Post 266
Il grande De André
Ieri, nel 20° anniversario della sua morte, ho riascoltato, anche
suonandoci sopra qualche linea di basso, le sue canzoni (vere e autentiche
poesie in musica). Oggi, mi piace ricordarlo arricchendo il mio blog con un po’
del suo grande pensiero (sempre attuale, realistico, sincero, illuminante,
culturalmente immenso). Luca Fortunato (Matera)
“C’è poco merito nella
virtù e ben poca colpa nell’errore. Anche perché non sono ancora riuscito a
capire bene, malgrado i miei cinquantotto anni, cosa esattamente sia la virtù e
cosa esattamente sia l’errore, perché basta spostarci di latitudine e vediamo come
i valori diventano disvalori e viceversa. Non parliamo poi dello spostarci nel
tempo: c’erano morali, nel Medioevo, nel Rinascimento, che oggi non sono più
assolutamente riconosciute”
“L’Italia appartiene a
cento uomini, siamo sicuri che questi cento uomini appartengano all’Italia?”
“Per me, una persona
eccezionale è quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti
come pecore”
“Caro Andrea, ti sono
amico perché sei l’unico prete che non mi vuole mandare in paradiso per forza”
(riferendosi a Don Andrea Gallo)
“Aspetterò domani,
dopodomani e magari cent’anni ancora finché la signora Libertà e la signorina
Anarchia verranno considerate dalla maggioranza dei miei simili come la migliore
forma possibile di convivenza civile, non dimenticando che in Europa, ancora
verso la metà del Settecento, le istituzioni repubblicane erano considerate
utopie”
Fabrizio De André
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