Mission del Blog: esprimere libere opinioni su fatti di cronaca ritenuti significativi circa la Sfida, in corso da tempo, tra i Paradigmi dominanti del Nostro Tempo: da una parte, il Riduzionismo (il Tutto è uguale, riducibile, alla somma e alle relazioni delle parti di cui è composto), dall’altra l’Olismo (il Tutto è maggiore della somma e delle relazioni delle parti di cui è composto). Il Riduzionismo, paradigma analitico, razionale, algoritmico, induttivo, lineare. L’Olismo, paradigma sintetico, intuitivo, euristico, deduttivo, non-lineare. Con tutte le conseguenze (teoriche, filosofiche, gnoseologiche, epistemologiche, metodologiche, pratiche, lavorative, quotidiane) che ne conseguono …. (e ne devono conseguire …. legittimamente e liberamente ….. per il progresso della Società …..)

domenica 30 dicembre 2018

Comunicazioni di servizio


Post 258
Comunicazioni di servizio  

Il mio sito agriluca.com sta per chiudere (la tecnologia è ormai superata e non mi consente diverse azioni che vorrei  mettere in atto – video, musiche, foto particolari, contributi di colleghi, amici ecc. - nonché è una facile preda degli hacker che nel frattempo avrete eventualmente la pazienza di sopportare) ma rinascerà, nel corso del 2019,  (con nuova tecnologia, più potente, più sicura) nell’ambito del mio Unico e nuovo Sito (che sto ideando e che lancerò tra qualche mese). Ne vedrete delle belle! Ve lo assicuro. Come sempre, del resto. Anche per questo, il contatto e-mail che già conoscete per acquistare i miei libri ( lucaf73x@gmail.com ) può essere utilizzato anche al fine di propormi collaborazioni che verranno mostrate nel nuovo ed Unico Sito riguardo a: Scienze Agrarie, Pittura astratta, Musica Blues, Viaggi e Territori. Il tutto sempre nel Paradigma dell’Olismo. Ovviamente. A presto, dunque. E Felice 2019! Luca Fortunato (Matera)   

sabato 29 dicembre 2018

Nel segno dell'Olismo (3° libro) - terza ed ultima parte


Post 257
Nel segno dell’Olismo (3° libro) – terza ed ultima parte

Ulteriormente arricchendo il blog, integro ora, e completo, i precedenti post n. 255 e n. 256. Buona continuazione di lettura, dunque. E un augurio: 

con le persone che non vogliono capire o che sostengono cose diverse per il gusto di farlo, auguro di non perdere tempo, di non sprecare scritture ecc. Ma auguro il farsi sentire (dal vivo, faccia a faccia, da soli. All’occasione). Come meritano. Con le persone invece che hanno capito ma che sostengono cose diverse in modo serio e paritario (ipotesi contro ipotesi, teoria contro teoria, libro contro libro, tesi contro tesi, metodo contro metodo, fonti contro fonti, ecc.) auguro la pratica del reciproco rispetto, anche il confronto dialettico (perché no?), per poi  aspettare, in ogni caso, le decisioni del dio Tempo. Con le persone, poi, che non hanno ancora capito o che semplicemente non sanno, auguro di investire tempo ed altro tempo, scritture ed altre scritture, impegno ed altro impegno ecc. Ed infine, con le persone che la pensano come noi o con le quali è comunque possibile un confronto ragionevole nella prospettiva dell’integrazione, auguro di rafforzare l’amicizia o di crearla. E tutto ciò per un solo motivo: la Società in cui viviamo è malata, molto malata, ma è ancora possibile guarirla.
È il mio complesso augurio per voi, miei lettori, per l’anno 2019 che sta per arrivare e per il Futuro in generale. Sempre nel segno dell’Olismo.
Ad maiora! Amici. Ad maiora! Luca Fortunato (Matera) Contatto e-mail: lucaf73x@gmail.com

 Capitolo II
Agricoltura: alcuni aspetti lavorativi sociali, economici e politici
                                         (visti dall’Olismo)
[….]
3. Le psicologie e le culture in gioco (quelle rurali, quelle urbane e … quelle giuste!)
Non bisogna offendersi e non bisogna negare la realtà: una differenza tra la psicologia e la cultura rurale da una parte e la psicologia e la cultura urbana dall’altra parte esiste. Esiste ancora. E forse sempre esisterà. Il che non è un male. Anche perché in “entrambi i mondi” vi sono punti di forza e punti di debolezza, pregi e difetti e così via. Male, invece, è negare tale differenza. Riconoscerla, invece, permette, può permettere, una felice sintesi tra “i due mondi” che porti ad una psicologia integrata rurale-urbana e ad una cultura integrata rurale-urbana tali, entrambe, da generare un’unica, positiva ed olistica complessità psicologico-culturale di cui necessita sempre di più l’intera e odierna Società.
Nella sua interezza, la Campagna (tranne dunque alcune e puntiformi eccezioni che pur esistono al suo interno) stenta ancora a ricoprire un ruolo di primo ordine nella Società, così come la Città, sempre nella sua interezza e a parte le eccezioni, stenta ancora a frenare la sua avidità.
La prima cosa da fare dunque è tracciare le (vere) identità dei due mondi (ed è quello che farò brevemente, molto brevemente, ma in modo significativo, in questo paragrafo). Avendole ben chiare, poi ci si potrà incamminare nella costruzione del loro unitario e sintetico Olismo (cosa che magari affronterò in altre e future scritture o che qualcun’altro farà, magari ispirato e stimolato da queste mie scritture. Non si sa mai. Io fornisco un’occasione! Come sempre).
[….]
4. i “ N.I.A.” (Nuovi Imprenditori Agricoli): sintesi di speranza per la Terra ….
Io li chiamo N.I.A. vale a dire Nuovi Imprenditori Agricoli. Costituiscono una nuova identità sociale e sempre più in crescita (quantitativamente e qualitativamente). Sono persone che arrivano in Campagna provenendo dalla Città: manager, bancari, impiegati, giornalisti, scrittori, medici, ingegneri, artisti, musicisti, attori, commercialisti, industriali, commercianti, artigiani, ereditieri ecc. Stufi e stanchi della loro stressante e troppo artificiosa “vita urbana” attuano una svolta radicale: mollano tutto, investono i propri soldi in Agricoltura e vi si dedicano completamente ad essa.
[….]  i N.I.A. hanno tante qualità ma ne hanno una davvero d’oro, l’obiettività: qualità che viene favorita proprio dal fatto paradossale che non essendo persone rurali arrivano alla ruralità per vera ed autentica scelta (e non perché ci sono nati o trovati) per poi apprenderla, studiarla, conoscerla e praticarla con la mente vergine, sgombra e libera (cioè in modo davvero obiettivo, scientifico).
I N.I.A. guardano all’Agricoltura, al campo, alla proprietà terriera ecc. in modo certamente passionale e credendoci per davvero (altrimenti non avrebbero mollato la Città e investito i propri soldi) ma ci guardano soprattutto in modo laico e funzionale (senza i “ricordi di famiglia”, l’attaccamento “identitario”, la “sacralità” della campagna, le tecniche di coltivazione del nonno, le tecniche di allevamento del papà, il valore “affettivo” di quell’albero, di quel pozzo, di quella cascina, di quella produzione ecc.).
I N.I.A. fanno, e rifanno periodicamente, un bilancio lucido e realistico della situazione, dei punti di forza e dei punti di debolezza della propria azienda, della propria attività ecc. e agiscono di conseguenza. Conservano e valorizzano ciò che va bene, sostituiscono e cambiano ciò che va male. Senza tante storie.
[….]
Infine, i N.I.A. proprio perché “stressati” dalla modernità urbana conoscono bene i risvolti negativi della Tecnologia (che in sé è cosa ottima). La vivono davvero come un mezzo (e non come un fine) e come un supporto e mai come un sostituto della forza fisica e della forza mentale-intellettuale. In pratica, non si infanatichiscono (come molti rurali, paradossalmente …) di computer, GPS, droni ecc. ma li usano in modo saggio e misurato (ben consapevoli che l’azione umana da una parte e l’intuizione umana dall’altra parte sono insostituibili per fare agricoltura e per capire di agricoltura).
I N.I.A. sono una felice e olistica sintesi (urbano-rurale) che è davvero una speranza per la terra (l’Agricoltura) e per la Terra (il nostro Pianeta Gaia). Auguri a Tutti Noi.

Capitolo III
Verde Urbano d’Italia: nobili scopi, metodi sbagliati
(… e discutibili compromessi)
Dimostrazioni olistiche e casi recenti:

2. Gli aranci (amari!) e i parchi urbani a Matera
Breve ma significativo accenno ad altri esempi materani di scopi nobili ma perseguiti con metodi (riduzionistici) sbagliati. E vai!
[….]
b. I parchi urbani a Matera (così come in ogni altra città) fanno parte del verde pubblico e non del verde privato. E’ una cosa scontata, è una banalità. Eppure …. Eppure da questa sconcertante banalità, molti soggetti (tra i politici, tra i dirigenti, tra i professionisti tecnici, tra gli ambientalisti, tra i volontari ecc.) non riescono a dedurre le giuste cose (logiche e da fare).  
[….]
In Italia, e dunque anche a Matera, è la regola che va cambiata e senza far demagogia sulle eccezioni. Come? Leggete il mio pensiero (io almeno ne ho uno in merito e su basi specifiche: all’Università, nell’ambito del corso di Laurea in Scienze Agrarie e nell’ambito del Piano di Studi che scelsi ho studiato “Paesaggistica, Parchi e Giardini”):
mentre il verde privato può esprimere un concetto di verde, il verde pubblico deve esprimere un concetto di verde. Il verde pubblico non può non farlo, essendo pubblico. E nel farlo deve essere anche esplicito.
Un concetto di verde è l’insieme (complesso e olistico) di una tendenza di base di verde e di uno stile di verde.
Ricordo brevemente quali sono le principali tendenze e i principali stili del verde (storicamente affermatisi nella realizzazioni di giardini e di parchi e presenti in qualsiasi buon testo di paesaggistica):
[….]
[….]
Ebbene, in Italia, in generale e a parte il verde storico (Reggia di Caserta, Giardino di Boboli a Firenze, ecc.), gli spazi verdi pubblici realizzati dagli anni Cinquanta ad oggi e quelli che si stanno ancora realizzando (anche e soprattutto i parchi ed anche quelli nella mia Città, Matera) non esprimono chiaramente un concetto di verde. Oppure lo fanno in maniera confusa, pasticciata, disordinata, casuale, involontaria, difficilmente leggibile e decifrabile dal cittadino. E questo contribuisce alla non-cultura del verde. Con tutte le conseguenze negative che costituiscono, purtroppo, la regola nera del verde pubblico italiano (compresi i parchi, anche quelli nella mia Città, Matera).
Al contrario, nell’espressione esplicita di un concetto di verde (qualunque esso possa essere ma sempre come risultato della combinazione di tendenza e stile) credo che il verde pubblico italiano educherebbe e sensibilizzerebbe la gente alla cultura del verde. Con tutte le conseguenze positive che già si possono immaginare.
Ma come può l’Amministrazione pubblica scegliere tra le tendenze di base di verde e tra i vari e i diversi stili di verde? Semplice: non deve farlo Lei ma lo deve far fare  alla gente, ai cittadini, tramite dei sondaggi, delle interviste, dei concorsi di idee, delle manifestazioni di idee ecc. Area per area (da mettere a verde o da riqualificare) sondare, conoscere la pubblica opinione in merito.
E dopo, solo dopo, passare agli aspetti progettuali, gli aspetti agronomici, gli aspetti strutturali, gli aspetti gestionali, gli aspetti economici, gli aspetti istituzionali, ecc. (e tutti in funzione della espressa volontà popolare. Verde pubblico, parchi pubblici ecc. Ricordiamocelo sempre). 
[….]


Appendice del Progetto Editoriale

In (quasi) buona compagnia: chi la pensa (quasi) come me

    1. Sul fenomeno Xylella-CoDiRO (trattato nel Primo Libro e Secondo Libro):
Dal sito Comune.info
31 luglio 2018
[…..]
 [….]  “È dal 2013 che non si tiene conto dei dati. Da quando, senza alcuna evidenza scientifica, la Regione Puglia dichiara l’emergenza stabilendo come misure di contrasto l’estirpazione delle piante e l’uso di insetticidi per l’eliminazione dei vettori (delibera del 29 ottobre 2013, n. 29)” a parlare è Margherita Ciervo, docente di geografia economico-politica all’Università di Foggia. “A marzo 2015 l’allora Commissario Silletti dichiarava 1.000.000 di alberi infetti nella sola provincia di Lecce fornendo, da quanto risulta dalla stampa, tali cifre alla Prefettura – continua Ciervo – mentre i dati del Ministero a giugno 2015 dichiaravano che le piante risultate positive al batterio erano 612 su 26.755 campionamenti effettuati sia nella provincia di Lecce sia nel Comune di Oria”. […]
[…..]
[….]  “Si tratta dell’ennesima prova sul campo dell’assenza di una correlazione causale tra la presenza del batterio Xylella fastidiosa e il disseccamento rapido degli ulivi. Appare sempre più evidente, infatti, che alberi visibilmente sani possano contenere il batterio mentre alberi visibilmente malati ne siano totalmente estranei”. A parlare è Angelo Cardone, coltivatore ed esponente del Comitato per la salvaguardia dell’ambiente e del territorio della Valle dell’Itria.  [….] 

 





giovedì 27 dicembre 2018

Nel segno dell'Olismo (3° libro) - seconda parte


Post 256
Nel segno dell’Olismo (3° libro) – seconda parte 

Proseguendo dal post 255 di ieri, arricchisco ora il blog con alcuni passi tratti dal mio nuovo e terzo libro “Esempi d’Olismo”. Buona lettura a Tutti. Luca Fortunato (Matera) 

Capitolo I
il Cambiamento climatico  (visto dall’Olismo di Gaia)
[….]
Da tutto quanto esposto, discende questo: 
noi – esseri umani - non possiamo far nulla nel breve termine e su piccola scala per evitare gli effetti (per noi negativi) delle reazioni di Gaia. 
Le dimensioni in gioco nelle dinamiche di Gaia, le scale di grandezza, così come la dilatazione dei tempi, rendono vano e illusorio ogni nostro, umano, tentativo di sottrarci ai guai che noi stessi (genere umano) abbiamo stimolato in Gaia se perseguiamo, continuiamo a perseguire, azioni ecologiche su piccola scala (dove per piccola scala si intende non-globale) e secondo programmi a breve termine (dove per breve termine si intende inferiore ai 50 anni). 
Dispiace per quell’ambientalismo e per quelle politiche e per quei protocolli, e per quei “negoziati” che credono che addirittura ognuno di noi - come individuo ! - possa far qualcosa per l’Ambiente! O che ogni Paese possa far qualcosa per l’Ambiente! Che crede nei piccoli passi, nelle piccole azioni, nei piccoli esempi, nelle eccezioni virtuose, nelle comunità da premiare ecc. Fosse anche nella “somma” di tanti virtuosi e delle loro belle azioni. O nello “sviluppo sostenibile”. Dispiace ma non è così che stanno le cose. Le evidenze scientifiche mostrano e dimostrano altro.
Dispiace anche per quella parte dell’establishment tecnico-professionale collocata nel Riduzionismo che – in evidente imbarazzo e difficoltà – prova in modo del tutto sbrigativo e superficiale ad etichettare l’Ipotesi Gaia come opinione ed opinionismo e si rifugia e si trincera dietro l’applicazionismo in merito al cambiamento climatico cioè al dover semplicemente applicare conoscenze e professione. Non solo il lettore comprende benissimo - alla luce di quanto esposto nel presente capitolo - che tale posizione è del tutto slegata dalla realtà scientifica in corso ma che essa è anche priva di serietà metodologica e dunque di efficacia ed efficienza:
esistendo un cambiamento in merito al clima, come è mai possibile applicare conoscenze climatologiche del Passato o già applicare nuove conoscenze che mentre le si tenta di fissare sono già cambiate?
Si potrà ritornare ad un sano applicazionismo tecnico-professionale quando e se il clima si sarà nuovamente stabilizzato, conclusasi l’attuale fase di cambiamento, e cioè – se pure – tra 50 o 100 o 150 anni, chissà.
Nel frattempo, se non ci saranno politiche ed azioni ecologiche estreme e radicali in tutti i Paesi del Mondo, contemporaneamente e continuativamente, e in ogni ambito di essi (agricoltura, industria, servizi, energia, urbanizzazione, demografia ecc.) nulla di serio e nulla di efficace verrà fatto. E le reazioni di Gaia continueranno, e i guai aumenteranno, ed il punto di non-ritorno verrà raggiunto. Nessun pessimismo. Nessun catastrofismo. Solo realismo. 
[….]  

Capitolo II
Agricoltura: alcuni aspetti lavorativi sociali, economici e politici
                                         (visti dall’Olismo)

      1. Il lavoro agricolo (problematiche, anche burocratiche e soluzioni, anche intelligenti)
La stima del fabbisogno di lavoro agricolo è qualcosa di complesso (cioè di non riconducibile, di non riducibile, ad una linearità ed ad una somma delle componenti in gioco) e pertanto necessita di Olismo (e non di Riduzionismo).
Occorre basarsi su dati ed elementi oggettivi e razionali ma non basta elaborarli in modo oggettivo e razionale. Occorre che l’elaborazione degli elementi oggettivi e razionali sia un’elaborazione completa cioè razionale e intuitiva, oggettiva e soggettiva. Che, in pratica, sia un’elaborazione olistica. Necessariamente.
Le variabili, infatti, che influenzano il numero di ore di lavoro all’anno (o il numero di giorni di lavoro all’anno) necessario per la coltivazione o per l’allevamento sono troppo numerose e diversificate (variabili climatiche, pedologiche, varietali, tecniche, tecnologiche, organizzative ecc.) per poter essere valutate in modo esclusivamente razionale, analitico ed algoritmico senza il necessario supporto intuitivo, sintetico ed euristico. E sono altresì così specifiche per ogni azienda (ogni azienda è un caso a sé) che non possono essere valutate in modo induttivo e generalizzato ma occorre che siano valutate in modo deduttivo e peculiare.
Se poi si aggiungono anche problematiche burocratiche (con le tipiche ristrettezze di veduta dei burocrati), la questione diviene molto complessa. Ma anche più avvincente (sotto il profilo teorico, scientifico, tecnico, professionale, paradigmatico, metodologico, legale, sociale ecc.). 
Ebbene, qui di seguito riporto passi di testo, significativamente ed autenticamente olistici (e dunque intuitivi, sintetici, euristici, deduttivi ecc.) tratti da 2 consulenze di 23 in totale che il sottoscritto ha finora svolto in materia di stima del fabbisogno di lavoro agricolo sia in qualità di CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) presso il Giudice del Lavoro del Tribunale di Matera, sia in qualità di Consulente di Parte in ambito civile e penale, e che ben esemplificano la soluzione di problemi del genere.
Buona lettura. 
[…..]
      2. La sicurezza in agricoltura (più complessa di quel che normalmente si pensa)

In tema di sicurezza in Agricoltura, gli addetti ai lavori trattano, aggiornano,  divulgano, sensibilizzano ed esercitano (e anche bene devo dire) di normativa, di controlli, di tecnologia, di casistica, di formazione, di aggiornamento ecc.  Tutte cose ottime, necessarie e fatte bene. Prese, però, singolarmente. A pezzi. A settori. A segmenti. E dunque, alla fine dei conti, si rimane sempre e solo nel Riduzionismo. L’insieme, il tutto, o è inesistente o resta incompleto e frammentato, non integrato. Non esiste, in pratica, non esiste ancora, un Sistema Sicurezza in Agricoltura. Perché l’ammasso di normativa, controlli, tecnologia, formazione ecc. resta privo del legante e dell’aspetto essenziale della questione cioè del quid problematico e quindi del quid risolutivo. Del Sole attorno al quale tutti i pianeti (normativa, controlli, tecnologia, formazione ecc.) dovrebbero, devono, muoversi. Che è rintracciabile nell’aspetto teorico-scientifico, ed in chiave olistica, della sicurezza in generale e qui, specificatamente, in Agricoltura.
Di seguito, in questo brevissimo ma “pesante” paragrafo, propongo la mia teoria-intuizione in merito. Poi, chi eventualmente vorrà svilupparla e provarla, sperimentarla ed applicarla (costruttori, collaudatori, venditori, imprenditori agricoli, operatori ecc.) potrà farlo (sempre nel rispetto del diritto d’autore).
Ebbene, farò l’esempio classico di un agricoltore e della sua trattrice con l’aratro. È un esempio davvero generale (ma non generalizzato, si badi bene) e pertanto valevole e declinabile (con un minimo di lavoro di adattamento) per ogni situazione macchina/operatore.
[…..]
E la mia intuizione-teoria mostra ancora una volta (ed anche in questo ambito di cui “non mi occupo” ma nel quale posso contribuire ad aiutare “chi se ne occupa” ….) tre cose: 
- il Riduzionismo è davvero una piaga (a cui è possibile rimediare con l’Olismo); 
la pratica senza teoria è davvero una peste; 
- la tecnologia non integrata con la dimensione umanistica (specialmente nella sua componente psicologico-comportamentale) è solo un’illusione.    
Auguri (a chi ne ha davvero bisogno).  
  
[…..]

3.Vincoli politici in agricoltura (…. Esistono sempre. Riconoscerli, gestirli o superarli)
 […]
Quello che mi preme esplicitare è il seguente aspetto:
la confusione – di cui giustamente scrive il prof. Bandini – tra i vincoli di natura politica da una parte e le leggi e la normativa dall’altra parte, assume - soprattutto Oggi, epoca tra le più analitiche, scisse, frammentate e disgregate di sempre – la forma e la sostanza di una riduzione (Riduzionismo) della Politica (giusta o sbagliata che sia) alla sua traduzione in atto (per mezzo delle leggi, delle norme ecc.).
La cosa – la riduzione - oltre ad essere sbagliata in quanto non corrispondente alla realtà o meglio corrispondente solo ad una parte della realtà ma non alla sua interezza è anche e soprattutto un guaio sotto il profilo dell’efficacia e dell’efficienza delle azioni (tanto teoriche quanto pratiche) poste in essere da parte di tutti i soggetti coinvolti, in questo caso coinvolti in Agricoltura (agricoltori, commercianti, tecnici, tecnologi, professionisti, economisti, sindacalisti, politici, cittadini) perché tiene fuori aspetti (consuetudini, usi, abitudini, prassi, forme indipendenti e discrezionali di intervento, scelte ecc.) che operano ed influenzano la realtà agricola e spesso e addirittura in modo più determinate delle leggi, delle norme ecc.
E tali aspetti sono aspetti politici (come vedremo meglio tra poco), e sono aspetti politici a prescindere dalla contingenza della Politica (i partiti del momento, i movimenti del momento, le sigle, i simboli, gli slogan, le elezioni, le campagne elettorali, i candidati, il voto, il non-voto, gli eletti, le cariche, le alleanze ecc.), e sono aspetti politici che riguardano tutti e che tutti devono tener presente, secondo un approccio olistico, si esercitasse anche l’aspetto più tecnico o l’aspetto più didattico-formativo o l’aspetto più etico.
Ogni agricoltore, ogni agronomo, ogni industriale agroalimentare, ogni docente d’Agraria, ogni sociologo rurale, ogni cultore di diritto agrario ecc. esercita ed agisce in un determinato momento del suo Paese caratterizzato da una determinata Politica (tradotta e non tradotta in leggi).
Ognuno, quindi, non può scindere le “sue cose” dal tutto. Se lo facesse, commetterebbe un atto di Riduzionismo. Ancora legittimo (in quanto le leggi sono rimaste indietro ….) ma sbagliato e inadeguato (come il progresso della Scienza, della Tecnica, dell’Economia, della Sociologia e della Cultura mostra e dimostra negli ultimi decenni). E siccome l’Olismo è legittimo, è anch’esso legittimo, sta all’intelligenza e all’etica delle persone fare la scelta giusta (a proposito: la scelta, ogni scelta, lo scegliere, è un atto politico).
Dunque, la prima cosa, la cosa fondamentale – ed è di ciò che mi occupo in questo libro, in questo paragrafo - è riconoscere i vincoli politici esistenti, comunque esistenti. Riconoscere la loro tipologia. Con i relativi punti di forza e punti di debolezza. In senso oggettivo. A prescindere dalle preferenze politiche che ognuno di noi può avere. Essere consapevoli dell’esistenza di tali aspetti politici, siano essi tradotti in leggi e norme siano essi non tradotti in leggi e norme. Per riconoscerne i tratti nella mentalità e le influenze sul comportamento dell’agricoltore, del commerciante, dell’industriale, dell’agronomo, dell’economista, del burocrate ecc. Per gestirli in modo realistico e virtuoso. Per una interezza olistica, per una completezza olistica, per una complessità olistica che non può essere né ridotta né ignorata. Affinché il fare (imprenditoriale, economico, tecnico, tecnologico, sindacale, formativo, didattico ecc.) sia in sintonia con il contesto e cioè sia realistico. Battersi, poi, eventualmente, per cambiare il contesto è altra questione. Ma anche un’azione per il cambiamento non potrebbe comunque e mai prescindere dalla conoscenza e dal riconoscimento della realtà (tutta). Anzi ….
[….]

 Capitolo III
Verde Urbano d’Italia: nobili scopi, metodi sbagliati
(… e discutibili compromessi)
Dimostrazioni olistiche e casi recenti: 

I pini del Quartiere Lanera a Matera
Il lettore potrà ricordare o potrà conoscere agevolmente, attraverso il Web, la vicenda degli alberi di pino nel Quartiere Lanera nella Città di Matera (tutti gli aspetti sociali, civici, polemici, mediatici, legali, tecnici e professionali della vicenda). I media (compresi i social) infatti l’hanno trattata abbondantemente e con dovizia di particolari.
Ed il presente paragrafo è aggiornato al 9 ottobre 2018 cioè al giorno in cui sono ripresi i lavori nel cantiere (che sono in corso) cioè è aggiornato fino al giorno in cui la vicenda dialettica si è conclusa e si è dato materialmente inizio all’accordo raggiunto.
Da allora, tuttavia, sono rimasti vivi (e sempre tali rimarranno) i significati negativi (come avremo modo di vedere nel corso del presente paragrafo) di tipo culturale, paradigmatico, metodologico, scientifico, tecnico, professionale, deontologico, legale, politico, istituzionale ecc. che hanno caratterizzato e ancora caratterizzano la vicenda (al di là delle voci e delle opinioni populiste e demagogiche che vorrebbero far passare una lettura positiva della vicenda e specialmente dell’accordo finale raggiunto). Significati negativi su cui è bene che si rifletta, esercitando il diritto di cronaca e il diritto di critica, e per almeno due motivi:
il primo, tenere vivo il ricordo di una così brutta vicenda con la speranza che si possano evitare altre e simili cose; il secondo, poter disporre, volendo, di una libera ma motivata critica (specialmente sul piano tecnico-scientifico) atta a gestire eventuali e future ripercussioni della vicenda (specialmente di tipo tecnico-legale e che mai si potranno escludere, come avremo modo di vedere nel corso del presente paragrafo).     
In particolare, ciò che vado ad affrontare è l’aspetto paradigmatico in seno alla vicenda, che è l’aspetto più importante di tutti (sia in senso scientifico, sia in senso tecnico, sia in senso professionale, sia in senso civico, sia in senso politico, sia in senso culturale).
E si è trattato, si tratta ancora e si tratterà sempre (comunque dovesse ancora ed eventualmente svilupparsi nel corso del tempo) di un’altra brutta vicenda “all’italiana” perché tutti i soggetti coinvolti hanno trascurato … proprio l’aspetto paradigmatico.  
[….]
Una perizia è l’insieme inscindibile di 3 fasi: 1. acquisizione dei dati (visivi e/o strumentali); 2. elaborazione ed interpretazione metodologica dei dati (secondo un determinato Paradigma); 3 conclusioni (da utilizzare da parte del Committente).
In pratica, una perizia è un intero: o la si prende tutta intera o la si rigetta tutta intera.  […..]
E quando, e se, due o più perizie divergono nelle conclusioni (come nel caso di cui trattasi e a dimostrazione che la Scienza e la Tecnica non danno - né potranno mai dare - oggettività assolute, verità assolute, conclusioni unanimi, ecc.) occorre sceglierne una di perizia (proprio perché ogni perizia è un intero metodologico-paradigmatico inscindibile, motivando la scelta ed assumendosi il rischio e la responsabilità della scelta) oppure se non si è in grado di scegliere o non si vuole scegliere occorre rivolgersi alla Magistratura (che con l’ausilio di tecnici  terzi - CTU o Periti – dirime la questione e decide in merito).
[….]
Ed ora veniamo agli aspetti paradigmatici della vicenda dei pini di Lanera. A proposito: in funzione del contenuto delle conferenze stampa riportato dai media (una conferenza stampa per ogni perizia) mi è possibile esercitare il diritto di cronaca e il diritto di critica anche e soprattutto per la piena sufficienza degli elementi tecnico-scientifici presentati e divulgati.
Ma vi è ancora un passaggio: ricordiamo, in maniera schematica, la differenza paradigmatica tra il Riduzionismo e l’Olismo circa l’albero in generale: 
Posti: A (albero), C (chioma: branche, rami, foglie ecc.), F (fusto: corteccia, libro, legno ecc.), R (apparato radicale), abbiamo:   

1.Paradigma del Riduzionismo: l’albero è un sistema vivente di tipo bio-meccanico. Pertanto, l’albero è una entità riducibile, riconducibile, uguale alla somma delle sue parti costitutive: A = C + F + R . I fondamenti teorici si trovano nella Filosofia e nella Scienza avutesi dal Seicento fino alla fine dell’Ottocento/primi anni del Novecento (Meccanicismo: abiotico e biotico). Le metodologie di studio e di indagine sull’albero e sulle sue caratteristiche e dinamiche (classificazione botanica, morfologia, anatomia, fisiologia, patologia, salute, malattia, stabilità, instabilità, relazioni ambientali ecc.) sono di tipo analitico, induttivo, algoritmico, razionale, lineare (esempi: divisione in generi e specie, per la classificazione botanica; metodologie VTA, SIA, SIM, TSE,  per la valutazione di stabilità; nesso di causa/effetto tra microorganismo e malattia, per la patologia vegetale). Caratteristiche cognitivo-metodologiche: uso della vista, uso dell’analisi, uso dell’induzione, uso integrativo della tecnologia, uso dell’algoritmica anche per le conclusioni (si inquadra il caso in esame in schemi prestabiliti: tabelle, classi ecc.). Scienze di base: fisica classica, biologia, bio-fisica;

2.Paradigma dell’OLISMO: l’albero è un sistema vivente di tipo complesso cioè è un organismo vivente e quindi è dotato anche di proprietà e dinamiche di tipo emergente (come da Emergentismo). Pertanto, l’albero è una entità maggiore della somma delle sue parti costitutive:  A = (C + F + R) + q . Dove q simboleggia il quid emergente (semplice o composto) dell’albero. Ed ogni albero ha il suo quid, sia se è un albero isolato sia se è un albero come componente di un nucleo arboreo (gruppo, filare, bosco, pineta ecc.). In quest’ultimo caso il quid dell’albero singolo è particolarmente determinato-influenzato dalle caratteristiche del collettivo, del Tutto (nucleo arboreo). I Fondamenti teorici si trovano nella Filosofia e nella Scienza avutesi dai primi del Novecento a tutt’oggi (Organicismo e Vitalismo). Le metodologie di studio e di indagine sull’albero e sulle sue caratteristiche e dinamiche (classificazione botanica, morfologia, anatomia, fisiologia, patologia, salute, malattia, stabilità, instabilità, relazioni ambientali ecc.) sono di tipo sintetico, deduttivo, euristico, intuitivo, non-lineare (esempi: esistenza di “tipi”, per la classificazione botanica; metodica V.O.S.A. - autore Luca Fortunato - per la valutazione di stabilità; pool di cause e concause per l’insorgenza di una malattia, per la patologia vegetale). Caratteristiche cognitivo-metodologiche: uso della vista anche ed eventualmente integrata dall’uso degli altri 4 sensi, uso della percezione, uso dell’intuizione, uso della deduzione, uso discrezionale della tecnologia, uso dell’euristica anche per le conclusioni (in funzione della specificità del caso in esame si valuta se è possibile inserirlo in schemi prestabiliti o se è possibile inserirlo in schemi prestabiliti da modificare o se occorre creare nuovi schemi interpretativi). Scienze di base: fisica moderna, biologia, ecologia, teoria dei sistemi, neurobiologia vegetale, teoria della complessità.

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Questo infatti è il grosso, contradditorio e paradossale problema che la Società deve affrontare e che anche la vicenda dei pini di Lanera esemplifica (purtroppo):
il fatto cioè che sia il Riduzionismo sia l’Olismo sono attualmente legittimi, entrambi pienamente legittimi, ma solo l’Olismo è valido anche sotto l’aspetto del progresso delle conoscenze scientifiche (che non va confuso o peggio ancora non va identificato con l’evoluzione tecnologica). In pratica, si dovrebbe legiferare contro il Riduzionismo, ormai anacronistico sotto il profilo del progresso delle conoscenze scientifiche. Non lo si è fatto, non lo si fa ancora. Ma prima o poi lo si dovrà fare. Intanto, se si vogliono garantire i cittadini (e la Natura) non ci si può non rivolgere all’Olismo. E’ un atto valido scientificamente e legalmente. Invece, rivolgendosi ancora al Riduzionismo si commette un atto valido solo formalmente (legalità) ma non anche sostanzialmente (scientificità). Ed il lettore ha elementi sufficienti per iniziare a farsi un’idea …. In particolare: sotto gli alberi, in questo caso, chi può garantire sicurezza la forma oppure la sostanza? O meglio: solo la forma (il Riduzionismo) oppure la forma insieme alla sostanza (l’Olismo)?
Del resto, nello specifico settore professionale della valutazione di stabilità degli alberi non esiste alcun obbligo a seguire un determinato paradigma, un determinato metodo, un determinato protocollo, una determinata classificazione ecc. Il fatto che esistano protocolli, linee guida ecc. è appunto solo un fatto, un dato di fatto. Così come è solo un dato di fatto che determinati professionisti scelgano un paradigma, un metodo, un protocollo, una linea metodologica, di aderire alla Società X, di uniformarsi alla Scuola Y, ecc. e che, invece, altri professionisti scelgano altro. Non vi è maggior garanzia nello scegliere l’uno o l’altra cosa. In Italia, l’unica vera ufficialità è che il soggetto deve avere i requisiti di Legge per ricevere l’incarico di valutazione di stabilità degli alberi cioè deve avere il titolo di studio (Laurea in Agraria), deve avere l’abilitazione all’esercizio professionale (Esame di Stato), deve avere l’autorizzazione all’esercizio professionale (Iscrizione all’Albo dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali). Tutto il resto è libertà e responsabilità.
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il Riduzionismo: l’albero con il problema o gli alberi con il problema, hanno il problema. Gli altri alberi del nucleo arboreo su cui non si riscontra (visivamente e/o strumentalmente) il problema, non hanno il problema.
lo pseudo-olismo: un albero o più alberi del nucleo arboreo hanno il problema quindi tutto il nucleo arboreo ha il problema.
l’Olismo: un albero o più alberi del nucleo arboreo hanno il problema quindi tutto il nucleo arboreo ha certamente il problema (quid del nucleo arboreo) ma ogni albero ha, vive il problema secondo un grado, un’entità, un’incidenza, in funzione della sua individualità arborea (quid arboreo, di ogni albero);
In pratica, il vero Olismo si guarda sia dal compiere l’errore analitico e individualistico (di decontestualizzazione dell’albero) del Riduzionismo (un albero o è isolato o è parte di un nucleo arboreo è sempre una singola entità, indipendente in fisiologia, stabilità, malattia, instabilità ecc. dagli altri alberi e pertanto è da studiare e da valutare a sé)  sia dal compiere l’errore di generalizzazione induttiva dello psuedo-olismo (per eccessiva importanza data alle relazioni fisiologiche, statiche, patologiche ecc. che esistono tra alberi vicini e facenti parte dello stesso e definito nucleo arboreo).
L’Olismo (quello vero) porta a sintesi (necessariamente tramite intuizione) l’individualità di ogni albero (quid arboreo) con l’individualità del nucleo arboreo (quid del nucleo arboreo), sapendo che il Tutto (il nucleo arboreo) è dotato di dinamiche emergenti ed influenza ogni sua singola parte (ogni albero) ma che ogni albero (essendo già un piccolo tutto) è dotato a sua volta di proprie e specifiche dinamiche emergenti. 
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La cosa è contraddetta dall’esperienza e dalla casistica: si spezzano o si schiantano al suolo anche alberi – e di ogni tipologia botanica, di ogni età ecc. - il cui legno è in perfette condizioni così come, d’altra parte, restano e continuano a restare integri o in piedi anche alberi – sempre di ogni tipologia botanica, di ogni età ecc. - il cui legno è in pessime condizioni. E quindi la tesi, l’equazione sanità del legno = stabilità dell’albero non funziona.
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Una perizia visiva e una perizia visiva e strumentale: se sono entrambe effettuate  da tecnici abilitati sono entrambe complete, intere. Ed entrambe utilizzabili (così come sono), per giunta se approvate e retribuite dal Committente (specialmente pubblico). Altro discorso, invece, è  se una perizia abbia una buona scientificità o una scarsa scientificità (paradigma utilizzato, metodo utilizzato, in linea o non in linea rispetto al progresso delle conoscenze scientifiche, ecc.). Non bisogna confondere i discorsi, gli aspetti, gli scenari.  
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Inoltre, una perizia (qualsiasi perizia) è l’insieme di dati (visivi e/o strumentali) e di interpretazione dei dati. Anche in caso di indagine strumentale la perizia non è la serie dei dati (misure, immagini ecc.) che gli strumenti forniscono. I dati, visivi e/o strumentali, vanno sempre e comunque interpretati. Vanno interpretati soggettivamente. I dati oggettivi vanno interpretati in modo soggettivo. Sempre.
Per questo il soggetto deve essere abilitato e non può essere un semplice cittadino (che magari pure ci azzecca, ma non basta). La soggettività deve essere garantita (laurea, esame di stato, iscrizione all’Albo) ma non la si può eliminare. La soggettività garantita è una soggettività oggettivamente valida. Cioè è oggettività! Strano ma vero. Anche per questo non vale la pena avventurarsi nella distinzione tra “soggettivo” e “oggettivo”. Credetemi. Basta un teorico pratico di Logica (settore della Filosofia) che si può finire  nei guai.
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nella Scienza e nella Tecnica le cose devono funzionare sia in teoria sia in pratica (se funziona solo in teoria è Filosofia – che è cosa ottima ma non è Scienza e non è Tecnica. Se invece funziona solo in pratica è esperienza fortunata o coincidenza fortunata  – che è cosa ottima ma non è Scienza e non è Tecnica).
Ebbene, da un punto di vista teorico (principi fisici ed equazioni fisiche) il metodo VTA è inconciliabile con il metodo SIA-SIM. Il VTA è valido di per sé (sempre all’interno del Riduzionismo, sia chiaro), così come è valido il SIA-SIM (sempre in termini riduzionistici, sia chiarissimo). Ma sono metodi tra di loro alternativi, sul piano teorico. Che si escludono a vicenda, dal punto di vista della teoria scientifica. O si usa il VTA o si usa il SIA-SIM, per stare nell’esattezza anche teorica. La loro integrazione, dunque, è solo agita in pratica (quando e se viene agita da qualcuno, il mondo è bello perché è vario ….) ma non è possibile, non esiste anche a livello teorico (sarebbe come affermare che 3 (VTA) + 5 (SIA-SIM) = 9. Uno può anche sostenere, dire e scrivere 3 + 5 = 9 ma la Matematica - la teoria - lo smentisce).
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La sicurezza dei cittadini e la tutela degli alberi richiedono Scienza e Tecnica (per quanto limitate, imperfette, relative, temporanee e probabilistiche siano) e non certo un gioco a dadi (per quanto fortunato possa essere).
Ora, in alternativa a tutto ‘sto Riduzionismo come avrebbe agito invece l’Olismo?  
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Posso solo dire cosa avrebbe fatto il mio Olismo. E pertanto, per non ripetermi, rimando il lettore al 1° capitolo del mio Primo Libro dove ritroverà la presentazione paradigmatica della mia metodica V.O.S.A. (Valutazione Olistica di Stabilità degli Alberi) e le mie esperienze in merito anche sugli alberi di Matera e dunque anche sui pini di Lanera (anno 2009). 
1° P.S.  Faccio notare che nel 2009 li ho salvati tutti quei pini! Nessuno da abbattere! Raccomandando tuttavia un monitoraggio nel tempo proprio perché ogni albero ha comunque e sempre il suo quid ed è dinamico. E faccio notare altresì che la mia perizia olistica (collocata nel Paradigma dell’Olismo) ha funzionato perfettamente. Infatti, nessun pino, a Lanera, si è schiantato al suolo o si è spezzato dopo il mio lavoro ed entro la validità temporale del mio lavoro. C’è stato un solo caso di schianto arboreo (fortunatamente senza vittime) avvenuto nell’anno 2016 e dunque 7 anni dopo la mia perizia e quindi oltre la sua validità temporale cioè 2 anni. Del resto, il limite massimo di validità temporale di una qualsiasi altra valutazione di stabilità arborea sarebbe stato di 5 anni. Nessun protocollo o nessun autore, infatti, stabilisce una validità temporale oltre i 5 anni. Ed è giusto. Oltre i 5 anni (che è già tanto, anzi tantissimo) sarebbe pura follia scientifica o meglio sarebbe fantascienza, specialmente Oggi in regime di cambiamento climatico e proprio riguardo alla valutazione di stabilità arborea che non è una scienza (figuriamoci quindi se può essere addirittura una scienza esatta!) ma che è – in qualsiasi Paradigma la si collochi e attraverso qualunque metodologia la si faccia - una disciplina tecnica basata sulla Scienza (che è cosa diversa, molto diversa, in cui l’intuizione, l’euristica, l’esperienza e le caratteristiche personali del valutatore giocano un ruolo fondamentale, devono giocare un ruolo fondamentale. Altro che “oggettività strumentale”! Come se gli alberi fossero pali di legno, pilastri di cemento, tralicci d’acciaio ecc. ecc. ecc.).
2° P.S.  Come tutti i lavori del Mondo, anche il mio lavoro di redazione dell’Anagrafe arborea del Comune di Matera (anno 2009) – e quindi comprensiva dei pini di Lanera - ha avuto pregi e difetti, punti di forza e punti di debolezza. Era inevitabile. Ma almeno in questo settore cioè la valutazione di stabilità degli alberi posso affermare (ed ora a ragion maggiormente veduta, visti i lavori altrui!) che i difetti e i punti di debolezza dei miei lavori sono stati ben poca cosa rispetto agli enormi difetti e agli enormi punti di debolezza dei lavori degli altri! Anche perché i difetti e i punti di debolezza dei miei lavori sono stati solo di tipo formale (errori di battitura, confezionamento della perizia non proprio ottimale, errori di distrazione, motivazioni eccessivamente sintetiche, ecc.) e sono stati  pure ampiamente giustificati dai tempi di incarico e dalla dimensione di incarico (soli 30 giorni per più di 1000 alberi!), mentre i difetti e i punti di debolezza dei lavori altrui sono gravemente di tipo sostanziale (scientificità dubbia o addirittura assente: per paradigma anacronistico, per scarsa o confusa metodologia, per conclusioni poco credibili o bizzarre). Quanto, poi, ai pregi e ai punti di forza dell’ Anagrafe arborea da me redatta (che, ricordo, è stato un lavoro approvato, retribuito ed utilizzato dall’Amministrazione comunale, pure presentato a cittadini e ambientalisti in una apposito incontro in Comune, pure riportato su tutti i principali giornali locali – Gazzetta del Mezzogiorno, Il Quotidiano della Basilicata, La Nuova del Sud) essi risiedono nell’essere collocati in un meraviglioso Paradigma (l’Olismo) a cui, per giunta, ho contribuito (ed in modo assolutamente inedito) come autore, come teorico e come professionista all’opera (mia metodica V.O.S.A., per l’appunto) e che il tempo e i fatti (comportamento degli alberi entro i tempi di validità temporale del mio lavoro) hanno dimostrato essere giusto. Circa, invece, i pregi e i punti di forza dei lavori altrui, essi sicuramente esistono (per teoria, infatti, tutti i lavori del Mondo hanno pregi e difetti, punti di forza e punti di debolezza). Ma, sinceramente, non riesco a trovarli! Ci sono (per teoria), ma dove sono (in pratica)? Boh ... Mi sforzerò anche in questo tipo di ricerca! Promesso!! J

Appendice del Progetto Editoriale
In (quasi) buona compagnia: chi la pensa (quasi) come me
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 viene utilizzato l’aggettivo olistico ma viene utilizzato in modo improprio cioè come sinonimo di “completo” o come sinonimo di “a 360° “ o come sinonimo di  “integrato”, o come sinonimo di “multidimensionale” ecc. Sappiamo invece – e non solo dai miei scritti ma dai dizionari, dalle enciclopedie, dai libri sull’Olismo, delle pratiche olistiche, dalla storia del termine, dall’uso moderno del termine ecc. – che olistico si riferisce all’Olismo e che dunque l’aggettivo olistico si riferisce certamente a qualcosa di “completo”, “a 360° “, “integrato”, “multidimensionale” ecc. ma vuol dire anche molto di più (proprietà emergenti, necessità dell’intuizione, contrapposizione al Riduzionismo ecc.). In realtà non vi sono sinonimi di olistico. È un termine unico ed andrebbe utilizzato con prudenza ma soprattutto correttamente. Inoltre, vi è anche una contraddizione sostanziale: nel testo, viene usato l’aggettivo olistico parlando di analisi del Sistema. L’analisi è il cardine del Riduzionismo a cui si contrappone l’Olismo con il suo cardine che è la sintesi e specificatamente la sintesi intuitiva che dunque non è la normale e canonica sintesi intesa come aggregazione, congiunzione ed unione di diversi aspetti e dati analitici bensì una sintesi iniziale dalla quale, poi, dedurre diversi aspetti ed implicazioni. E’ diverso, è molto diverso. Ed è in gioco la possibilità di conoscere (maggiore con l’Olismo, minore con il Riduzionismo): pensiamo al dover valutare la stabilità di un albero o al dover valutare gli effetti di un inquinamento da fitofarmaci o al dover stimare aspetti della realtà agricola nell’ambito di una controversia giudiziaria, ecc.). Bisognava (bisogna) parlare di studio del Sistema o di conoscenza del Sistema ma il termine “analisi” … proprio non ci sta! (è un errore tecnico ma anche culturale).  
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