Post n. 82:
Un altro saluto … - 2
Lo sapevo … Avrei dovuto
rispettare la pausa estiva. Il precedente post (il n. 81), e ancor prima la foto
protagonista in esso, tengono banco. Continuano a suscitare interesse. La cosa
mi entusiasma, ovviamente. Scherzo sulla pausa estiva, ovviamente. Mi è
piacevole scrivere. Sempre. Ieri, però, ero al mare, in spiaggia. Stamattina
sono stato nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia dove lo sguardo ha occasione di
vagare e riposare nei magnifici spazi aperti che caratterizzano il suo
paesaggio. Riesco solo ora, dunque, a pubblicare parte di una privata riflessione
reale che ci sta proprio bene in questo blog. Domenica finiscono le mie
vacanze. Pertanto, scrivere quel che segue è anche un salutare modo per
anticipare, seppur della durata di qualche minuto, la realtà lavorativa e
quotidiana che tanto si incontra e si scontra con certe tematiche. E, forse,
anche in ciò risiede il bello. Anzi, sicuramente. Anche perché gli incontri su
certe cose sembrano essere diventati più frequenti degli scontri. Ed è cosa
ottima. Certo mi viene da sorridere. Se non altro perché io certe cose le ho
acquisite per davvero già al liceo, le ho coltivate seppur autonomamente
all’Università, le difendo legittimamente e con successo e da quasi 10 anni nel
mio lavoro. Del resto, bisogna davvero intendersi su che cosa significa arrivare
prima degli altri e in che cosa poi, durante la lunga strada della Vita. Ammesso che
simili domande abbiano davvero un senso. Ad ogni modo, il post è questo: in
qualunque buon libro di Scienza (di Fisica, di Chimica, di Biologia, di
Ecologia ecc.; delle scuole medie superiori, dell’Università ecc.) e in
qualunque buona lezione viene sempre sottolineato e ribadito – come giustamente
mi ha fatto notare il mio interlocutore e come gli ho confermato appieno per
ricordo vivo e viva verifica nonché per breve ma significativa esperienza di 7
lezioni che ho tenuto all’Università, tempo fa, come collaboratore esterno in
materie scientifiche di mia competenza professionale – che la Scienza non è e
non bisogna farla diventare (così come la Tecnologia e la Tecnica) una mera ed
arida raccolta di dati e numeri su eventi osservarti ed osservabili in Natura o
nella realtà artificiale. Ma che essa è, deve essere e deve rimanere (così come la Tecnologia e la Tecnica)
attività creativa della mente umana:
le misurazioni e le sperimentazioni sono e devono essere guidate e corroborate
dall’intuizione, dall’ispirazione e dalla sensibilità degli scienziati, dei tecnologi, dei tecnici. Anche
perché essi devono necessariamente selezionare
tra i dati e i numeri e le misure e le immagini ecc. ciò che è veramente
importante da ciò che invece non lo è. E non c’è competenza, lezione, corso,
esperienza, aiuto ecc. che te lo possa davvero insegnare a fare, perché di cosa
euristica trattasi. Ed ancora: che l’immaginazione interviene e deve
intervenire soprattutto nell’ideazione
delle teorie assolutamente necessarie
sia per completare il processo conoscitivo (spiegando
le osservazioni, i dati, i risultati sperimentali ecc. e connettendo e integrando e
armonizzando le diverse leggi
sperimentali trovate in fase sperimentale e che non di rado pur essendo valide in
sé - in quanto leggi appunto, cioè regolarità nei dati - sono in contraddizione
tra di loro), sia per andare oltre lo stesso processo conoscitivo così attuato
(deducendo e azzardando conseguenze e previsioni che altri esperimenti e
misurazioni e osservazioni dovranno poi verificare. Assicurando così il
progresso e la sintesi del Tutto. Ed eccovi l’Olismo naturalmente). E tutto ciò,
tutto questo discorso, è valido ad ogni scala e ad ogni livello: sia che si
abbia a che fare con la struttura dell’Universo sia che si abbia a che fare con
il vento sulla e nella chioma di un albero; sia che si tratti delle particelle
elementari della materia sia che si tratti di una colonia batterica o del
serbatoio di una navicella spaziale. E tutto ciò è valido sempre: sia in un
prestigioso centro di ricerca sia in uno studio privato; sia in un mega
stabilimento industriale sia in una piccola azienda familiare. Cioè la Cultura
che si fa Scienza (e Tecnologia e Tecnica). E quindi le domande – giustamente
del mio interlocutore – sono queste (sintetizzo): 1. Perché poi nella realtà e
nella pratica quotidiana, lavorativa ecc. la stragrande maggioranza delle
persone disattende tutto ciò, se ne dimentica? 2. Ed invece solo pochi virtuosi se ne
ricordano? Io personalmente, e nel corso di anni e non certo di giorni, sono
arrivato a darmi delle risposte. Che ovviamente sono le mie. Ma che comunque
esistono. Ed è già moltissimo. Tant’è che mi sono servite per orientarmi. E mi
servono tuttora. E stando al fatto che a meno di un mese dai 43 anni sono in
buona salute professionale, lavorativa ed economica (nonché in buona
salute-salute!) e lo sono sempre stato (nonostante numerosi “ostacolatori” che
ho trovato sul mio percorso, che - del resto - sarebbe stato anormale non
trovare e che comunque verranno messi di fronte alle loro responsabilità,
passassero pure cent’anni, ma avevo cose ancora più importanti di cui occuparmi
ed ora del tutto risolte) vuol dire che, dopotutto, le risposte che mi sono dato
non sono poi tanto male. Giusto? Ma queste risposte sono le mie appunto. E non
le darò ad altri. Perché ognuno di noi è un caso a sé. Ma se proprio dovessi
individuare criteri validi in generale per rispondere a quelle due sacrosante
domande direi questo: per rispondere alla prima, si dovrà percorrere le strada
del criterio della malafede (che è
presente in chi disattende le vere caratteristiche della Scienza, della
Tecnologia e della Tecnica e del loro esercizio, perché finge di dimenticare
certe cose. Dimenticanza funzionale alle sue inattitudini, da nascondere. E magari
da “sostituire” con altre ma che non ci azzeccano un bel niente …). E che per
rispondere alla seconda, invece, si dovrà percorrere la strada del criterio
della buonafede (che è presente in chi si mette a fare quel che può davvero
permettersi di fare per l’avere certe qualità psico-attitudinali). E la prima
domanda e la sua risposta ci dicono e ci diranno perché, ad esempio, la Scienza
in Italia è, come regola, l’ultima ruota del carro, perché la maggior parte dei
dottori di ricerca non finisce per fare il suo mestiere (il ricercatore) ma
ripiega in mille altre cose (insegnamento non universitario, burocrazia, libera
professione, commercio ecc.), perché la fuga dei cervelli all’estero è costante,
perché la maggior parte dei Tecnologi e dei Tecnici producono solo inutili aridità, perché i veri
e seri problemi di natura scientifica e tecnica restano irrisolti ecc. ecc.
ecc. E la seconda domanda e la sua risposta ci dicono e ci diranno perché, invece, la Scienza in Italia è, come
eccezione, una delle prime ruote del carro Paese, perché una bassissima e
virtuosa percentuale dei dottori di ricerca finisce per fare davvero il suo
mestiere, perché la fuga dei cervelli all’estero a volte fortunatamente non
avviene, perché pochissimi e virtuosi Tecnologi e Tecnici pure esistono, perché
qualche volta vi è davvero speranza ecc. ecc. ecc Si racconta che Albert
Einstein si immaginava viaggiare a cavallo di un raggio di luce. E dunque alla
velocità della luce. E che dunque avrebbe intuito per immagini il Mondo che in
quel modo si poteva vedere. I problemi che i fisici del suo tempo non
riuscivano a risolvere sarebbero state solo occasioni catalizzatrici per
esprimere compiutamente la sua genialità. E le equazioni gli sarebbero servite
solo come idoneo mezzo per comunicare quella sua straordinaria visione. E da
essa, poi, dedurre ancora tutto il resto. Che riesce a spiegare l’Universo così
come a far funzionare un ormai comune GPS (che senza le correzioni
relativistiche del tempo tra i satelliti in orbita e gli strumenti a terra non
funzionerebbero …). Non sapremo mai se questo percorso scientifico,
metodologico e lavorativo di Einstein è solo una favola o la pura verità. Di
certo, ci è più facile immaginare che sia andata proprio così (il grande Albert
cioè come un visionario-teorico-intuitivo) piuttosto che immaginarci il grande
Albert come un praticone-ragioniere della Scienza. No? Spero d’essere stato
d’aiuto al mio interlocutore che ha ispirato il post e di questo, così come di
tanto altro, lo ringrazio. E di aver suscitato ancora interesse e curiosità in
voi lettori del blog. Ad maiora! Luca
Fortunato P.S. Dai, vediamo se stavolta
tra questo post ed il post autunnale che annuncerà l’avvenuta pubblicazione e
distribuzione del mio 1° libro – e che segnerà la conclusione del mio essere
blogger per impegnarmi, oltre il mio lavoro in senso stretto e fermo restando
il mio lavoro in senso stretto, solo come autore di libri - riesco (riusciamo …)
a far silenzio …. (anche perché, poi, di “musica” ce ne sarà tanta!!!! Ciao
ciao.).
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