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Ad maiora! Luca F.
cronache oltre il Riduzionismo ... Post 629: dal 28 Ottobre 2015 al 20 Luglio 2025.
venerdì 29 settembre 2017
Matera non è (ancora) olistica e deduttiva. Lo sarà (dal 2020 in poi)?
Post 168
Matera non è (ancora) olistica e deduttiva. Lo
sarà (dal 2020 in poi)?
Amo Matera. Una città, la mia città (dove sono nato,
cresciuto e vissuto; dove tuttora vivo e lavoro; dove vivrò e lavorerò) che,
nonostante mi faccia arrabbiare e a ragion veduta, non riesco a smettere
d’amare.
Dunque ogni mia critica è sempre stata, è e sarà sempre
costruttiva, a fin di bene. Potrei scrivere un intero libro su Matera, forse lo
farò. Ovviamente con un taglio diverso e inedito. Fino ad ora mai visto. Potrei
scrivere un post, in questo blog, di centinaia e centinaia di righe. Questo non
lo farò! Ma un piccolo post che sintetizzi il problema Matera (come molti mi hanno chiesto di fare) lo faccio. Problema Matera che, paradossalmente,
ora (nel momento della Capitale
europea della Cultura per il 2019) è ancora più evidente. Di cosa si tratta? A mio modesto parere, il
problema è, ed è sempre stato, il seguente:
Matera, per quanto riguarda la maggior parte delle sue
persone, sbaglia, ed ha sempre sbagliato, metodo. Vale a dire che usa, ed ha
sempre usato, consapevolmente o inconsapevolmente, il metodo induttivo (dal
particolare al generale; dai particolari al generale; dalle parti all’intero;
ecc.). Quando, invece, dovrebbe usare il metodo esattamente opposto, cioè il
metodo deduttivo (dal generale al particolare; dal generale ai particolari;
dall’intero alle parti; ecc.). Lo sbaglio induttivo è oggettivo in quanto
Matera ha, ed ha sempre avuto, di suo, un bellissimo quadro generale (storico, architettonico,
paesaggistico ecc.) ma che a differenza di altre città o più in generale luoghi
anch’essi dotati di un valido quadro generale esprime un quid unico al Mondo. Dal quale, quindi, occorre dedurre, saper
dedurre, cosa certamente non facile ma assolutamente necessaria (…. e non
indurre, cosa facile ma assolutamente inutile, indurre dai particolari di
Matera, per trovare il quid di Matera
…. che già c’è! E che c’è sempre stato!). Il rimedio? Esiste. Si chiama Olismo. Quel paradigma (opposto e
alternativo al paradigma del Riduzionismo) all’interno del quale il metodo deduttivo
emerge spontaneamente. L’Olismo, però, non è un piatto pronto, da acquistare e
consumare facilmente. Richiede tempo, studio, dedizione, passione, teoria,
esercizio pratico della teoria, fiducia ma soprattutto richiede voglia di
cambiare mentalità e quindi approccio tanto alle cose quotidiane quanto ai
grandi temi. Non sono possibili scorciatoie o furbizie con l’Olismo. Del resto,
l’Olismo non lo prescrive il medico, né lo impone la legge. Si è liberissimi,
dunque, di non rivolgersi ad esso. In tal caso, però, non ci si sorprenda e non
ci si lamenti del fatto che Matera, anche di fronte a grandi occasioni e nel
mezzo di grandi occasioni (meritate o immeritate che siano, questo è altro
discorso) continui ad esistere ben al di sotto delle sue reali potenzialità
e proiettando nel futuro il solito limbo.
Amo Matera. Una città, la mia città (dove sono nato,
cresciuto e vissuto; dove tuttora vivo e lavoro; dove vivrò e lavorerò) che,
nonostante mi faccia arrabbiare e a ragion veduta, non riesco a smettere
d’amare.
Luca Fortunato (cittadino materano - da sempre - e
olista - da ben 17 anni e per sempre).
giovedì 28 settembre 2017
La (vera) Scienza: umanistica (e olistica)
Post 167
La (vera) Scienza: umanistica (e olistica)
[…] Tutta la scienza ha
origine dai bisogni della vita. La scienza si divide in parti distinte secondo
le particolari professioni, attitudini e capacità dei suoi cultori, ma ognuna
di tali parti può conservare la sua piena validità solo in rapporto con il tutto,
poiché solo mediante questo legame raggiunge i suoi scopi ed evita mostruosi
sviluppi unilaterali. [….] Senza lasciarci sviare dalle nomenclature, cerchiamo
ora di analizzare il processo della ricerca. La logica non produce nuove
conoscenze. Ma allora, da dove vengono? Esse germinano sempre dall’osservazione,
che può essere “esterna”, sensoriale, oppure “interna”, e allora riguarda le
rappresentazioni. […] Il fondamento di ogni conoscenza dunque è l’intuizione, che può riferirsi sia al sentito
sensorialmente sia al rappresentato in modo puramente intuitivo, sia al
potenzialmente intuitivo, concettuale ecc. [….] Ernst Mach (fisico, neuroscienziato, filosofo)
[…] La scienza rappresenta il tentativo di far corrispondere la
varietà caotica della nostra esperienza sensibile a un sistema di pensiero
logicamente uniforme. In questo sistema le singole esperienze vanno correlate
alla struttura teorica in maniera tale che la coordinazione risultante sia
unica e convincente. Le esperienze sensoriali sono solo il dato di partenza, ma
la teoria che le interpreta è opera dell’uomo. […] Albert
Einstein (Nobel per la Fisica, 1921)
[…] Di solito lo sviluppo della scienza è visto come una
sequenza di eventi di questo tipo: dapprima si osservano nuovi fenomeni, che
vengono studiati con sistematicità; e dopo che è stata raccolta una quantità sufficiente
di materiale sperimentale, i risultati suggeriscono i concetti grazie ai quali
il materiale può essere interpretato. Alla fine, raccogliendo nuovi dati e
affinando i concetti, può essere sviluppata una teoria che fornisca un’interpretazione
soddisfacente dei fenomeni e una spiegazione di essi. Ma questa descrizione –
per quanto plausibile possa sembrare – è vera soltanto a metà. In realtà, l’attenzione
e l’intuito di coloro che cercano di interpretare i fenomeni svolgono un ruolo
importantissimo nello sviluppo, e perciò lo sfondo filosofico da cui partono –
consciamente o meno – ha un’influenza determinante sui risultati della loro
attività. [….] Werner Heisenberg (Nobel
per la Fisica, 1932)
P.S. Comprendiamo, dunque, fin troppo bene, perché la vera
Scienza in un Paese come il Nostro (patria di furbacchioni, praticoni, riduzionisti,
pseudo-olisti e umanisti solo di maniera) sia relegata ad eccezione di una
regola ben diversa (scienza ragionieristica, scienza induttiva, scienza da
impiegati, scienza burocratizzata, scienza abbandonata da dottori di ricerca ripiegati
in altro, scienza da finanziamenti, scienza istituzionalizzata, scienza che
deve anche convenire e non che deve solo funzionare, scienza che chiama pseudo-scienza
quella vera, scienza truccata – negativamente emblematico lo scandalo dei “concorsi”
all’Università di Firenze che in questi giorni riempie le cronache – scienza “ufficiale”
ecc.). E che quando occorre attingervi, alla vera e rara Scienza, sebbene non
sia cosa impossibile, è certamente cosa tremendamente difficile e complicata! Poveri
coloro che ne hanno bisogno! Ora però, torniamo su, rileggiamo i Grandi, e
viviamo bene. Ad maiora! Luca
Fortunato
lunedì 25 settembre 2017
Dalla mia Tesi di Laurea - 3
Post 166
Dalla
mia Tesi di Laurea – 3
…. continuando dai post
164 e 165: dalla mia Tesi di Laurea (sperimentale), in Agronomia Generale,
“Influenze delle acque reflue dei frantoi
oleari sulla fertilità del terreno” - Corso di Laurea quinquennale in
Scienze Agrarie (indirizzo: Produzione Vegetale; orientamento: Ecologico) –
Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Bari – Anno accademico
2003-2004:
Scopo della presente
tesi di laurea:
al fine di apportare un
ulteriore contributo alla problematica dello spandimento dei reflui oleari su
terreni agricoli, presso il Dipartimento di Produzioni Vegetali della Facoltà
di Agraria dell’Università degli Studi di Bari è stata avviata una ricerca con
lo scopo di valutare l’influenza dell’applicazione di reflui di frantoi oleari,
tal quali e trattati, sulla fertilità di due tipi di terreno.
Sono stati presi in
considerazione la produzione di biomassa della coltura di loietto (Lolium
perenne) realizzata sui terreni dopo lo spandimento dei reflui oleari e il
contenuto in sostanza organica, in azoto, in fosforo, in potassio e la reazione
degli stessi, prima e dopo lo spandimento dei reflui.
La prova è avvenuta in
lisimetri.
I risultati di tale
ricerca sono oggetto della presente tesi di laurea.
[…]
Un biennio di ricerca,
effettuata in lisimetri, sull’applicazione di reflui oleari diversi, su due
tipi di terreno, consente di formulare alcune considerazioni conclusive utili
per la gestione dello smaltimento di tali reflui.
[….]
Le principali sostanze
apportate con i reflui (sostanza organica, azoto totale, fosforo assimilabile,
potassio scambiabile ed altre sostanze come per es. i polifenoli) con la
normale gestione agronomica del terreno (irrigazione prevalentemente) e con la piovosità
verificatasi durante il periodo di osservazione, sono state rinvenute
principalmente nello strato superficiale profondo 20 cm. Nello strato più
profondo esaminato (compreso tra 60 e 80 cm di profondità) non sono state
riscontrate differenze di concentrazione apprezzabili rispetto a quelle
iniziali dei terreni.
Queste osservazioni
indicano che lo spandimento di reflui oleari, anche in quantità elevate, sulla
superficie del terreno, nelle condizioni climatiche della Puglia, difficilmente
determina inquinamenti di falda anche profonda non più di 1 metro. […]
Luca Fortunato
P.S. per il blog: felice di aver aiutato, anche in questo
modo, chi mi ha chiesto aiuto …. ed ha risolto il problema! Ho voluto offrire
anche a voi, lettori di questo blog, qualche aspetto – privacy permettendo – di
una rocambolesca ma positiva vicenda (di lavoro e di amicizia), di questi
giorni, perché valevole anche sul piano culturale generale. Avete visto, avete
notato il mio Olismo giovane? Sin da giovane? Si nasce in un modo e si vive
sempre secondo esso! Tutto sta a incontrare le persone giuste. Ed io,
nonostante abbia incontrato anche tante persone davvero negative, sono sempre stato,
alla fine dei conti, fortunato! Ad
maiora! All’uscita del 2° libro (…. che promette davvero scintille !!!!!).
Dalla mia Tesi di Laurea - 2
Post 165
Dalla mia Tesi di Laurea – 2
…. continuando dal post
164: dalla mia Tesi di Laurea (sperimentale), in Agronomia Generale, “Influenze delle acque reflue dei frantoi
oleari sulla fertilità del terreno” - Corso di Laurea quinquennale in
Scienze Agrarie (indirizzo: Produzione Vegetale; orientamento: Ecologico) –
Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Bari – Anno accademico
2003-2004:
[…]
La pratica dello
spandimento sul suolo delle acque di vegetazione era già presente all’epoca
degli antichi Romani e nel corso della storia dell’agricoltura essa è stata
sempre attuata: se ne è sempre intuito il vantaggio per la fertilità del
terreno e il vantaggio gestionale per il loro smaltimento. Pertanto, alla scienza,
alla tecnologia e alla legislazione moderna spetta il compito di capirne i
reali effetti (positivi, negativi e nulli) sul sistema del suolo e, alla luce
di tali nuove ed obiettive conoscenze, disciplinare e regolamentare tale
pratica agronomica.
[…]
Per fertilità del terreno si intende l’attitudine
di un terreno a produrre: attitudine che può essere valutata considerando la
produzione delle colture e lo stato di salute delle piante; attitudine che è
legata alla presenza e disponibilità di elementi nutritivi (fertilità chimica),
alle caratteristiche fisiche del terreno (fertilità fisica), alla presenza di
microflora e microfauna e al loro equilibrio (fertilità biologica).
Oggi il concetto di
fertilità viene considerato all’interno di un più ampio e generale concetto di
qualità del suolo che comprende anche considerazioni di tipo ecologico: si
guarda così, ad esempio, al movimento lungo il profilo del terreno delle acque
di vegetazione per valutare l’eventuale rischio di inquinamento delle acque di falda.
Le influenze delle
acque di vegetazione sulla fertilità del terreno possono essere positive
(miglioramento delle proprietà fisiche, aumento del contenuto di elementi
nutritivi ecc.), negative (presenza di composti fitotossici, eccessiva salinità
ecc.) o nulle (nessuna variazione dei parametri originari, variazioni non
statisticamente significative, rapido ritorno dei valori a quelli originari
ecc.).
E’ da sottolineare che
anche le influenze nulle sono alquanto interessanti: il significato, infatti, è
che lo spandimento quantomeno non inquina, non provoca alterazioni e squilibri,
e, quindi, che tale pratica rappresenta un modo di smaltire le acque di
vegetazione ecologicamente compatibile.
Del resto anche l’influenza
“negativa” può tornare utile: l’acidificazione, ad esempio, concorre ad
abbassare il pH in un terreno a reazione alcalina.
[…]
[…[ In termini
qualitativi, nell’olio di oliva non risultano esserci modificazioni
significative per quel che riguarda la composizione acidica percentuale ed il
tenore di acido oleico. Alcun fenomeno fitotossico è stato mai registrato così
come non si sono mai avute influenze negative sulle diverse fasi fenologiche
delle piante. Sembra, quindi, che la pratica dello spandimento negli oliveti
sia attuabile con un carta tranquillità e con vantaggi produttivi. [….]
[…] Prove sul vitigno
Trebbiano hanno mostrato che lo spandimento di acque di vegetazione ha
determinato incrementi produttivi del 25% rispetto alle colture senza reflui,
con pesi medi del grappolo superiori del 30%. Nessun effetto fitotossico è
stato segnalato neppure con alte dosi di acque di vegetazione. [….]
[….] per il frumento
duro ci sono influenze nulle o negative che meritano ulteriori chiarimenti. [….]
[….] sul mais le influenze
dello spandimento di acque di vegetazione sembra avere influenze nulle o
positive [….]
[….] Patata: le
influenze negative su questa coltura sono ben chiare. [….]
[….] Pomodoro: questa
coltura sembra non risentire, sia da un punto di vista produttivo, sia da un
punto di vista sanitario, dell’apporto di acque di vegetazione. [….]
[...]
[...]
L’approfondimento delle
acque di vegetazione lungo il profilo del terreno è, in genere, limitato allo
strato arabile, con rischio nullo o modesto per l’inquinamento delle acque di
falda [….] Tuttavia, essendo il rischio di inquinamento delle acque di falda un
aspetto ecologico di notevole rilievo, sono da tener presente, caso per caso,
le particolari situazioni pedologiche ed agronomiche nelle quali si opera. [….]
[…]
In definitiva i reflui
oleari possono considerarsi una risorsa anziché un rifiuto purché si abbia cura
nella loro gestione.
Luca Fortunato
Dalla mia Tesi di Laurea - 1
Post 164
Dalla mia Tesi di Laurea – 1
Dalla mia Tesi di Laurea (sperimentale), in Agronomia
Generale, “Influenze delle acque reflue
dei frantoi oleari sulla fertilità del terreno” - Corso di Laurea
quinquennale in Scienze Agrarie (indirizzo: Produzione Vegetale; orientamento:
Ecologico) – Facoltà di Agraria – Università degli Studi di Bari – Anno
accademico 2003-2004:
Le attività umane
urbane, agricole, agro-industriali e industriali, producono sempre più, e in
modo sempre più differenziato, enormi quantità di rifiuti: rifiuti solidi e
liquidi urbani, liquami, fanghi, sottoprodotti, reflui e scarti derivanti dalla
produzione e trasformazione degli alimenti, rifiuti industriali ecc.
Di conseguenza, i
problemi di natura ambientale, ecologica, gestionale, energetica ed economica
sono sempre maggiori e sempre più complessi. Per la tutela dell’ambiente e
della salute occorre, da un lato, evitare di disperdere (in modo disordinato ed
indisciplinato) tutti questi materiali, dall’altro recuperare, almeno in parte,
l’energia in essi contenuta e sostanze ed elementi ancora utilizzabili per
diversi scopi e processi produttivi. Si tratta, quindi, di trovare modalità di
smaltimento e di riciclaggio sempre più adeguate e razionali.
La filosofia: è meglio
recuperare che distruggere; è meglio considerare tutti questi materiali non
come rifiuti ma come risorse si addice particolarmente all’ecosistema agricolo
industrializzato, quindi alla moderna agricoltura intensiva. Si tratta infatti
di un sistema produttivo con elevati input chimi ed energetici che possono
creare inquinamenti, un sistema il cui ciclo è “aperto”, ad elevato impatto
ambientale, e quindi sempre meno sostenibile, nonché un sistema responsabile
del progressivo impoverimento del contenuto di sostanza organica nei suoli.
Pertanto, il ritorno
nei suoli di parte della sostanza organica asportata e di altri elementi
nutritivi, mediante il riutilizzo di alcuni scarti del processo produttivo, renderebbe
il ciclo quasi “chiuso” con vantaggi per l’equilibrio dell’ecosistema e la
fertilità del terreno e vantaggi sotto il profilo energetico ed economico.
Del resto, la moderna
agricoltura deve, oltre che produrre, contribuire a disinquinare l’ambiente,
disinquinandolo dalle sue stesse attività e da quelle di altri settori
produttivi.
In tutto questo quadro
generale, i sottoprodotti dei frantoi oleari (acque di vegetazione e sansa)
meritano un posto particolare in quanto essi non presentano rischi e pericoli
che caratterizzano, invece, altri materiali che possono contenere metalli
pesanti, microorganismi patogeni, fitofarmaci ecc. Tuttavia alcuni costituenti
delle acque di vegetazione e della sansa possono essere, potenzialmente, fonte
di inquinamento e, quindi, meritano, attente valutazioni.
La Ricerca scientifica,
in particolare quella agronomica, può e deve contribuire alla soluzione di
questi problemi.
Luca Fortunato