Post n. 32:
Erodoto
Da una
chiacchierata culturale con amici l’ispirazione per un nuovo post. Buona
lettura. Definito da Cicerone “padre della Storia” o meglio “padre della
Storiografia”, Erodoto (Alicarnasso, 484 a.C. – Thurii, dopo il
430 a.C.) è stato il primo grande storico greco che operò una vera e
propria rivoluzione rispetto ai suoi predecessori sia riguardo alla concezione
della Storia sia riguardo al metodo storico. Faceva Storia, ricercava, scriveva
secondo i metodi della “autopsia” cioè osservazione diretta di luoghi, città, territori,
monumenti, eventi, popoli ecc. e della “audizione” cioè raccolta di notizie
presso testimoni, viaggiatori, dotti ecc. Distingueva ciò che aveva visto di
persona dal sentito dire. E privilegiava i testimoni oculari a chi semplicemente
di altri raccontava, riferiva, trasmetteva, interpretava. La sua attività di
storico e di storiografo, infatti, faceva un tutt’uno, un intero, con i suoi
interessi di geografia, di etnografia ed i suoi viaggi. Ebbe apertura mentale e
curiosità verso gli altri popoli (cosa notevole e rara per i tempi). E quando
era proprio necessario affidarsi a fonti indirette ne esercitava un vaglio
critico iniziando e inaugurando quella che poi diventerà la critica storica. In
Erodoto è presente il senso dell’unità della Storia: le vicende si susseguono
nel tempo secondo una continuità, i fatti precedenti contengono in qualche modo
le premesse di quelli successivi, tutti appartengono ad un unico ciclo storico.
Così Erodoto riuscì a leggere, per esempio, nella storia delle guerre persiane
i sintomi premonitori del successivo scontro tra Atene e Sparta ai fini dell’egemonia.
Erodoto sentiva forte l’esigenza di una rappresentazione globale e intera della
realtà che riuscì a compiere, a mettere in atto, anche e soprattutto grazie ad
una sensibilità non settoriale ma generale ed alla capacità tanto di leggere un
singolo fatto in rapporto al suo più ampio contesto, quanto di leggere il
contesto generale anche in funzione di un singolo fatto. Ma l’opera di Erodoto
è stata grande (ed è grande ancora Oggi soprattutto come esempio e come esempio
di rimedio, tanto sul piano specialistico degli addetti ai lavori quanto sul
piano generale e culturale di tutti) per un aspetto: essa è realisticamente
complessa (e non semplificata o semplificatoria o ridotta o riduzionistica ecc.).
In Erodoto infatti vi è tanto il carattere di scientificità (“autopsia”, “audizione”,
critica, continuità degli eventi in rapporto di causa-effetto, unità storica
ecc.) quanto il senso epico, quanto ancora un includervi nella Storia il
concetto di destino inteso perlopiù come “sparigliatore”. Il che può sembrare una
contraddizione ma non lo è. Si tratta, invece, di complessità. Cosa ben
diversa. Ed il destino, che per Erodoto veniva configurandosi come divinità,
altri l’hanno potuto intendere, lo possono intendere e lo potranno intendere, in
modo laico, come caso o non-linearità o forza emergente o altro. Il senso non
cambia (… anche qui: complessità e non contraddizione). Ma soprattutto il senso
della Realtà e della Storia non cambia. Del resto, il tipico (e sbagliato) modo
della maggior parte delle persone di Oggi di percepire e di intendere la Storia
e le storie come un ammasso di eventi scollegati ed indipendenti tra di loro e
ancor di più il percepire e l’intendere il Passato, il Presente ed il Futuro
separati o separabili non ha nulla di scientifico pur essendo l’Oggi iper-tecnologico
ed iper-tecnologgizato. E questa sì che è una contraddizione e non è affatto
complessità. E allora: farsi carico della Complessità e delle complessità è la
strada giusta (Olismo). Evitare, aggirare, ridurre la Complessità e le
complessità è la strada sbagliata (Riduzionismo e pseudo-olismo). W Erodoto.
Anche Erodoto! Ad maiora! Luca
Fortunato
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