzione ed unione di
diversi aspetti e dati analitici bensì una sintesi iniziale dalla quale, poi,
dedurre diversi aspetti ed implicazioni. E’ diverso, è molto diverso. Ed è in
gioco la possibilità di conoscere (maggiore con l’Olismo, minore
con il Riduzionismo): pensiamo al dover valutare la stabilità di un albero o al
dover valutare gli effetti di un inquinamento da fitofarmaci o al dover stimare
aspetti della realtà agricola nell’ambito di una controversia giudiziaria, ecc.).
Bisognava (bisogna) parlare di studio
del Sistema o di conoscenza del
Sistema ma il termine “analisi” … proprio non ci sta! (è un errore tecnico ma
anche culturale).
[….]